Carissimi confratelli nel sacerdozio ministeriale , diaconi, membri degli istituti di vita consacrata,  seminaristi ,cresimandi e fedeli provenienti dai vari paesi della nostra Diocesi, Vi saluto con tanto affetto e gioia.
1.La festa 
Siamo chiamati a vivere questa celebrazione nel segno della gioia e della festa: festa della Chiesa locale che si trova riunita attorno a Cristo,  festa dei consacrati col crisma che  nei sacramenti del battesimo , della confermazione e hanno ricevuto il dono dello Spirito Santo, festa del sacerdozio comune dei fedeli; festa del ministero ordinato e della  nostra fraternità sacerdotale a cui devono sentirsi partecipi anche i nostri confratelli malati impediti di partecipare a questa celebrazione.
Questo è un
momento di festa per la nostra Chiesa
che vede riunito in questa cattedrale il popolo santo di Dio con il presbiterio
diocesano attorno al Vescovo per la
consacrazione degli olii santi, che poi saranno portati nelle vostre
parrocchie per preparare i catecumeni al battesimo , consolare gli infermi ,
ungere  con il sacro crisma la fronte
dei  battezzati e dei cresimati e le mani
dei diaconi Salvatore Rindone e Giuseppe Rugolo entrambi di Enna, che
saranno ordinati presbiteri il prossimo 
13 aprile , assieme a Filippo
Celona di Gela, Salvatore Cumia
di Barrafranca, e frà Dimbw Ngand
Stephane, originario della Repubblica Democratica del Congo, della Congregazione
del Figlio di Dio, che saranno ordinati diaconi.
Oggi i seminaristi
Rocchelio Giuliana di Butera e Pietro Leonardo Lo Vecchio di Enna, che  hanno iniziato il cammino della formazione
nel nostro Seminario diocesano , rispondendo 
liberamente e generosamente alla 
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chiamata del Signore da cui si sono sentiti amati con affetto di predilezione, aspirano a consolidarsi nella sequela di Gesù Cristo attraverso una vita comunitaria intessuta di preghiera, di studio e di apostolato per dedicarsi al servizio di Dio e del suo popolo santo. La loro vocazione a partecipare al sacerdozio ministeriale di Cristo oggi, dopo un periodo di discernimento, viene riconosciuta come autentica dalla Chiesa.
chiamata del Signore da cui si sono sentiti amati con affetto di predilezione, aspirano a consolidarsi nella sequela di Gesù Cristo attraverso una vita comunitaria intessuta di preghiera, di studio e di apostolato per dedicarsi al servizio di Dio e del suo popolo santo. La loro vocazione a partecipare al sacerdozio ministeriale di Cristo oggi, dopo un periodo di discernimento, viene riconosciuta come autentica dalla Chiesa.
2.La Chiesa locale e universale
La nostra
chiesa pellegrina in Piazza Armerina oggi 
è unita attorno  al Vescovo, visibile principio fondativo della Chiesa locale e
della sua unità in comunione col presbiterio e tutto il popolo santo di Dio e
nella sua partecipazione al collegio episcopale col successore di Pietro  e vescovo di Roma Papa Francesco  chiamato a
“presiedere alla carità” di tutte le Chiese sparse sulla terra e di essere il
segno dell’unità visibile di tutta la Chiesa “una santa, cattolica,
apostolica”.
 Nella           nostra comunità eucaristica  c’è la mutua presenza di tutte le Chiese in
Cristo nello Spirito Santo e la mutua 
immanenza della Chiesa locale e della Chiesa universale.
Oggi in questa  Chiesa
Cattedrale con questa assemblea singolare realizziamo la principale manifestazione della Chiesa  : tutti insieme formiamo il popolo di Dio,
sacerdotale e regale, santificato dai sacramenti e inviato a diffondere nel
mondo il buon profumo di Cristo Salvatore (cfr 2Cor 2,14-1).
