Piazza Armerina. Si è svolto nel salone della Caritas diocesana il secondo incontro di formazione con
tutti i referenti delle Caritas
parrocchiali. L’incontro è stato presieduto dal nostro Vescovo Mons. Rosario
Gisana, che ha sviluppato la tematica: “Conoscere ed abitare le periferie
esistenziali”, in continuità con la tematica del primo incontro: “Il Vangelo
della carità nelle periferie”. L’incontro è iniziato con un’introduzione al
tema del Condirettore Irene Scordi, la quale ha sottolineato che stiamo
sviluppando le “cinque vie” (uscire, annunciare, abitare,educare e trasfigurare), che ci porteranno alla celebrazione del
quinto Convegno Ecclesiale di Firenze dal titolo “ In Gesù Cristo un nuovo
umanesimo”. Dopo i saluti iniziali e il momento di preghiera, Mons. Gisana ha
sviluppato la sua riflessione in tre nodi
partendo dal fondamento biblico e analizzando due punti della traccia del Convegno.
Nella
prima parte, analizzando la pericope di Marco 7,24-31, sua Eccellenza, ha evidenziato come il “conoscere e
l’abitare” possono essere letti in sinonimia, basti pensare alla chiamata dei
primi discepoli che chiedono a Gesù: “Maestro
dove abiti?” ed Egli risponde: “Venite
e vedrete” (Gv 1,38-39 ); questo
implica un entrare in relazione e un andare verso l’altro, abitando le loro
periferie. Quest’accezione - ci ha ricordato il Vescovo - non è così
semplice, essa può essere paragonata a una “fisarmonica” che allargandosi porta
l’interlocutore a uscire, ad andare verso chi gli sta davanti e stringendosi
“porta” la periferia al centro. Il Vescovo, ci ha esortato a “essere periferia e centro, perché chi compie
l’atto della carità deve far sì che la periferia diventi centro, guardando gli altri come lì guarda Gesù:
senza pregiudizio”; come viene evidenziato nel brano evangelico, Gesù non
fa preferenza di persona, infatti Egli coglie la grandezza della fede di questa
donna pagana, dimostrando che in lui non esistono periferie, ma esiste solo il
centro.
Nella
seconda parte, mons. Gisana ha sottolineato che il centro dell’esistenza
cristiana è questo “andare verso”, è avere la percezione dei bisogni dell’altro
e abitarli, proprio come ci suggerisce la traccia, e ciò porta a far sì che le
distanze si accorcino, e lo sguardo si allunghi, come nelle parabola del Padre
Misericordioso (Lc 15,1-3.11-32) che vede
lontano. Da qui l’esortazione del nostro Pastore, che ci ha invitato “a non essere ripiegati su noi stessi, ma ad acquisire uno stile di vita che porta a
compromettersi, a sporcarsi le mani, solo quando c’è tutto questo possiamo dire
che conosciamo”.
Nel
terzo punto il Vescovo ha sottolineato l’importanza della ricerca della volontà
di Dio: “Mio cibo è fare la volontà del Padre” (Gv 4,34), questo deve essere
alla base di ogni comunità cristiana, ricordandoci che essa è una volontà che
risana, guarisce, proprio come è avvenuto nei diversi incontri che Gesù ha
avuto nel Vangelo. Mons. Gisana, inoltre, ci ha ricordato che la carità e la
preghiera sono due facce della stessa medaglia, perché non si “acquista” uno
stile caritativo, facendo solo parte di un’associazione, di un gruppo, di un
movimento, ma lo si acquista solo coinvolgendosi con la storia dell’altro,
tanto da diventare il mio stesso vissuto, ossia l’agape. Il Vescovo ha spiegato cosa significa questo termine: agape, dicendo che altro non è che
un ritirarsi per fare spazio all’altro, tanto che siamo chiamati a riempire le
povertà delle persone con la nostra vicinanza; evitando il rischio di ostentare la carità, poiché
essa va fatta nel segreto come ci ricorda il Vangelo: “quando tu fai l'elemosina, non sappia la tua sinistra ciò che fa la tua
destra” (Mt 6,1-4). Infine il Vescovo, ci ha esortato a evitare questo
pericolo di “vivere di illusione” che il più delle volte si tramutano in
“delusioni”, il rischio può essere superato ricercando sempre la volontà di
Dio, che ci permette di ritornare nella nostra vita, di abitarla e di
diventarne protagonisti, solo così le periferie possano diventare centro delle
nostre vite, nella misura in cui le abitiamo.
L’intervento del Vescovo
è stato molto corposo, ci ha interpellato in prima persona, lasciando spazio
alla riflessione che deve diventare azione, per dirla con don Tonino Bello
dobbiamo diventare delle persone “contempl-attive”.