martedì 8 gennaio 2008

I ragazzi della Comunità Frontiera raccolgono l'appello del Vescovo Pennisi contro la mafia.

“La mafia è una tomba, la mafia uccide”. Si conclude così la lettera che i giovani della Comunità Frontiera hanno scritto al vescovo Michele Pennisi che nei giorni scorsi è stato protagonista di un forte grido d’allarme contro il fenomeno mafioso. I ragazzi della comunità dopo aver ringraziato Pennisi per “il richiamo alla conversione, e l’invito ad essere continuatori della lotta alla magia, non solo a parole, ma con i fatti della vita” hanno scritto: “Conosciamo tutti come la mafia sia nell’economia, come intacchi il bene comune sociale politico-amministrativo e come sia capace di presentarsi con il “volto di agnello ma dentro sono lupi rapaci”. Conosciamo – continuano i ragazzi della comunità - i meccanismi non solo di clientelismo, ma anche di scambi di voti, di creazione ad hoc di associazioni, cooperative ed altre forme di pseudo-imprenditoria che nascondono i soliti volti, i soliti intrecci, il solito stile e che invece di creare società civile, sperperano denaro pubblico e creano sempre più poveri, sempre più schiavi e sudditi, sempre più diseducazione nei giovani e sfiducia nello Stato. Ed il risultato, per loro, è ottenuto. Tutto ciò affossa l’entusiasmo, fiacca la genialità dei giovani di questa terra, fa arrendere anche i più temerari: ma noi abbiamo Gesù, nostra forza! E con Lui faremo cose grandi!”. Poi i ragazzi nella lettera al Vescovo prendono il loro personale impegno: “Anche quando la mafia tornerà a bussare alla nostra porta offrendoci favori, ripeteremo il nostro no! Anche quando lo stile mafioso continuerà ad ostacolarci e contrastarci, noi ripeteremo il nostro Si a Gesù, il quale ci chiede di essere “sale della terra e luce del mondo”! Anche attorno a noi lo stile mafioso è chiaro: non si distinguono bene le persone che lo incarnano, perché il camaleontismo è una tattica, ma le conseguenze sono sotto gli occhi di tutti: povertà, alcool, droga, micro e macro criminalità, pizzo, incapacità o impossibilità produttiva del territorio, balletti della politica con rimpasti frequenti che rendono impossibile programmare azioni significative sul territorio, rapporto con le istituzioni fondato su parentele e conoscenze, ed altro. Noi – concludono i ragazzi - portiamo lo stile cristiano della vita, capace di annunciare e denunciare, senza voler fare guerre sante o ideologiche, ma solo perché vogliamo vivere il Vangelo, Buona novella per tutti e testimoniare Gesù Salvatore del mondo, Colui che ci salva dalla schiavitù del peccato e della morte e che ci invita ad essere risorti con lui, nei pensieri, nei sentimenti, nelle opere”.
Agostino Sella