Piazza Armerina. “Ciò che non conosciamo ci fa paura”. E’ questa lasostanza della prima delle manifestazioni in favore dei randagi che si è tenutanella Parrocchia Sant’Antonio a Piazza Armerina. Una sorta di “puntata ammiraglia” delle tante che i volontari e gli iscritti alle Associazioni animaliste della Città dei Mosaici si sonoimpegnati a realizzare in favore della conoscenza del fenomeno “randagismo”.Dice Angela Malvina L’episcopo, una volontaria impegnata della salvaguardia dei randagi:
“Soprattutto in occasione delle ultime vicende, che hanno disonoratola civiltà di una città votata al turismo, alla tolleranza, alla cultura,essendo sede di un “Patrimonio dell’umanità”. Grande la partecipazione, e nonsolo da parte delle Associazioni, ma anche dei cittadini accorsi allacelebrazione domenicale di Monsignor Zagarella, il quale, oltre a dimostrareprofonda sensibilità nei confronti del problema, ha stigmatizzato le azionibarbare di coloro i quali hanno pensato e pensano di risolvere le propriedifficoltà eliminando i poveri randagi, che hanno la sola colpa di essere tali.E tali lo sono per l’incuria e la superficialità di cittadini che acquistano icani pensando siano oggetti, giocattoli di cui, una volta usati, si possonosbarazzare, senza alcun rimorso. Il rispetto di sé passa anche per azioni dital genere, passa anche per la sensibilizzazione su tale problema, come ha piùvolte sottolineato Monsignor Zagarella, esortando i fedeli a farsi portavoce, anon giudicare dalle apparenze, a non farsi fuorviare dalle voci incontrollate eterroristiche. L’uditorio dei fedeli – continua la L’episcopo - si è dimostratoattento e partecipe, a parte 4 o 5 eccezioni, che hanno preferito raggiungere icongiunti a tavola, data l’ora, o qualcuno che è andato via borbottando. Pochi,un 5% rispetto al 95% che è rimasto,dimostrando sensibilità e apertura nei confronti di un tema “scottante” e pocodemagogico. Purtroppo la manifestazione è stata funestata da una notizia giuntain mattinata: nella zona adiacente la Parrocchia Sacro Cuore, all’alba,precisamente davanti al bar “Deja vu”, qualcuno ha mirato, da uno dei palazzinei dintorni, sulla schiena di un cane con tanto di collare, facendo fuoco, inpieno centro abitato, all’ora in cui molta gente, che smonta dal lavoro o cheama passeggiare alle prime luci del giorno, si poteva trovare in strada in quelmomento. Nessun commento – conclude Angela Mlavina L’episcopo - sarebbesufficiente a condannare tale gesto. Si confida nelle forze dell’ordine e nellabuona volontà dei cittadini onesti, di cui questa città si deve vantare,ricordando che due anni fa è accaduta la medesima cosa nella stessa zona, di sabato sera, evidentementeancora una volta nell’assoluta certezza di rimanere impuniti”.Agostino Sella