Da il fatto quotidiano del 21 gennaio 2014
Spesi 165 milioni di euro nel 2013 dall'Assemblea Regionale Siciliana. Contro i 68 milioni di Regione Lombardia, che ha quasi il doppio degli abitanti dell'isola. Il Piemonte si ferma a quota 62 e la Campania, che ha contenuto le uscite, è a quota 66 milioni. Ecco la lista di tutte le spese: dalle tende alla manutenzione di Palazzo Normanni, dal costo dei dipendenti in servizio a quelli in pensione. E poi le spese di rappresentanza: ogni onorevole si fa rimborsare 27 caffè al giorno
È il parlamento più
antico del mondo, convocato per la prima volta da re Ruggero I addirittura
nel 1097. Il 10 maggio del 1947 fu anche il primo parlamento a riunirsi
nell’Italia repubblicana. Oggi, dieci secoli dopo la prima convocazione,
ambisce anche a un altro primato: quello di parlamento regionale più
costoso d’Europa. E forse anche del mondo intero. È l’Assemblea
Regionale Siciliana, il più speciale dei consigli regionali italiani e non
solo perché i suoi componenti sono gli unici, fuori da Montecitorio e Palazzo
Madama, a potersi fregiare del titolo di onorevoli. A Palazzo dei
Normanni, tra le scalinate percorse nei secoli da Angioini e Borbone, di
onorevole c’è anche la lista della spesa.
Se il Parlamento italiano è il più costoso
d’Europa, quello siciliano infatti è il parlamento regionale che costa di più
non solo in Italia, ma anche nel resto del continente. Le cifre parlano da
sole: nel 2013 l’Ars è costata quasi 165 milioni di euro. A poco è
servita la spending review da una decina di milioni operata
dal nuovo presidente Giovanni Ardizzone (nella foto):
nell’ultimo bilancio varato da Palazzo dei Normanni si sottolinea che, rispetto
al 2012, l’Ars ha fatto risparmiare 11.135.656 euro, per una spesa corrente di
164.077.563. Un piccolo taglio su una cifra che rimane comunque spropositata e
fuori mercato, se si pensa agli appena 68 milioni di euro spesi
dallaRegione Lombardia, che ha quasi il doppio degli abitanti
dell’isola, al Piemonte, che si ferma a quota 62 milioni, e alla Campania che
ha contenuto le uscite a quota 66 milioni.
In realtà la situazione è molto peggiore
di come appare: fatti due conti, si scopre infatti che il parlamento siciliano
costa ad ogni cittadino più del Senato e della Camera
dei Deputati, che pure non brillano certo per sobrietà. Montecitorio e
Palazzo Madama, infatti, costano ad ognuno di noi 27 euro e 15 centesimi (più
di quanto costano insieme i parlamenti di Francia, Germania, Spagna e
Inghilterra ai rispettivi cittadini), mentre ogni siciliano spende ben 33
euro all’anno per mantenere in funzione Palazzo dei Normanni, che
quindi ha un costo pro capite superiore del 25 per cento rispetto al Parlamento
nazionale. Gran parte delle spese dell’Ars sono dovute alle indennità
dei novanta deputati che costano 20.425.000 euro all’anno. Dal 2017,
ovvero dalla prossima legislatura, gli onorevoli rimarranno soltanto in
settanta, nel frattempo però l’Ars continuerà a spendere altri venti milioni
all’anno per previdenza e vitalizi degli ex onorevoli.
Esorbitante il costo dei dipendenti di
Palazzo dei Normanni: 37.895.000 euro per quelli in servizio, più 45.580.000
euro per quelli in pensione. Sette milioni e duecentomila euro sono invece
serviti nel 2013 per far funzionare i gruppi parlamentari, cifra ridotta
rispetto al passato, dopo che
l’inchiesta della procura di Palermo ha squarciato il velo sulle spese pazze e
fuori controllorimborsate agli onorevoli della scorsa
legislatura. Oltre ai fondi per i gruppi, però, Palazzo dei Normanni spende
anche tre milioni e settecentomila euro per imprecisate “collaborazioni
esterneper il Consiglio di Presidenza e per le Commissioni parlamentari”.