3.Benedizione degli oli e l’unzione
La comunione che nasce dall’Eucaristia è il  buon profumo di Cristo e l’olio di letizia
che dissipa la mestizia dal nostro cuore e dal cuore dei nostri contemporanei. 
Nel corso di questo solenne rito, vengono benedetti gli Olii  dei catecumeni, degli infermi e l'olio
profumato del Sacro Crisma , che recheranno il balsamo della grazia divina al
popolo cristiano. L'olio e il profumo sono degli elementi che ricorrono spesso
nella Bibbia, e sono spesso legati alla lode
e alla gioia.
Oggi per confezionare il S. Crisma mescoleremo
all’olio l’essenza di Cassia,
estratto di cortecce proveniente dalla valle del Giordano dove sorge il monte
Nebo, luogo dove Mosè vide la terra che Dio aveva destinato al popolo eletto.
Il Cantico dei Cantici definisce la cassia insieme al cinnamomo come il profumo utilizzato nel talamo nuziale.  Senza dialogo sponsale con Cristo e senza
mettersi in sintonia con i suoi sentimenti, non riluce la trasparenza del Buon
Pastore. Si è « profumo » di Cristo nella misura in cui si ha il coraggio di
seguire la stessa sorte di Cristo senza preoccuparsi molto di se stessi.
La benedizione degli olii santi indica la forza con cui
i sacramenti compenetrano tutte le principali manifestazioni dell’ esistenza
umana per trasformarla in luogo di speranza certa del nostro compimento in
Cristo. Gli oli infatti segnano col Battesimo
la nascita alla vita nuova in Cristo, con la Confermazione la crescita e l’assunzione della responsabilità
ecclesiale, con l’Ordine sacro  la rappresentanza di Gesù Cristo servo e
capo,  con il sacramento dell’Unzione degli infermi che la
malattia e la morte  non sono l’ultima
parola sull’esistenza umana che sfocia nella vita eterna. 
Il tema dell'unzione di Gesù Cristo e dei cristiani è
presente sia nelle letture che nelle preghiere che ripercorrono la storia della
salvezza.
Il segno dell'olio , frutto dell'ulivo, è legato all'esultanza, alla gioia, alla
letizia, alla pace. 
Il Signore attraverso il
profeta Isaia ci promette “una
corona invece della cenere, l’olio di letizia invece dell’abito di lutto, canto
di lode invece di cuore mesto» (Is 61, 3).
 Nel  Vangelo di oggi (Lc 4, 16-21) Gesù il
"Cristo", l'unto per eccellenza, afferma di essere inviato dal Padre
per recare agli uomini la liberazione dai peccati e portare il lieto annunzio
ai poveri ed agli afflitti.
4. Il sacerdozio di
Cristo  il nostro sacerdozio e la
rinnovazione delle promesse nell’anno della fede
Come Gesù  il Cristo anche noi
siamo consacrati al servizio Dio e, nello stesso tempo,  a servizio del mondo.
Non dobbiamo mai dimenticare
che l’unico vero sacerdote , l’ unico
sposo delal Chiesa , l’unico bel pastore è Gesù Cristo . Il nostro
ministero, non sostituisce Gesù, ma lo  rende veramente presente. 
Il  sacerdozio di Cristo è
qualitativamente diverso da quello levitico, che porta al suo compimento e al
suo superamento con l’offerta totale di sé, che sostituisce i sacrifici antichi. 
Carissimi Confratelli quest'oggi noi 
facendo memoria del giorno in cui il Vescovo, mediante l’imposizione delle mani
e la preghiera, ci ha introdotti nel sacerdozio di Gesù Cristo,  siamo chiamati a rinnovare le promesse  presbiterali
per  ribadire  la nostra fedeltà  a Gesù Cristo.    Ciò che ci spinge a dire il nostro “sì”
non  è la fiducia nella nostre forze , ma
la certezza dell’amore  di Cristo  che ci ha amato per primo, ci ha scelto, e ci
invita a credere e a corrispondere  al
Suo amore, nonostante i nostri limiti e 
le nostre fragilità. 
