MONS. MARIO STURZO :BIOGRAFIA E PENSIERO
Mons. Mario
Sturzo (1861-1941) che fu vescovo di Piazza Armerina dal 1903 al
1941, è stato una figura poliedrica
di vescovo, filosofo, poeta, maestro di
spiritualità, uomo di profonda cultura , radicato nella tradizione ecclesiale
ma anche aperto al dialogo con la società contemporanea.
La famiglia
Mario Sturzo
nacque da Felice Sturzo Taranto e da Caterina Boscarelli il 1 novembre 1861 a
Caltagirone. Secondogenito di sei figli, fu battezzato nella parrocchia di san
Giorgio ebbe una solida formazione religiosa nel clima dell’alta borghesia
calatina cui la sua famiglia apparteneva. Grazie all’impostazione di vita
cristiana data dai genitori, Mario ebbe
la fortuna di trovarsi in un ambiente familiare moralmente sano e impregnato di
spiritualità. Non deve meravigliare quindi che si riscontri in tutti i figli la
vocazione alla perfezione cristiana . La sorella Margherita voleva entrare in convento se la salute glielo avesse permesso,
ma visse da consacrata del mondo dedicandosi a diffondere l’ Apostolato della
Preghiera; Remigia, con il nome di
suor Giuseppina, divenne Figlia della
Carità nell’istituto di Girgenti dove rimase per tutta la vita; Nelina, sorella
gemella di Luigi , rinunciò al
matrimonio dopo aver fatto il postulandato nella congregazione delle Figlie
della carità ad Acireale e avere tentato di entrare nell’istituto delle Suore
del Sacro Cuore di Villa Lante a
Roma e si organizzò una vita
quasi monacale in casa
dedicandosi al servizio dei familiari e del prossimo.
La formazione
Visto che il
seminario di Caltagirone era chiuso, Mario entrò giovanissimo nel seminario di Noto, dove
conobbe la figura del vescovo Blandini, figura autorevole in quel momento per
il suo “impegno sociale”. Nel 1881 lasciò il seminario per iscriversi alla
facoltà di giurisprudenza di Catania; successivamente si trasferì a Roma ove
continuò gli studi giuridici.. Negli
anni giovanili si dedicò all’apostolato della carità e fu il presidente e il
principale animatore del Circolo della Gioventù Cattolica “San Tommaso
d’Aquino”, intorno a cui si raccoglievano i maggiori esponenti dei laici
cattolici della città. Nel 1887, a 26 anni, ritornò in seminario e due anni dopo,
il 21 settembre 1889 venne ordinato sacerdote da Mons. Saverio Gerbino, che
precedentemente era stato vescovo di Piazza Armerina..Giovane sacerdote,
insegnò in seminario diverse materie letterarie e teologiche. Tra i suoi alunni
ebbe anche il fratello Luigi, di dieci anni più piccolo, da lui stesso
consigliato a consacrarsi al Signore.
La collaborazione fra i due fratelli Mario
e Luigi Sturzo
Non è
possibile comprendere separatamente i
due fratelli formatisi nel periodo del pontificato
leoniano. Mario fu soprattutto
influenzato dall’enciclica Aeterni Patris
del 1879 che lo portò ad interessarsi del rinnovamento della filosofia cristiana,
mentre Luigi ebbe come punto di riferimento soprattutto la Rerum
Novarum, ma ambedue nutrirono interessi culturali , sociali e pastorali
tesi al rinnovamento della presenza dei cattolici nella società. Fra i due
fratelli c’è un rapporto di complementarietà e di interdipendenza. Il loro
progetto fondamentale resta la rigenerazione della società partendo
dall’operosità sociale e dal rinnovamento culturale e puntando come fine ultimo
alla ricerca della santità.
Mario collaborò con il fratello don Luigi a
incrementare il movimento cattolico calatino. I due fratelli ritennero
che il compito più importante della loro prima attività pastorale fosse quello
di insistere sulla formazione spirituale, culturale e pastorale del clero e
sull'educazione religiosa e civile del popolo incoraggiando i laici ad
impegnarsi nell’Azione Cattolica. Nel 1895 viene fondato il primo comitato
interparrocchiale dell’Opera dei Congressi nella parrocchia di san Giorgio con
la sezione giovani “San Filippo Neri” , la sezione operai “San Giuseppe”, la
sezione agricola “S. Isidoro”. Nel 1897 collaborò alla redazione de La Croce di Costantino, rivista guida
del movimento cattolico calatino di quegli anni. Don Mario pubblicherà in
appendice alcuni romanzi di carattere moralistico – popolare e di impronta
psico – sociologica che firmava con lo pseudonimo di Eneléo[1]. Oltre questi tre romanzi
d’appendice, Mario scrisse ben 27 bozzetti, che evidenziano l’inclinazione
iniziale del giovane Mario per un cristianesimo incarnato nella storia. Rettore
del seminario di Caltagirone nel 1890 – 91, fu in seguito nominato canonico
della cattedrale di Caltagirone e successivamente vicario generale; nel 1894
coordinò i lavori del 1° Sinodo Diocesano.
Vescovo di Piazza Armerina: il programma pastorale
Nel 1903 Papa Leone XIII lo nominò vescovo di
Piazza Armerina: venne ordinato Vescovo nella Cattedrale di Catania dal
cardinale Francesco Nava il 19 luglio 1903 e restò vescovo di Piazza Armerina
fino al 12 novembre 1941, giorno della sua morte. Nelle informazioni assunte
dalle autorità governative per il beneplacito alla nomina di Vescovo, si
presenta don Mario Sturzo come un uomo dalle ottime qualità personali e di non
comune cultura[2].
Dopo la
nomina a Vescovo di Piazza Armerina, Mons. Mario Sturzo inizia la seconda fase
della sua vita esercitando la sua multiforme attività pastorale fino alla morte per 38 anni.
I motivi
ispiratori del suo programma pastorale sono tracciati nella prima lettera
pastorale del novembre 1903 nella quale sostiene, sulla scia anche del pensiero
di suo fratello Luigi, che per ottenere la salvezza delle anime non si può
prescindere del perseguire “gli interessi del corpo” attraverso l’impegno al rinnovamento della
società alla luce del magistero sociale della Chiesa. Per i due fratelli Sturzo
vanno coniugate assieme la riforma del clero e l’elevazione culturale, civile e
religiosa del popolo.
Una iniziativa
di rilievo fu l’indizione e la realizzazione del 1° Congresso della
“parrocchialità” tenutosi ad Enna nel 1937, giunto dopo un riordino generale
del clero e dopo l’erezione di numerose parrocchie in quasi tutti i dodici
comuni della diocesi.
