martedì 4 dicembre 2012

Piazza e la sua crisi di identità, una città senza una comunità.

di MARIO NOTO 

Piazza Armerina. Una città bellissima, piena di arte di storia e cultura, mettiamoci anche tradizione. In effetti questo slogan lanciato dall'Amministrazione è azzeccato. La città merita tanto per il suo patrimonio storico culturale, per la sua meravigliosa Villa Romana, ma signori miei il punto non è questo. La gente di piazza vive in un continuo lamentarsi, vive in una crisi d'identità sostante,in un continuo pessimismo cronico senza fare nulla per rimediare, sbarcano il lunario giorno per giorno. Da qui la citazione di Città Invisibile. Una città piena di persone, ma con nessuna collettività e nessun ideale.E' la conseguenza del limbo esistenziale, del non luogo, dell'invidia che si ha verso chi sta meglio di te, dell'ipocrisia, della menzogna al fine di danneggiarti. Facciamoci tutti un esame sulla coscienza e vediamo se non è così. A questo punto nascono gli indignati. Brutto termine quello dell'indignato. Forse sarebbe meglio dire essere un piccolo borghese pieno di pregiudizi con una maschera perenne in faccia, vedendo solamente quello che si vuole vedere e mettendo da parte quello che non si vuole vedere, ma definirsi un piccolo borghese è un po brutto come termine di autoclassificazione, forse meglio definirsi un indignato. Allora ecco la dimostrazione di dozzine di commenti in questo blog, quasi 60 su facebook, in particolare di un utente che ha anche postato 2 volte in questo blog (il caso dell'indignato per eccellenza). Probabilmente ha una maschera molto solida in faccia oppure...... non aggiungo altro. 

Ho letto anche commenti positivi, di persone che scrivendomi o vedendomi fuori mi hanno stretto la mano dicendomi di andare avanti per la mia strada, fregandomene delle critiche di questa gente.(piazzesi contro piazzesi, una guerra che non porta a nessuna collettività. Sicuramente è quello che ho sempre fatto e che farò. 

Signori miei. Secondo una mia personale analisi (può darsi che mi sbagli), usciamo un po dall'involucro in cui siamo coperti e togliamoci la maschera che si ha in faccia.Molti si sono cullati dal fatto che viviamo in una bella città. Ma la bella città non la fanno i monumenti o le opere d'arte, ma le persone, la caduta di pregiudizi, i tabù svelati, la condivisione di idee e mille altre cose. Ancora c'è moltissimo da lavorare. Diciamo che il cantiere deve essere ancora aperto. 

Mario Noto