La celebrazione di oggi
che vede riunito tutto il presbiterio
attorno al Vescovo ci deve ricordare 
che i presbiteri  hanno nel
presbiterio la  prima comunità di
riferimento. Per questo  sono chiamati a
condividere la  loro fede prima di tutto
con i fratelli nel ministero, non per chiudersi in un isolamento dorato, ma per
condividere con essi l'esperienza del cenacolo che, come è stata essenziale per
gli Apostoli, così continua ad esserlo per i pastori d'oggi. L'unità che lega i presbiteri fra di
loro attorno al Vescovo non è accessoria al ministero sacerdotale, ma essenziale in quanto radicata nello stesso
sacramento. 
Questa verità deve
tradursi in una spiritualità comunionale
del presbiterio, che deve portare i presbiteri a  superare 
gelosie, antagonismi, rivalità, campanilismi che rischiano di
coinvolgere anche i fedeli  laici, per  gareggiare
nella stima reciproca, nel mutuo sostegno e nella condivisione  della medesima fede, speranza e carità.
In quest’anno della fede
noi siamo chiamati a  mantenere lo sguardo fisso su  Gesù il Cristo, “che da origine  alla fede e la porta a compimento”(Eb 12,2),
che ha fatto di noi un regno di sacerdoti. 
L’Anno della Fede e la memoria 
dei 50 anni dell’apertura del Concilio Vaticano II, deve essere per noi
un’occasione  per approfondire la nostra
fede personale  attraverso la recezione
delle indicazioni conciliari e per  affrontare
l’avventura della nuova evangelizzazione
con un gioioso zelo pastorale  per far
passare da un cristianesimo di convenzione ad un cristianesimo di convinzione.
Oggi noi , che siamo stati chiamati personalmente ad essere gli amici di Gesù, siamo invitati a
prendere particolare consapevolezza del peculiare ministero che ci è stato
conferito  come  annunciatori del vangelo e collaboratori
della gioia dei nostri fratelli. 
 Oggi
noi siamo chiamati a rinnovare a Gesù
Cristo il nostro amore e  la nostra
fedeltà  confidando nella potenza della
sua grazia. 
Oggi noi che siamo i testimoni del Risorto dobbiamo scrollarci
di dosso la
 tristezza
e la rassegnazione, per aprirci al
coraggio della speranza.
Oggi noi ci dobbiamo chiedere se siamo capaci di testimoniare
l’annuncio gioioso della risurrezione di Cristo agli uomini del nostro tempo.
Il nostro desiderio è  quello espresso nella preghiera di Benedizione dell’Olio dei Catecumeni : che tutti
«gustino la gioia di rinascere e vivere nella Tua Chiesa».
  Questo desiderio è chiamato a diventare
concretamente  fede ardente, speranza
viva, carità vissuta,  slancio di
evangelizzazione, forza di condivisione con tutti gli uomini e le donne. 
 Mentre 
vi affido all’intercessione materna di Maria, Vi ringrazio della
vostra  presenza oggi in questa
celebrazione, della  vostra vicinanza
attraverso la preghiera e il vostro affetto in questo tempo nel quale mi preparo a lasciare il servizio pastorale a
questa  amata Chiesa pellegrina in Piazza
Armerina per andare a servire la Chiesa
che è in Monreale.
La Pasqua
ormai vicina ci renda testimoni
della speranza che nasce dalla certezza che Cristo è veramente risorto.  Rendere
ragione della speranza che è in noi con dolcezza e rispetto è  il dono
più bello che  noi credenti possiamo
fare ad un mondo disilluso  e rassegnato.
 
Auguro a tutti  un’intensa gioia pasquale.
                                                             +   Michele Pennisi

