lunedì 15 febbraio 2010

Angela L'Episcopo su Ionica.

Caro Agostino,
ho letto solo adesso i commenti al mio ricordo di Ionica.
Ho provato a inviare una risposta al blog, ma è un tantino complicato registrarsi.
Poi non ho testa ora.
Ma ti prego di pubblicare il mio disappunto per ciò che ha scritto l'anonimo che per primo ha commentato.
Come tu e quanti dotati di un cervello e di un cuore hanno potuto constatare, non ho espresso giudizi sull'omicida-suicida, sono certa che a suo modo amava la propria vittima, di un amore folle e malato.
Ma non permetto a nessuno di esprimere giudizi su chi non conosceva, e di cui ha letto, a suo dire "sul blog" (!!!).
Uccide più la lingua di una lama e tu, caro Anonimo, come tanti altri, ai quali era rivolta la mia accusa, hai ammazzato una seconda volta Ionica, con un'arma più affilata di una lama: la calunnia.
Credo che dovresti scusarti, con Ionica e con sua figlia, l'essere che questa donna più amava al mondo.
Io la conoscevo, Ionica, e so che per dare alla figlia un futuro si facevo "il mazzo", non come pensi tu, ma lavorando la terra, allevando pecore, e ultimamente accudendo persone anziane, che l'adoravano come una figlia.
Tutte cose che tanti uomini neanche immaginano di riuscire a fare.
C'è una cosa che invece riesce benissimo a tanti, uomini o donne non importa, sin dalla notte dei tempi, il mestiere più antico del mondo direi: aprire la bocca e sputare fango, dove cade non importa, purché lordi.
Penso che dovresti chiedere scusa anche all'omicida-suicida, che sono certa non ti permetterebbe di parlare così in sua presenza della donna che, a suo modo, penso amasse.
P.S. A proposito, il caffè con Ionica non l'ho preso mai, perché era troppo impegnata con il lavoro e non sopportava gli sguardi privi di qualsiasi barlume di rispetto di molti "maschi" che stazionano davanti ai bar.