Celebrò quattro sinodi diocesani; fu attento
alle visite pastorali periodiche della diocesi, alla celebrazione di convegni
d’Azione Cattolica, alla predicazione di quaresimali e di ritiri, a conferenze
per insegnanti e professionisti, all’attuazione d’opere caritative.
Le sue
numerose lettere ed opere pastorali
rimangono a testimoniare l’altissimo ingegno dell’uomo santo che educa e
santifica. Numerosi anche e di vario genere furono i suoi scritti per la
formazione spirituale e morale del popolo a lui affidato.
Da vescovo
impiegò tutte le sue energie pastorali concentrandosi sulla famiglia e
sull’educazione morale, tema trasversale che circola in quasi tutte le sue
lettere pastorali rivolte ai fedeli della sua diocesi. Questo interesse in
special modo, è stato perseguito grazie alla rifondazione del bollettino
mensile diocesano cambiandone il titolo, da “Spigolature” a “ L’Angelo della
famiglia”, con il quale voleva proporsi come una nuova presenza del
Vescovo-Angelo che veglia sopra ogni famiglia della sua diocesi. Nella sua
azione pastorale posto di primo piano era dato alle visite dirette che faceva
alla sua Diocesi. Come studioso e come pastore meditò molto sul lavorio
psicologico della conversione, dedicando a questo tema molti lavori[3] e delineò una teologia del
laicato.
Per un
decennio Mons. Sturzo fu anche Segretario della Conferenza Episcopale Sicula ed
estensore d’alcune lettere pastorali collettive.
L’attenzione alla formazione dei seminaristi e dei sacerdoti
Iniziò la sua missione rivolgendo ai sacerdoti
l’invito di Leone XIII ad “uscire dalle
sagrestie” ed aggiungendo “ma vegliate nelle notti nelle preghiere e nel pianto.
Se non sarete santi non santificherete il mondo.”.
Amò e riformò
moralmente e materialmente il Seminario
diocesano per la formazione dei
candidati al sacerdozio.. La sua attenzione alla formazione dei futuri sacerdoti sfocerà nella sua lettera pastorale intitolata
“Il Seminario”[4]
e nella chiusura temporanea del medesimo dal 1904 al 1907. Mons. Sturzo,
anticipando lo spirito delle norme per l’ordinamento educativo e disciplinare
dei seminari, emanati nel 1908 dalla santa Sede, voleva strutturare in modo
solido il seminario, volendo la formazione di un nuovo tipo di sacerdote,
maestro di vita spirituale e di santità, ma nello stesso momento attento ai
problemi del tempo. Costante preoccupazione in tutto il suo episcopato fu la
formazione dei sacerdoti, di cui seguiva
personalmente l’andamento, non solo per quando riguarda la loro preparazione
filosofica, ma anche per la loro disciplina interiore[5].
Mons. Mario
Sturzo per la formazione permanente del clero fondò nella diocesi di Piazza Armerina la Congregazione
sacerdotale degli Oblati di Maria, sull'esempio di quella voluta da S. Carlo
Borromeo, per la quale stese le
costituzioni e della quale organizzò la vita comune guidando personalmente nella formazione spirituale i suoi membri. I
sacerdoti diocesani che aderivano alla congregazione erano come “corpo
speciale” di sacerdoti in seno al clero diocesano disposti
a recarsi dovunque lo richiedesse il vescovo al quale erano legati da
uno speciale voto di obbedienza.
La promozione del movimento sociale
cattolico
Fu sempre in
mezzo al suo popolo e, in particolare, nei primi due decenni, tra le masse
degli operai e dei contadini di Valguarnera e Mazzarino e degli zolfatari di Grottacalda per rendersi conto
personalmente dei loro problemi religiosi
e delle loro condizioni di vita, suscitando entusiasmo tra quella gente. Nei
paesi della sua diocesi favorì il
sorgere di casse rurali e altre opere sociali cattoliche, suscitando specie tra
i lavoratori vivo entusiasmo per il movimento della Democrazia Cristiana.
L’interesse per gli studi filosofici
Ebbe viva la
vocazione agli studi filosofici tentando di rinnovare la filosofia scolastica con lo scopo si mettere la cultura
contemporanea al servizio di Dio e della Chiesa come strumento
d’apostolato. Dal 1915 in poi collaborò
con la “Rivista di filosofia neoscolastica”, dal 1920 iniziò la sua attività di
insegnamento nella scuola interna del seminario di Piazza Armerina. Tentò di Si
confrontò criticamente con alcuni tra i
principali esponenti della filosofia occidentale fra cui Maurice Blondel,
Etienne Gilson, Benedetto Croce opponendosi al positivismo e all’idealismo[6]. Istituì a Piazza Armerina una scuola
cattolica intitolata a “Prospero Intorcetta”, un gesuita piazzese missionario
in Cina che si era distinto per la traduzione latina di alcune opere di
Confucio. Insegnò egli stesso letteratura e filosofia pubblicando delle
dispense che successivamente furono
raccolte in volumi.
Nel 1927 dopo
aver preso contatti a Parigi con studiosi dell’Istituto Cattolico, e a Milano
con Gemelli, Olgiati e fondò a Piazza Armerina la rivista filosofico -
letteraria con il titolo di “Rivista di Autoformazione”[7], sulla quale scrissero
nomi illustri fra i quali lo stesso fratello Luigi che essendo in esilio a
Parigi, Il formato e la grafica della rivista riprendeva fedelmente la rivista
intitolata Critica di Benedetto
Croce; lo scopo di questa rivista era quello di creare uno strumento
divulgativo che si confrontasse con altre autorevole riviste quali “La
Tradizione”, “Vita e Pensiero” e “Neo-Scolastica”, sul terreno del dibattito
teologico – filosofico.
Il pensiero filosofico e il neo sintetismo
L’aspetto
iniziale da cui Sturzo parte per la ricerca filosofica è la relazione pensiero
– azione: l’azione sicuramente sarà degna di ammirazione solo se avrà un
fondamento filosofico e un obiettivo antropologico. Il filosofo per quando
possa sembrare distaccato dalla vita, è alle sue fonti e ne indaga il senso[13]. Si capisce dunque come
per Sturzo non ci può essere vera ricerca filosofica se non nella storia e a
servizio della stessa, anzi, la filosofia diventa quasi la metodologia della storia nel senso che dà un metodo nel vivere e nel leggere la medesima.
