I motivi conduttori dei quattro anni di Governo di Raffaele Lombardo sono stati il clientelismo esasperante, a tratti anche un po’ nauseante, e un’utilizzazione impropria dell’idea di Autonomia siciliana.
Sul clientelismo non c’è molto da aggiungere, perché da un ex democristiano di terza fila che assurge a un ruolo importante non c’è molto da aspettarsi. Forse, in più, nella disastrosa esperienza amministrativa di Lombardo, c’è stato un uso disinvolto e distorto delle nomine: tanto che, per la prima volta nella storia dell’Autonomia siciliana, per fermare queste incredibili assegnazioni di poltrone Sala d’Ercole ha dovuto approvare una legge blocca-nomine.
Diverso il discorso per l’Autonomia. Per quasi otto anni Lombardo si è auto-insignito del ruolo di ‘autonomista’.Lo ha fatto – questo bisogna riconoscerglielo – con un’abilità istrionesca tipica di quei personaggi che cominciano a prendersi sul serio e a credere alle bugie che, di volta in volta, recitano.
Già nel 2010 era chiaro che a Lombardo, dell’Autonomia siciliana, non gliene poteva fregare di meno. Nel 2011, l’anno che ci stiamo lasciando alle spalle, il ‘presunto’ autonomismo’ di Lombardo e dei suoi seguaci è apparso in tutto il suo ‘splendore’.
Valgano, per tutti, i casi di due stretti collaboratori di Lombardo, Lino Leanza e Giovanni Pistorio, passati, armi e bagagli, in un Partito – l’Udc – che rappresenta la negazione ‘scientifica’ dell’Autonomia siciliana: un Partito da sempre ‘romanocentrico’ e, adesso, addirittura alleato diMario Monti, espressione italica della massoneria finanziaria europea, ‘istituzione’ di ‘incappucciati’ centralisti per antonomasia.
Ma è lo stesso Lombardo – quasi un ‘fuoriuscito’ dal celebre romanzo di Federico De Roberto, “I Viceré” – a rendere quasi comica e amara al contempo l’utilizzazione dell’idea di Autonomia siciliana. Ecco l’ex presidente della Regione che, lo scorso agosto, trascinandosi dietro il leader di Grande Sud, Gianfranco Miccichè, dice “no” al candidato di Berlusconi alla guida della Sicilia, Nello Musumeci.
Lombardo e Miccichè dicono “no” alla vittoria certa di Musumeci alle elezioni regionali siciliane perché Berlusconi, spiegano, è troppo legato alla Lega e, così facendo, nega le vere ragioni della Sicilia.
Meno di cinque mesi dopo – e siamo arrivati ai nostri giorni – stando a quello che si legge sui giornali, Lombardo e Miccichè trattano con Berlusconi per presentarsi insieme alle elezioni politiche nazionali. E lo fanno proprio mentre Berlusconi rincorre la Lega di Maroni per un accordo in vita delle imminenti elezioni politiche nazionali!
Cosa devono pensare gli elettori siciliani (e quello che resta dei dirigenti e militanti dei Partiti di Lombardo e Miccichè, rispettivamente, Partito dei siciliani e Grande Sud) dei loro leader? Meno di cinque mesi fa, dicevano che Berlusconi rappresentava la negazione dell’Autonomia siciliana; ora
cercano un accordo politico ed elettorale con lo stesso Berlusconi! La coerenza, prima di tutto…
cercano un accordo politico ed elettorale con lo stesso Berlusconi! La coerenza, prima di tutto…
Questo è il ‘quadretto’ che leggiamo su altri giornali. Al nostro giornale risulta, invece, che Lombardo tratta anche con il Pd, attraverso Bruno Tabacci, un ex democristiano lombardo 8in questo caso con la elle minuscola, da Lombardia) che sarebbe stato incaricato dai vertici del suo Partito di raccattare tutte le ‘frattaglie’ ex democristiane o comunque trasformiste da associare allo stesso Pd: e trattandosi di trasformismo politico, Tabacci non poteva non imbattersi in Lombardo.
Confessiamo che il ‘quadretto’ di un Lombardo nel Pd di Bersani per noi è ancora più divertente:sarebbe, in fondo, il ‘felice’ epilogo di un’alleanza tra il Partito democratico e Lombardo che in Sicilia è durata quattro lunghi anni.
Sì, diciamolo: sarebbe molto divertente vedere insieme, nello stesso Partito, Raffaele Lombardo, Nicki Vendola e Piero Grasso, il mega procuratore nazionale Antimafia che, dopo aver criticato aspramente Antonio Ingroia perché faceva politica, si è buttato anche lui nell’agone politico, avendo, però, l’accortezza di saltare sul carro dei vincitori. Anche da parte di Piero Grasso: la coerenza prima di tutto…
Coraggio, onorevole Tabacci, ci faccia sognare: vogliamo insieme, nello stesso Partito, il grande Pd che in Sicilia ha ‘vinto’ le recenti elezioni regionali (in realtà, il Pd siciliano ha perso circa 200 mila voti, ma i dirigenti siciliani di questo partito, da Giuseppe Lupo ad Antonello Cracolici, sono convinti di aver vinto lo stesso…) Raffaele Lombardo, Nicki Vendola e Piero Grasso.
L’Italia prossima ventura governata dal Pd merita questi tre personaggi che incarnano la coerenza, culturale prima che politica. Lombardo, per la sua coerenza nel ‘difendere’ l’Autonomia siciliana, potrebbe essere Ministro delle Regioni; Vendola, per la sua coerenza nel difendere la Sinistra italiana, potrebbe essere il degno erede di Elsa Foriero al Ministero del Lavoro; infine Piero Grasso, novello Socrate della politica italiana (ma senza cicuta, opportunamente sostituita da una camomilla) che, dopo aver dato prova di grande ‘diplomazia’ nella gestione dell’inchiesta sulla Gas spa (l’inchiesta giudiziaria, per intendersi, dove i soci di una società nella quale campeggia l’ombra lunga della mafia, come in un racconto di Calvino, vengono classificati, dal nostro valente magistrato. per metà buoni e per metà cattivi…), potrebbe essere un ottimo Ministro della Giustizia…
Foto di pma pagina tratta da it.dreamstime.com