giovedì 3 dicembre 2009

Da Mario Conti sulla lettera di Celli al figlio

Ho letto la lettera al figlio di Celli che hai pubblicato e devo dire con amarezza che le parole che ha scritto sn quelle che risuonano nella mia testa da un pò di tempo e che ho sempre cercato di ignorare invano. Ti invio il testo di quella che secondo me è la canzone in assoluto più attuale dato il momento politico-sociale di questo nostro paese.

Povera patria! Schiacciata dagli abusi del potere di gente infame, che non sa cos'è il pudore, si credono potenti e gli va bene quello che fanno; e tutto gli appartiene.
Tra i governanti, quanti perfetti e inutili buffoni!
Questo paese è devastato dal dolore...
ma non vi danno un po' di dispiacere
quei corpi in terra senza più calore?
Non cambierà, non cambierà
no cambierà, forse cambierà.
Ma come scusare le iene negli stadi e quelle dei giornali?
Nel fango affonda lo stivale dei maiali.
Me ne vergogno un poco, e mi fa male
vedere un uomo come un animale.
Non cambierà, non cambierà
si che cambierà, vedrai che cambierà.
Voglio sperare che il mondo torni a quote più normali che possa contemplare il cielo e i fiori, che non si parli più di dittature se avremo ancora un po' da vivere...
La primavera intanto tarda ad arrivare
Franco Battiato