
Piazza Armerina. “Sono molto  soddisfatto del restauro. Stupiremo il mondo intero. Potremmo anche venderla a  Berlusconi, fare dei gran pranzi. Dobbiamo riabitarla in senso letterale.  Potrebbe essere non solo un museo, ma un luogo da godere in cui realizzare  incontri celebrativi importanti”. Vittorio Sgarbi – tra il serio ed  il faceto – commenta così il restauro della Villa Romana del Casale. Ieri,  l’alto commissario della sito patrimonio dell’umanità, insieme al direttore dei  lavori Guido  Meli ha fatto il resoconto sullo stato dei lavori. E’ sempre il  solito Vittorio  Sgarbi che parla con perizia. “Il restauro non poteva essere  realizzato con maggiore avvedutezza – dice il sindaco di Salemi – adesso occorre  pensare alla manutenzione per evitare tra vent’anni di tornare a restaurare.  Qualunque casa ha una cameriera, qualunque giardino un giardiniere. Una villa  come questa ha bisogno di 3 o 4 persone che vi abitino costantemente con il  compito di tenerla pulita. Ne parlerò ad Antinoro”. La tecnica di restauro  seguita dall’architetto Guido  Meli è stata quella dell’integrazione. Le parti di restauro  perdute sono state ricomposte con nuove tessere neutre successivamente colorate.  Si chiama tecnica della “riconfigurazione cromatica”. Insomma, chi ha l’occhio  esperto si accorge del restauro. Il turista meno navigato vedrà invece le figure  come erano nello stato originario. “Non si tratta di un falso – dice Sgarbi –  c’è stata una ricomposizione formale ma non sostanziale. I materiali utilizzati  sono diversi da quelli originali. Non si vedranno più le “toppe” di una volta  nelle parti danneggiata. Una cosa che all’inizio del restauro non avrei osato  chiedere”. Una tecnica simile a quella adottata per la Cappella Sistina.  Durante la visita di Sgarbi, la squadra dei restauratori,  coordinati da Lorella Pellegrino, era al gran completo ed in stato d’ansia.  Un’ansia trasformatasi in gioia dopo i giudizi critico. Guido Meli spiega che il  restauro non è ancora completato. “Manca solo il trattamento finale che chiude  le microfessure e rinvigorisce il colore. Si tratta di passare sulle tessere già  restaurate uno strato di “ossalato di ammonio”, un prodotto innovativo già  testato dal CNR”. Adesso la Villa, per la prima volta nella sua storia chiude il  3 novembre. “Tutti i turisti si possono preparare. Riapriremo comunque il 2  marzo del 2009 e sarà uno spettacolo”, dice Meli. In effetti i mosaici  restaurati sono uno splendore. Le nuove copertura sono già quasi pronte. Si  stanno realizzando in un cantiere vicino Canicatti. Sono di legno. Verranno  montate quando la villa chiuderà. “Dovremmo smontare con molta accuratezza  l’attuale copertura del Minissi – conclude Meli – e poi montare quella nuova”.  Insomma il 2 marzo del 2009 sarà un grande giorno. La Villa Romana tornerà splendente  come ai tempi dei Romani. Ad aprirla però non ci sarà l’imperatore del tempo,  Massimiano Erculeo ma – a sentire Sgarbi - quello di oggi, Silvio  Berlusconi.
 Agostino  Sella