“Sturzo-
scrive Salvatore Latora- in dialogo-opposizione con la filosofia moderne va
elaborando un suo sistema filosofico il neo-sintetismo,
che ispirandosi in modo critico a I. Kant e ad A. Rosmini, vuole riproporre una
nuova forma di realismo classico e cristiano, sostenendo la tesi della priorità
della sintesi sull’analisi, che ha al suo centro l’uomo”.[14]
Il confronto
con il soggettivismo gnoseologico e lo storicismo dei neo idealisti italiani lo
spinge a privilegiare il ruolo del
soggetto nel processo conoscitivo in una sintesi fra immanenza e trascendenza,
fra naturale e soprannaturale.
Il richiamo da parte della Santa Sede
La sua vita
non ebbe dei percorsi facili o scontati, anzi la sua attività di ricerca
filosofica ebbe la disapprovazione delle gerarchie ecclesiastiche del tempo. Nel
1931 ci fu un richiamo del Sant’Uffizio del 17 gennaio 1931[15] e venne pubblicato
un’editoriale[16] di Civiltà Cattolica in cui si criticano il
contenuto e il linguaggio del pensiero di Sturzo, poiché sembrano più vicini al
neoidealismo crociano e gentiliano che non alla filosofia scolastica e tomista,
si criticano altresì anche la sua dottrina sulla conoscenza, come anche i
concetti di filosofia e storia[17].
Il richiamo
esplicito del Sant’Uffizio mise fine all’attività della “Rivista di
Autoformazione” e portò il Vescovo
alla ritrattazione pubblica in Cattedrale, dopo il solenne pontificale dell’8
aprile 1931. Il 19 dello stesso mese l’Osservatore Romano pubblicò la notizia[18], lasciando sbigottito il
fratello Luigi, che da Londra era all’oscuro di tutto . Subito dopo questa
intimazione da parte della S. Sede, Mons. Sturzo sospende la pubblicazione
della “Rivista di Autoformazione” perché, come scrive al fratello «in essa si
vede, non un servizio, ma una lotta»[19].
La spiritualità nelle lettere pastorali e
nelle poesie
Successivamente
Mario Sturzo cercò di fare filosofia con la poesia[20] pubblicando ben 143
sonetti, raccolti nel volume Il mio canto,
la cui nota dominante è il motivo religioso[21]. Già prima del 1931 aveva
scritto in poesia le Visite e le Letture in versi al SS. Sacramento e
alla Madonna, che si ispirano per contenuto e metodo alle “Visite” di
Sant’Alfonso Maria de Liguori e agli Inni sacri del Manzoni[22].
Si dedicò a
studi di ascetica, mistica,psicologia religiosa e ad una intensa attività pastorale di cui ci
offrono una testimonianza le
numerose lettere pastorali in cui tratta vari temi fra cui l’educazione,
la conversione, la conoscenza di Dio, la vita in Dio, la preghiera.
Per Sturzo
l’uomo vive bene la sua dipendenza da Dio solamente quando vive in Dio, con Dio
e per Dio e questo è reso possibile solo nell’amore[23]. Quando si verifica ciò
avviene il mistero dell’in-abitazione divina, avviene la divinizzazione dello
stesso essere umano, il quale tuttavia resta nella sua alterità da Dio e dagli
altri suoi simili, poiché non perde la sua identità[24]. Nell’esperienza amorosa
l’uomo si accorge di vivere in una presenza che lo muove all’altro e alla realtà
ma con uno sguardo e con delle aspettative nuove[25]; vivendo l’amore l’uomo
sperimenta anche la sofferenza e la “tortura” di chi sa di avere in se un
desiderio che niente e nessuno al mondo può soddisfare mai pienamente[26].
L’esperienza
dell’amore nell’uomo è anzitutto un dono che riceve dal suo Creatore da cui
nasce la risposta amorosa[27].
Un tratto tipico della spiritualità di Mario
Sturzo , che fu una spiritualità dell’azione ,
fu la sua ansia per la conversione delle anime, che si tradusse in un
attivismo apostolico animato dalla carità pastorale. Egli concepì il suo ministero come esercizio di un compito
di educazione alla santità. . Alla
santità che è stato l’ideale di tutta la sua vita dedica nel 1935 la pastorale
” La santità nell’itinerario dell’anima a Dio”, che nel titolo riecheggia la
famosa opera di San Bonaventura.
Gli ultimi anni della sua riflessione furono
dedicati ad opere spirituali, come La
vita in Dio, tutta la ricerca filosofica trovava in quest’opera una sintesi
non solo dal punto di vista cronologico, essendo la sua ultima opera, ma anche
e soprattutto dal punto di vista mistico-spirituale; l’impegno filosofico
veniva qui risolto nell’esperienza religiosa, tema già preannunziato
nell’ultimo capitolo de Problemi di
filosofia dell’educazione.[28]
L’interesse per l’educazione
Se in
quest’ultima opera affronta la
problematica pedagogica dal punto di vista razionale nella lettera pastorale
del 1938 “L’educazione nelle sue ragioni supreme” si occupa della vera e
suprema formazione cristiana che è la santità . L’educazione fu un leit-motiv
del suo apostolato.
Mario
Sturzo già nel 1914 nel mensile
diocesano di Piazza Armerina allora intitolato “Spigolature” scrive:“La vita dello spirito reclama una
seconda generazione che è l’educazione; è la
protezione da tutti quei bacilli morali che vagano in ogni ambiente e
che non aspettano che la condizione
favorevole per entrare in virulenza e cagionare la malattia morale e la morte”.
La pedagogia religiosa di Mario Sturzo lo
porta a privilegiare la missione della famiglia e a valorizzare la paternità e
la maternità concepite come un apostolato.
Nel dicembre
del 1936 rivolge una pastorale dal
titolo “La Maternità-Apostolato” alle madri cristiane della sua Chiesa. Per lui
l'uomo è inserito in una società naturale,di cui la famiglia è la prima
cellula. Nel lavoro di riorganizzazione e santificazione della società il primo
posto va dato alla famiglia, ciò è possibile se la madre cristiana concepisce
la maternità come apostolato: inteso come influsso santificante che accompagna
i figli per tutta la vita. Perché la madre corrisponda a questa missione è
necessario che si prepari fin dalla scoperta della sua vocazione allo stato
matrimoniale, altrimenti non sarà mai tale, anche se dà alla luce i figli,
perché non sarà mai capace della seconda generazione, cui i genitori sono chiamati,
cioè la formazione spirituale e cristiana dei figli . Egli si serve di molti
esempi per avvalorare questa sua tesi. Prepararsi alla maternità e paternità
sin dai primi anni vuol dire guardare la vita come un dono di Dio, come un
dovere di religione e come un servizio del Signore. La madre che si prepara
alla maternità avrà profondi intuiti circa la sua missione. Ella deve avere la
coscienza che il vero educatore è Dio e deve solo cooperare all'azione divina,
prima ancora che nascano i figli, per cui deve circondarli di quell'ambiente di
religiosità che si trasmette come si fa con l' eredità della carne. Mons.
