si tratti di piccole terme che, probabilmente, venivano usate dai coloni ed dalle persone più semplici e povere che abitavano la villa Romana nel IV secolo. Ma si tratta di ipotesi devono essere verificare con degli studi più approfonditi”. La scoperta di questa nuova parte del complesso è avvenuta durante gli scavi didattici che sta portando avanti l’università romana de La Sapienza in collaborazione con il comune di Piazza Armerina nel sito medievale che sorge a 150 metri dalla villa romana. Come spesso succede a chi cerca di scoprire nuovi tesori, si scava per trovare una cosa e se ne trova un’altra. Infatti, il nuovo edificio termale è adiacente all’area in cui sorgeva il primo insediamento della città di Piazza Armerina, detta “Plutia”, distrutta nel 1161 dal normanno Guglielmo il Malo. Dice il sindaco della città dei Mosaici Carmelo Nigrelli. “La partnership con la Sapienza va avanti da tempo e sta portando frutti. Le ultime scoperte del professor Pensabene sono importantissime. Peraltro sono particolarmente soddisfatto perchè i professori che stanno conducendo lo scavo insieme ad altri della facoltà romana saranno anche insegnanti nel corso universitario di archeologia che si aprirà ad ottobre a Piazza Armerina”. Maria Costanza Lentini è invece la direttrice del museo archeologico della Villa Romana del Casale.
Lei, che è una archeologa, organizza e dirige il personale del sito. “Si sapeva che la villa non era stata del tutto scoperta. Adesso, però, abbiamo la certezza che ci sono degli altri insediamenti tardo antichi che occorre intercettare. Per questo i ritrovamenti di questi giorni allargano le conoscenze sulla villa e sul territorio circostante. Adesso gli scavi però sono finiti e cominceranno il prossimo anno”. Gli scavi, infatti, sono di carattere didattico. A parteciparvi sotto la supervisione degli esperti de La Sapienza fino ad oggi sono stati ragazzi provenienti da tutte le parti del mondo. “Ci sono stati spagnoli e mediorientali – dice il sindaco – e noi gli abbiamo fornito supporto logistico”. Poi Pensabene torna sul problema del finanziamento delle operazioni di scavo. “Il nostro, essendo uno scavo didattico, ha i suoi tempi. Ci vorrebbe un finanziamento pubblico. C’è un’ampia parte che potrebbe riservarci delle belle sorprese tra la città medievale e la villa”. Si tratta di un pezzo di terreno di circa 150 metri tra il sito medievale e la villa. Intanto procedono i lavori di restauro e di rifacimento della copertura. Un cantiere di circa 15 milioni di euro, il più grande cantiere di restauro del Mediterraneo. “Siamo quasi a metà dell’opera – dice Guido Meli – direttore dei lavori - tra breve verranno montate le coperture che sono già quasi pronte in un cantiere di Favara”. Se tutto andrà secondo i programmi, nella prossima primavera la nuova coperta dovrebbe essere per metà completata, pronto per essere visitata dai turisti. Sarebbe una grossa boccata di ossigeno per gli operatori turistici.la foto panoramica è stata concessa da Matthieu Lombardia