Dispendiosa anche l’attività istituzionale: 600 mila euro ai quali ne vanno
aggiunti altri 150 mila per la celebrazione della prima seduta dell’Ars, più
l’acquisto di generiche “pubblicazioni di carattere storico-politico- sociale”. Libri,
pubblicazioni e giornali sono un vero pallino per gli onorevoli
siciliani che solo di abbonamento alle agenzie di stampa spendono 585mila euro
all’anno, mentre 120mila euro servono per abbonarsi a quotidiani e riviste.
Abbonamenti multipli dato che altri 52 mila euro all’anno per i giornali sono
inseriti anche nei 220 mila euro previsti per il funzionamento della biblioteca,
dove la rilegatura dei quotidiani costa 65 mila euro, mentre la promozione
culturale pesa sulle casse di Palazzo dei Normanni per 80 mila euro ogni anno.
“Questo diventerà un palazzo di vetro”
disse Ardizzone insediandosi sulla poltrona più alta dell’Ars. Ma promuovere
ciò che avviene dentro il palazzo di vetro vuol dire mettere mano al
portafogli, dato che a bilancio ci sono 220 mila euro per “studi, ricerche,
documentazione e informazione dell’Amministrazione” e 70 mila euro per la
stampa degli atti parlamentari. Ben 1.295.000 euro occorrono invece per la
duplicazione dei documenti: logico dunque che a bilancio siano messi anche 130
mila euro per l’acquisto di carta, 30 mila di spese postali, mentre 480
mila euro vengono girati alla Fondazione Federico II, che ha come
scopo “la diffusione dell’attività istituzionale e la promozione dei beni
monumentali”. Sfogliando il bilancio del parlamento siciliano sembra quasi di
tornare indietro nel tempo, alla scintillante corte di Federico II, il sovrano
che amava a tal punto vivere nello sfarzo, che arrivò a meritarsi l’appellativo
di Stupor Mundi. Un millennio dopo, a Palazzo dei Normanni, i tempi non sembrano
essere granché cambiati. Non si spiegano altrimenti i 590.000 euro
spesi per l’acquisto di arredi e opere d’arte, o i 50 mila euro
investiti nella confezione dei tendaggi. E che dire dei 50 mila
euro messi a bilancio alla voce “facchinaggio”? Senza considerare che
solo per il noleggio di automobili l’Ars ha speso 320 mila
euro, mentre un nuovo bando per l’affitto di sette nuove fuoriserie è finito
nei giorni scorsi nel mirino del Movimento Cinque Stelle. La voce
più costosa del bilancio di Palazzo dei Normanni però è costituita dal palazzo
stesso, che deve le sue origini agli arabi, autori della prima costruzione nel
ontano IX secolo dopo Cristo. Sarà per questo che oggi Palazzo dei Normanni ha
bisogno dicontinui lavori: solo nel 2013 la manutenzione
ordinaria è costata due milioni di euro. Enorme invece il costo della
manutenzione straordinaria: quasi sei milioni di euro, con 250 mila euro
prosciugati dal riadattamento del giardino interno. È un capitolo a parte
invece il costo del caffè: nel 2013 sono stati destinati alla caffetteria
ben 800mila euro. Considerato il costo medio di un espresso (90 cent),
diviso per il numero dei deputati (90) e per i giorni dell’anno (365) si arriva
alla conclusione che ogni parlamentare regionale siciliano beve tra i 27 e 28
caffè al giorno, tutti i giorni, inclusi i festivi. Numeri che fanno di Palazzo
dei Normanni non solo il Parlamento più antico e costoso d’Europa, ma
probabilmente anche il più vigile e insonne.
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@pipitone87