Sturzo si rivolge alle ragazze e le invita a conoscere bene la loro vocazione,
a scoprirla e a consacrare tutte le forze per vivere spiritualmente tutti i
futuri doveri: di spose e di madri. Maternità apostolato inoltre vuol dire vivere la maternità come sacerdozio, per cui la madre; quale
sacerdotessa, deve vivere i suoi doveri come servizio da rendere a Dio; ed è
chiamata ad avere come priorità l'educazione dei figli e ciò che concorre all'armonia
della famiglia. Il dovere supremo che racchiude in sé tutti i doveri è quello
di essere l'amica dei figli. Il Vescovo
invita a leggere la vita dei santi dove ha avuto grande influenza la figura
materna, e a compiere bene l'apostolato della maternità sia per rispondere alla
volontà di Dio, sia per fare della famiglia un vero santuario che favorisca la rigenerazione
della vita parrocchiale e della società .
Una tematica
simile affronta in una breve lettera pastorale intitolata” L’apostolato della
Paternità” del 30 giugno 1938, pubblicato sul mensile “L’angelo della
famiglia”. Egli si rivolge ai padri e a le madri di famiglia chiamandoli “ i
primi ministri del sacerdozio dell’educazione”. Per il vescovo l’educazione
cristiana si attua nella collaborazione fra la grazia divina e l’opera umana:”
Il vero educatore non è né la madre né il padre di famiglia né altri, ed è
solamente ed esclusivamente Dio. Questa è dottrina che non consente dubbi. La
vera educazione che è la santità, non può farla che Dio. Dio però vuole che
tanto gli educandi quanto gli educatori facciano la loro parte
come se tutto dipendesse da loro”. Egli invita a vivere sia la paternità che la
maternità come un sacerdozio, come un apostolato che richiedono la santità e
precisa:” La madre di famiglia è veramente sacerdotessa, il padre di famiglia è
veramente sacerdote quando ciascuno, per la parte che lo riguarda, è anche
vittima”. Se i genitori tenderanno alla santità essi
diventeranno per i figli 2un nuovo vangelo” e la testimonianza della loro vita
sarà “il primo insegnamento pieno di fascino che raggiunge certamente
l’effetto”. In questo modo l’educazione che i genitori impartiranno ai propri
figli “sarà animata non dalle deboli ragioni prossime, , ma dalle supreme
ragioni”.[29]
La santità
Il desiderio
alla santità per il vescovo Sturzo resta il “più intimo e il più umano dei
sentimenti” e nello stesso tempo “il più divino”.
Il cammino
verso la santità è reso possibile dal dono battesimale e cresce grazie alla
preghiera nella concretezza della vita quotidiana. La fede che spinge l’uomo
alla santità non è qualcosa di sentimentale o passeggero, ma è anche atto di
ragione che lo spinge ad agire di conseguenza nella storia, tuttavia questo è
possibile solo quando l’uomo si rende conto di essere stato creato per amore. A
proposito del primato dell’amore come dono e risposta Sturzo scrive: «Non è la
vera cognizione di Dio […] quella del filosofo che per via di dotto
ragionamento scopre non solo che Dio esiste, ma che è eterno, infinito ed
infinitamente sapiente, giusto e buono. […] Chi non ama Dio, è in rapporto con
Lui, non con tutto l’essere, ma solo con una parte di esso» (Cfr. L’educazione nelle sue ragioni supreme,
p. 279). La conseguenza di questa impostazione è che tutto ciò che l’uomo opera
nella storia, deve avere come obiettivo la santità; anche l’educazione è
definita da Sturzo come “un compito che con una parola esclusivamente cristiana
si chiama santità”. (Cfr., L’educazione
nelle sue ragioni supreme, p. 25).
È all’interno
di questo interesse per la santità che Sturzo dedica molte opere alla
conversione esplicitandone anche le tappe e le resistenze a causa del peccato
che produce tristezza e disperazione, “l’azione ben animata, invece, è santità
e gioia insieme, e la gioia accresce la santità e genera altra gioia”. (Cfr. Problemi di filosofia dell’educazione,
p. 252). La santità lungi dall’essere un qualcosa che si oppone alla natura
dell’uomo e alla sua ragione, è il supremo compimento e la massima attuazione
delle ragioni per cui la vita è degna di essere vissuta. “La santità è il fatto
più essenziale della Chiesa e di più agevole cognizione; è luce che basta
mostrarsi per illuminare”. Come ogni fatto storico anche la santità ha i suoi
testimoni che sono i santi i quali sono definiti da Sturzo come “l’Evangelo
vivente, l’Evangelo parlante; i santi sono la fede operante”. Non è un caso che
nel Bollettino diocesano de L’Angelo della Famiglia il Vescovo calatino
proponesse, quasi in tutte le copertine, un’immagine sempre diversa di un
santo.
Mons. Sturzo precorrendo la dottrina del
Vaticano II sulla vocazione universale alla santità nella lettera pastorale del
1935 “La santità nell’itinerario dell’anima a Dio” scrive: “La santità dei
cristiani nella Chiesa non è un fatto limitato o temporaneo; i santi non sono
solamente gli eroi della santità , né solamente quelli che nella storia
emergono come spirituali dominatori, né solamente quelli che la Chiesa canonizza.
Sono una falange, sono il popolo dei veri cristiani, una corrente storica non
tutta storicizzata, una corrente unica, perché la santità è una, in fondo
sempre la stessa, nelle forme sempre varia. Sociale ed individuale, che
cominciò con gli Apostoli, che generò nuovi santi, che genera sempre nuovi
santi e ne genererà con la stessa fecondità, con la stessa ansia di perfezione,
con lo stesso ardore di purificazione e di unione con Dio fino alla fine dei
secoli”(pp.92-93)
La morte
Ricevuti gli
ultimi sacramenti l’ 11 novembre 1941 rese l’anima a Dio 12 novembre 1941. I
funerali furono celebrati il successivo
giorno 14.
Mons. G.
Jacono, vescovo di Caltanissetta e suo amico fraterno, nell’elogio funebre
sottolineerà la totale obbedienza del Vescovo alla Chiesa, quale unica via di
obbedienza a Dio[30].
Mons. Francesco Olgiati, anche a nome di padre Agostino Gemelli, mandando un
telegramma alla diocesi Piazzese per la dipartita del Vescovo Sturzo ebbe a
dire che la sua morte non rattristava solo la sua diocesi, ma anche tutta
l’Italia[31];
espressione che mette in risalto la stima e il rapporto di amicizia personale
che legavano i tre pensatori.
Le sue
spoglie, sepolte dapprima nel cimitero di Piazza Armerina, il 25 aprile 1960, a
cura del suo successore Mons. Antonio Catarella, furono trasferite con solenne
rito alla Cattedrale di Piazza Armerina
BIBLIOGRAFIA
Scritti di Mario Sturzo
ENELEO (pseudonimo), Il figlio
dello Zuavo, Giustiniani, Caltagirone 1900.
Adelaide, Giustiniani, Caltagirone
190 l.
Rivali, Giustiniani, Caltagirone
1903.
Prima Lettera Pastorale,
Giustiniani, Caltagirone 1903.
Seconda Lettera Pastorale, Piazza
Armerina 1904.
Il Seminario, Società Nazionale
di Cultura Editrice, Roma 1905.
Liberazione, Piazza Armerina,1912
Le conversioni, Vincifori, Piazza
Armerina 1913.
Intorno al culto. Appunti di
psicologia, Vincifori, Piazza Armerina 1914.
Psicologia dei momenti belli,
Roma 1915.
Le convinzioni intorno ai fini
della vita, Tipografia Vinci fori, Piazza Armerina
1915.
Intorno alla psicologia
dell'arte, in Rivista di Filosofia Neoscolastica,
VlI (1915), 241-251.
L'estetica di Benedetto Croce, in
Rivista di Filosofia Neoscolastica,VII (1915), 8 ss.
La psicologia della conversione.
in Rivista di Filosofia Neoscolastica. VII (1915), 23 ss.
Crisantemi bellici. in Vita e
Pensiero 1V (1915-I1), 201.
Le sens de la mort di Paul
Bourget, in Vita e Pensiero V(1915-I1), 301.
Il Natale e la guerra, in Vita e
Pensiero VI (1915 Il), 351.
La conversione di Leone Tolstoj,
owero la patologia di una conversione. Editrice Artigianelli, Monza 1916.
Le voyage du centurion d'Ernest
PSicari, Società Editoriale Vita e Pensiero, Milano 1916.
Morale e filosofia. in Rivista di
Filosofia Neoscolastica, VIII (1916), 21-40.
Le ceneri al campo. in Vita e
Pensiero III (1916), 213.
La sopravvivenza dell'anima e gli
studi dei fenomeni medianici. in Rivista Internazionale di scienze sociali e
discipline ausiliarie. n. 385 (1916).
La conquista del fine, ricerche
psicologiche, Desclée e C. Editori, Roma 1917.
Lazarine. in Vita e Pensiero V
(1917),551.
Nemesis di Paolo Bourget, in Vita
e Pensiero VIII (1918), 325.
Rinnovamento cristiano in
Francia, in La Scuola Cattolica, 13-14 (1918).
Verso la luce, psicologia di una
conversione, Scuola Tipografica EditriceArtigianelli, Monza 1918.
Il Generale Cascino, Vita e
Pensiero, Milano 1919.
La Prowidenza, in Rivista di
filosofia Neoscolastica, l (1919).
Drammi di anime, Scuola
Tipografica Editrice Artigianelli, Monza 1919.
Elementi di Letteratura, Letture Domenicali, Palermo 1920.
Intorno all'estetica di Benedetto
Croce. Note critiche. Letture Domenicali,
Palermo 1921.
Elementi di Letteratura, Letture Domenicali, Palermo 1922.
Visite e letture, Letture
Domenicali, Palermo 1923.
Il primo giubileo secolare della
Diocesi. Lettera Pastorale per la Quaresimadel 1924, Tipografia Pontificia,
Palermo 1924.
L'arte nell'educazione
idealistica attuale, Società Editrice Libraria Italiana,Roma 1924.
La teoria aristotelica della
genesi della conoscenza, in Atti del Congresso Internazionale di Filosofia,
Napoli 1924.
Il bello secondo S. Tommaso e
Benedetto Croce, in Rassegna Nazionale,Firenze 1924.
L'unità del processo della
conoscenza, in Rassegna Nazionale, Firenze 1924.
Il problema della conoscenza.
Lezioni di filosofia per ilicei, Società EditriceLibraria Italiana, Roma 1925.
***
Articoli di Mario Sturzo apparsi sulla Rivista di Autoformazione da lui
fondata, dal 1927 al 1930. La serie completa è conservata nella biblioteca del
Seminario di Caltanissetta.
Anno I (1927)
N. I Il problema della moralità
dell'arte, 13-21.
Storia, Filosojìa e B. Croce,
22-26.
Declina il maggio, (versi), 31.
N.2 La Filosojìa e le Filosofie,
49-74.
Giovanni Boine. Prefazione al
Monologo di Sant'Anselmo, 75-82.
Se l'arte possa essere immorale -
Il concetto secondo il Prof Stefanini - La
confutazione dell'idealismo
secondo R. Reinstadler, (Postille), 83-96.
N.3 La storicizzazione, 97-115.
Idee di G. Dupré sull'arte e
sulla formazione artistica, 116-138.
P. ALFONSO - M. BIANCONI, O
Romafelix, (Recensione), 139-140.
Alla scuola del nonsenso,
(Postille), 141-144.
N.4-5 Il problema della bellezza
in rapporto al problema della conoscenza, 145-181.
Sac. FELICE KLEIN, Maddalena
Semer, Traduzione italiana della Marchesa
Carlotta Albergotti, (Recensione),
212-221.
CHARLE SILVESTRE, Prodige du
coeur, (Recensione), 221-224.
Rapporto tra bontà e bellezza
secondo San Tommaso - La moralità nella espres-
sione estetica - La creazione
naturale e la creazione artistica - La fantasia
creatrice, 225-234.
Associazione per la diffusione
dell'ateismo, (postille), 235-237,
Mistero - L'ultima Cena - Emmaus,
(poesie), 238-240.
Anno II (1928)
N.I-2 Se sia possibile superare
l'elemento idealistico dello storicismo, 11-47.
Di un problema fondamentale della
Filosofia, 48-73.
N.3-4
J.M. LAHY, La morale de Jésus -
PAUL SOLLIER, Morale et moralité-
ALBERT BAYET, La morale
scientifique, (Recensioni), 74-83.
La coscienza morale, (Postille),
84-100.
Del problema fondamentale della
filosofia, 101-129.
La filosofia in azione, 130-194.
La casistica - L'amor di Dio,
195-199.
Il mistero dell'Infinito,
(Versi),200.
N. 5 Il canto della vita,
(Sonetti), 229-247.
Sì che il pié fermo era sempre
più in basso, 248-249.
L'irrazionale in un passo di
Dante, 250-252.
N. 6 Il problema tomistico delle
potenze dell'anima, 253-270.
Le paure del Divus Thomas,
281-284.
Memorie, (Sonetti), 285-300.
MONS. CARLO PELLEGRINI, La vita
del Prof. Contardo Ferrini, S.E.I.,
Torino 1928 (Recensione), 301.
Anno III (1929)
N. 1 Il punto specifico del neo-sintetismo,
1-13.
Circa il per sé noto, 14-31.
Il Neo-sintetismo e la critica
del Prof. F. Varvello, 32-38.
Della natura utilitaria dello
stato, 39-42.
Il canto dell'anima L
(Sonetti),43-60.
N. 2 Problemi di filosofia
dell'educazione
Il problema della rapportualità, 61-77.
Il problema della libertà, 78-100.
ILARIO BELLOC, L'anima cattolica
dell'Europa, Morcelliana, Brescia1928, (Recensione), 110-111.
N. 3 Problemi vecchi e problemi
nuovi, (Postille), 115-116.
Il problema dell'azione
educativa, 117-139.
Del punto fermo nella conoscenza,
140-147.
Il canto dell'anima Il,
(Sonetti), 148-168.
N.4 IV. Il problema della libertà
e dell'autorità, 169-190.
Il pensiero moderno e la
conciliazione, 205-222.
N. 5 V. Il problema dell'unità
fondamentale e della individualità umana,223-246.
Della conoscenza intellettiva del
particolare secondo S. Tommaso,247-260.
L'assoluto nella morale, 261-269.
Dell'assoluto senza limitazione e
dell'assoluto con limitazione,(Postille),275-278.
N. 6 VI. I problemi
dell'unificazione, dell'immedesimazione deglispiriti e della diversificazione
nella consonanza, 279-304.
Dell'astrazione logica secondo S.
Tommaso, 305-338.
Anno IV (1930)
N. 1 VII. Il problema
dell'esteriorità ed interiorità del reale, 1-28.
Circa il problema della cosa in
sé, 34-45.
Se la Rivelazione limiti l'umana
libertà, 46-48.
I pericoli del sintetismo, 48-50.
Il canto dell'anima IIl,
(Sonetti), 50-61.
N.2 VIII. Il problema della
tendenzialità e della finalisticità, 69-105.
Della filosofia della storia,
(Postille), 106-140.
N. 3 IX. Il problema della vita
interiore, 141-167.
X La sintesi, 168-187.
N.4 La genesi del neo-sintetismo.
201-239.
Il canto dell'anima IV.
(Sonetti), 240-260.
N. 5 Il neo-sintetismo nella
dinamica d'immanenza e trascendenza. 261- 296.
L'argomento del moto circa
l'esistenza di Dio, 297-299.
L'analitismo gnoseologico di S.
Tommaso, 300-303.
L'esteriorismo gnoseologico di
San Tommaso. 303-312.
L'autoconoscenza secondo San
Tommaso, 312-316.
N. 6 Il canto della morte.
(Sonetti), 327-341.
L'uomo e la natura. (Sonetti),
342.
***
La vita in Dio, Vecchi, Trani 1928.
La filosofia in azione. Idealismo
applicato, Vecchi, Trani 1928.
Il Neo-sintetismo, Vecchi, Trani
1928.
Il pensiero dell'awenire, Vecchi,
Trani 1930.
Problemi di filosofia
dell'educazione. Vecchi, Trani 1930.
Il mio canto, Vecchi, Trani 1932.
La divozione alla Madonna
Santissima. Scuola Tipografica S. Giuseppe,
Asti 1934.
Il Giorno del Signore, Scuola
Tipografica S. Giuseppe, Asti 1934.
La via della salute. Tipografia
Zuccarello e Izzi, Catania 1934.
Suggerimenti sul modo di fare
orazione. Scuola Tipografica S. Giuseppe,
Asti 1935.
La santità nell'itinerario
dell'anima a Dio, Scuola Tipografica S. Giuseppe,
Asti 1935.
L’educazione nelle sue ragioni
supreme, Lettera Pastorale in “L’angelo della famiglia” novembre 1936, dicembre
1936,gennaio 1937,febbraio 1937, marzo 1937, aprile 1937, giugno 1937, luglio
1937, agosto 1937, settembre 1937, ottobre 1937, dicembre 1937, gennaio 1938,
febbraio 1938, marzo 1938, aprile 1938, maggio 1938, giugno 1938
L'educazione nelle sue ragioni
supreme, Tipografia Editrice Piemontese,
Torino 1938.(cfr. Angelo della
famiglia, giugno 1939)
L’apostolato della paternità in
“L’Angelo della famiglia”, luglio 1938,pp 3-4
La Maternità
apostolato,(24.12.1938) in “L’Angelo della famiglia”, gennaio 1939,3-7;
febbraio 1939,pp.3-7
La via del santo amore,
Tipografia Editrice Piemontese, Torino 1939.
Orazione e Adorazione, Tipografia
Editrice Piemontese, Torino 1939.
Il santo raccoglimento,
Tipografia Editrice Piemontese, Torino 1939
Per la vita interiore, (raccolta
di lO lettere pastorali), Casa Editrice Marietti,
Torino 1940.
Alla scuola di Gesù, (raccolta di
7 lettere pastorali), Tipografia Editrice
Piemontese, Torino 1941.
Il mistero della conversione,
Lettera pastorale per la quaresima del 1941 ,
Tipografia Editrice Piemontese,
Torino 1941.
L. STURZO -M STURZO, Carteggio,4 volumi, [a
cura di DE ROSA GABRIELE] Edizioni di Storia e Letteratura Istituto Luigi
Sturzo, Roma 1985.
ID. Carteggio 1924-1940,
Appendice 394 lettere di mario Sturzo e otto minute di Luigi Sturzo[ a cura di
ARGIOLAS CONCETETA],Rubettino , Sonenia mannelli 2006
Altre fonti
Relazioni per le Visite ad Limina
del 5 febbraio 1913 e dell'8 luglio 1920, Archivio Segreto
Apostolico Vaticano, Relat. 635.
Secunda dioecesana Synodus,
Platiae, Tip. Bologna 1911.
Tertia Synodus, Tipografia
Pontificia, Palermo 1925.
Quarta Synodus Ab Ill.mo et
Rev.mo Domino Mario Sturzo Episcopo in Cathedrali
Ecclesia die 16 Octobris 1928
celebrata, Ex Typographia Pontificia, Panormi 1929.
EPISCOPATO SICULO, Lettera al
clero e al popolo di Sicilia, Tipografia Ponti-
ficia, PaIenno 1935.
Atti del Primo Congresso della
Parrocchialità, in Synaxis 6 (1988), 97-137.
In memoria di Mons. Mario Sturzo,
Vescovo di Piazza Armerina, Tipografia Pontificia, Paler-
mo 1942.
Saggi e Articoli su Mario Sturzo
FEDERICO GIOACCHINO, Il Vescovo
Sturzo, Gela 1960.
BRANCAFORTE ANTONIO, Benedetto
Croce e Mario Sturzo, Vescovo di Piazza Armerina,
in Vita e Pensiero 2 (1968)
156-160.
BATTAGLIA FELICE, Croce e i fratelli
Mario e Luigi Sturzo, Longo Editore, Ravenna 1973.
STELLA PAOLINO, Il Vescovo
Sturzo. Epistolario spirituale e note biografiche. Mongibel-
lo, Catania 1977.
MUSCIA SALVATORE [a cura di], La
vita in Dio. L.E.R., Napoli-Roma 1982.
LATORA SALVATORE, Un maestro di
pedagogia religiosa: il Vescovo Mario Sturzo.
Id., Il Neosintetismo come
possibile rinnovamento della filosofia scolastica, in
Synaxisl (1983) 117-149.
Id., Una lettera inedita di don
Luigi al fratello Mons. Mario, Vescovo
di Piazza Armerina, in Synaxis 2
(1984) 129-159.
Id., Un dibattito sul principio
del neosintetismo. Corrispondenza tra
Agostino Faggiotto e Mons. Mario,
in Synaxis 3 (1985) 219-286.
Id., Il neosintetismo e la sua
dialettica nel pensiero dei fratelli
Mons. Mario e don Luigi Sturzo,
in Synaxis 4 (1986) 235-268.
Id., Il neosintetismo di Mario
Sturzo esposto ed interpretato in un articolo del fratello
Luigi, pubblicato in inglese, in
Synaxis (1987) 169-203.
Id., Primo Congresso della
parrocchialità organizzato dal Vescovo Mario
Sturzo nel 1937, in Synaxis 6
(1988) 97-137.
Id., Un dialogo filosofico di
Mario Sturzo, ''La filosofia in azione", in Synaxis 7
(1989) 563-609.
Id., M Sturzo: uno studio sulla
conversione di Leone Tolstoj, in Synaxis 8 (1990)
263-287.
Id., Una fonte bibliografica
indispensabile: la Rivista di Autoformazione. Elenco di
tutti gli articoli, in Synaxis 9
(199I).
Id., Mario e Luigi Sturzo. Per
una rinascita culturale del Cattolicesimo, Greco, Catania
1991.
ZAVATTIERI G. SEBASTIANO,
Filosofia e sapienza cristiana nella riflessione di Mario
Sturzo. Lalli, Poggibonsi 1988.
GIULIANA PINO, Mario Sturzo
vescovo uomo di Dio, Edizioni Oreb, Riesi 1993
AA.VV., Mario Sturzo:tra
pastorale e politica, Editrice il Lunario 1993
AA.VV., Mario Sturzo, Atti del
Convegno di studio, Piazza Armerina 29-30 Ottobre 1993( a cura di Cataldo Naro)
Salvatore Sciascia Editore, , Caltanissetta-Roma 1994
ALEO MARCO, Mario Sturzo
filosofo, Salvatore Sciascia Editore, Caltanissetta Roma 2003
BUSCEMI PASQUALE, In vescovo in
dialogo con la sua Chiesa: Mario Sturzo e le sue lettere pastorali, Giunti-
Studio teologico San Paolo, Catania, 2008
LATORA SALVATORE, La vocazione
universale alla santità in Mario e Luigi Sturzo,con prefazione di Michele
Pennisi, Libreria Editrice Vaticana,Città del Vaticano 2010
[1] I romanzi firmati con tale
pseudonimo sono Enelèo, Il figlio del Zuavo, Giustiniani,
Caltagirone 1900; Id., Rivali, Giustiniani, Caltagirone 1901, Id.,
Adelaide, Giustiniani,
Caltagirone 1901.
[2] Cfr. G. Zito, “Vescovi, politica e fascismo
in Sicilia”, in Aa. Vv., Cristianesimo e democrazia nel pensiero dei
cattolici siciliani del Novecento, Centro Siciliano Sturzo, Palermo 1994,
113; Cfr. anche G. De Rosa, “Prefazione”,
in Carteggio, voll. II, Edizioni di
Storia e Letteratura, Roma 1985, 23.
[3] Tra i lavori ricordiamo: M. Sturzo, Intorno al culto. Appunti di psicologia della conversione,
Branciforti, Piazza Armerina 1914; Id., La conversione di Leone Tolstoj. Ovvero la
patologia di una conversione, Bertarelli, Monza 1916; Id., Le
voyage du centurion d’ Ernesto Piscari,Vita e pensiero, Milano 1916 , Id., La conquista del fine. Ricerche psicologiche, Desclée,
Roma 1917.
[7] In uno dei primi numeri
della rivista afferma: «L’autoformazione è la formazione di se stesso,
facendosi a se stesso educatore. Nella formazione l’uomo risponde all’azione
della società e degli educatori, più o meno spontaneamente, più o meno
riflessamente. A misura che risponde riflessamente e con amore, la sua formazione
acquista il vero carattere di formazione e l’acquista perchè si risolve in
autoformazione».[7] M.
Sturzo, “L’Autoformazione”, in RdA
2 (1927) 1-2.
[8]
Cfr. G.FANELLO MARCUCCI,Sorvegliato
speciale. Sturzo a Londra nel mirino dell’Ovra, Rubettino, Soveria Mannelli
2006.
[9]
Cfr. Archivio centrale dello Stato, Ministero dell’interno, Direzione generale
degli Affari di Culto, busta 114, fascicolo 170;Direzione Generale Affari
riservati. Pubblica sicurezza A/1, busta n. 47.
[10]
ACS,Ministero dell’Interno, Direzione Generale affari di Culto,busta 114,
fascicolo 170.
[12] Appunto del 13 gennaio 1932 in , Archivio
centrale dello Stato, Direzione centrale della Pubblica Sicurezza, Direzione Affari Generali e Riservati, Sez I, Casellario
Politico Centrale, busta 4980,
fasc.29392”Sturzo don Luigi fu Felice”.
[13] «[…] l’uomo non pensa nel
vuoto o nel puro isolamento, ma pensa nella storia […] la storia si identifica
con la filosofia, la quale è la metodologia della storia, la morale, la
normativa della stessa storia, l’arte, l’esteticità dell’unica storia». Id., Il Pensiero dell’avvenire, Vecchi, Trani 1930, 248.
[14]
S.LATORA, Sturzo Mario,in Dizionario Enciclopedico dei pensatori e dei
teologi di Sicilia.Secc.XIX e XX, vol VI,Salvatore Sciascia editore,
Caltanissetta-Roma 2010,3062.
[15] Suprema Sacra Congregazione del Santo Offizio, Lettera a Mons. Mario Sturzo del 17
gennaio 1931 (prot. 1796/28), in Ibid, ff. 8-9 (Appendice 3).
[16] Cfr. “La produzione
intellettuale e nuove pubblicazioni in Italia”, in Civiltà Cattolica 2 (1931) 55-56.
[18] «La Suprema Sacra Congregazione del S. Offizio
comunica: Sua Eccellenza Rev.ma Mons. Mario Sturzo, vescovo di Piazza
Armerina,dietro richiamo della Sacra Congregazione del S. Offizio, ha inviato
la seguente ritrattazione: “Io sottoscritto intendo di ritrattare come di fatto
ritratto con la presente, tutto ciò che ho scritto e pubblicato nei libri,
nella ‘Rivista di Autoformazione’ e nella Rivista ‘La Tradizione’ di Palermo
contro la dottrina cattolica e contro ciò che la Santa Sede e i Sommi
Pontefici, specialmente negli ultimi tempi hanno inculcato, raccomandato e
comandato per lo studio della Filosofia Scolastica nei Seminari». Id., “Comunicazione”, in L’Osservatore Romano del 19 aprile 1931,
3.
[21] Si vedano in particolare
i sonetti “Il mistero dell’infinito”,
“La bellezza di Maria”, “Le vie di Dio”, “Verso il giudizio”, “A Maria”, in M. Sturzo, Il mio
canto, Vecchi, Trani 1932, 23-34.
[22]
Cfr. G. Jacono, “Elogio funebre”,in
Id., In memoria di Mons. Mario Sturzo, vescovo di Piazza Armerina,
Tipografia Pontificia, Palermo 1942, 213.
[23] «Vivono veramente in Dio
coloro che a Dio rivolgono il loro pensiero amoroso e riconoscente e ne
traggono il nutrimento delle loro opere, cioè, che così vivono in Dio, d poter
dire che vivono di Dio». Id., La vita in Dio, cit., 91.
[24] «Che la vita umana si
debba concepire come attività non separata da Dio, non indipendente da Lui, e
che i nostri rapporti con Dio non si possono limitare a soli atti di culto, non
è solamente una legge del cristianesimo, ma anche […] di natura; […] che ci è
nota non solo per la Rivelazione, ma anche per la ragione; […] E’ una legge
fondamentale, universale, essenziale, una di quelle leggi che si attuano per
tutto e sempre e che solo possono essere non già ignorate, ma negate per
degenerazione di pensiero». Id., Il giorno del Signore, Tipografia
San Giuseppe, Asti 1934, 8.
[25] «Oh destarsi dell’alma
giovinetta/ Alla vita d’amore, oh primo incanto/ Del bene, oh ben che ci
commuovi al pianto/ Nella gioia che fa balzarci il petto/ In nuovo ritmo il
cor, oh benedetto/ Flusso di luci, rifluir di canto/ Misterioso oh giorno
atteso tanto/ Oh attender che non ha miglior diletto./ In quella singolare
primavera/ Io non m’accesi per caduco fiore/ Né qui sognava la delizia vera./
“Padre sarò dell’alme cui l’oblio incolse”/ Io mi dicea “del Primo Amore,/ Ed
io darò nuovi figlioli a Dio». Id.,
“Il primo amore”, in RdA 6 (1928) 300.
[26] «Che cos’è l’amor che
vivo in me s’accende/ E mi fa lieto o mesto o mi tortura/ O mi fa gir diritto o
alla ventura/ O asseconda altro amor o vi contende?/ Se cerco intorno quando si
distende/ L’immenso variar della natura,/ Quando rapido passa o quando dura,/ O
veggono gli occhi od il pensier intende,/ Tutto m’alletta e suscita il desio,/
Nulla m’appaga, poi che l’ho raggiunto,/ Oggi è il ricordo fervido, l’oblio/ Muto
doman, il lutto ovver la festa,/ Gagliardo e lasso in un medesmo punto,/ Né il
desiar si logora o s’arresta». Id.,
“L’Amore”, in RdA 1 (1929) 56.
[27] «Mi dai l’amor onde ogni
amor s’accende,/ Mi dai la gioia ch’ogni gioia accende,/ Luce m’infondi per cui
l’alma vede[…]. E’ luce e amor che, più risplende ed arde,/ Più fortemente
l’anima tortura./ Oh tormentoso gaudio, oh vita, oh morte,/ Ore fuggenti, ore a
trascorrer tarde,/ Quando più lieta fu la nostra sorte». Id., “Amore e dolore”, in Ibid., 257.
[28] «Il problema della vita
interiore, filosoficamente non è che il problema dell’educazione, considerata
come autoeducazione […] proprio perché non è assolutezza, ma rapportualità […]
questa ha il suo fine ultimo nella vita mistica e nella conoscenza intellettiva
di Dio». M. Sturzo, Problemi di filosofia dell’educazione,
Vecchi, Trani 1930, 207.
[29]
M:STURZO, L’apostolato della paternità,
in “L’angelo della famiglia” n.7, luglio 1938,3-4.
[30] «Il vescovo grande e
umile il giorno stesso dell’arrivo dell’Osservatore Romano nelle sue mani,
disse al rettore del seminario: raduna i chierici, leggi loro il monito
pontificio, che io accolgo in pieno, e dì loro che imparino dal vescovo ad
essere obbedienti». Cfr. G. Jacono, “Elogio
funebre”, cit., 13.
[31] «Molto dolore mi ha
procurato la morte di Lui che amavo e stimavo da parecchi anni. E sono sicuro
che dal Paradiso ci assisterà e ci proteggerà nei nostri studi e nel nostro
modesto apostolato. Anche P. Gemelli fu dalla notizia profondamente
rattristato; e tutti noi prendiamo parte alla tristezza accorata che, non solo
la diocesi di Piazza Armerina, ma l’Italia colta sente per questa dipartita». F. Olgiati, Telegramma, in G. Jacono, “Elogio
funebre”, cit., 20.