Amicizie pericolose e insulti verso uno dei massimi simboli della lotta alla mafia. E' bufera su Fabrizio Miccoli, il capitano del Palermo scivolato maldestramente sulle sue frequentazioni con il nipote di Matteo Messina Denaro e con il figlio del boss della Kalsa, Antonino Lauricella, detto 'Scilluntuni', con cui si divertiva a cantare 'Quel fango di Falcone'. E dopo mesi di polemiche la Direzione distrettuale antimafia di Palermo ha preso una decisione. Il bomber dovrà essere interrogato. E non come testimone, ma come indagato. Ieri, gli investigatori del centro operativo Dia di Palermo hanno notificato al giocatore un avviso di garanzia, che ipotizza due reati pesanti: estorsione e accesso abusivo a un sistema informatico. La prima contestazione è una clamorosa novità: il capitano rosanero avrebbe commissionato al suo amico Mauro Lauricella, il figlio del boss della Kalsa, il recupero di alcune somme dai soci di una discoteca di Isola delle Femmine. E i modi di Lauricella junior sarebbero stati piuttosto bruschi. La seconda accusa, per cui Miccoli era già stato iscritto nel registro degli indagati due mesi fa (come anticipato da Repubblica il 14 maggio) si riferisce invece a quattro schede telefoniche. Il capitano rosanero avrebbe convinto il gestore di un centro Tim a fornirgli alcune sim intestate a suoi clienti. Una di queste schede fu poi prestata a Lauricella junior nel periodo in cui il padre era latitante. Le accuse nascono proprio dalle indagini finalizzate alla ricerca di Antonino Lauricella, il re della Kalsa poi arrestato dalla polizia nel settembre 2011. Per molti mesi la Dia tenne sotto controllo Mauro Lauricella, anche intercettando le quattro misteriose schede telefoniche di cui adesso deve rispondere Miccoli. Fra quei dialoghi non emersero conversazioni utili per la ricerca del capomafia della Kalsa, ma sono saltate fuori le relazioni pericolose del giocatore del Palermo. Al telefono, Miccoli e Lauricella insultavano persino il giudice Giovanni Falcone: "Quel fango di Falcone", canticchiavano i due amici su un Suv mentre sfrecciavano per le vie di Palermo. E al telefono davano appuntamento a un altro amico in modo davvero singolare: "Vediamoci davanti all'albero di quel fango di Falcone". Toni che stridono con quelli usati da Miccoli durante le partite del cuore, quando dedicava i suoi gol proprio a Falcone e Borsellino. Reazioni. Parole che suscitano l'indignazione di Maria Falcone, sorella del magistrato: "Non ho aggettivi per qualificare Miccoli, anzi ritengo che non valga nemmeno la pena di spendere una parola", dice Maria Falcone. "Che una persona dello sport e dello star system, che ha partecipato alle Partite del Cuore, quando dedicava i suoi gol proprio a Falcone e Borsellino, si esprima in quella maniera - aggiunge Maria Falcone - è davvero inqualificabile. Si vede - prosegue - che preferisce i boss alla legalita'". "Ha dimostrato - conclude - scarsissima sensibilità. Era meglio non partecipare a quelle manifestazioni". "Le parole di Miccoli su Giovanni Falcone sono sconcertanti, così come sono inaccettabili le sue frequentazioni mafiose", scrive su Twitter il senatore Giuseppe Lumia, capogruppo del Pd in Commissione giustizia. Duro anche il commento di Sonia Alfano, presidente della Commissione antimafia europea e dell'Associazione nazionale familiari vittime di mafia: "Palermo non è la città di Lauricella, Riina e i Graviano: è la città di Falcone, Borsellino, Giaccone, Agostino, Iannì, Domè e moltissime altre vittime innocenti che la mafia l'hanno combattuta a viso aperto! Le dediche di Miccoli ai giudici uccisi dalla mafia oggi suonano come delle vere e proprie prese in giro. Andrebbe radiato dal mondo del calcio". Dello stesso avviso Gianpiero D'Alia, ministro della Funzione pubblica: "Non può continuare a giocare perché ha tradito la fiducia di migliaia di tifosi che in lui, capitano del Palermo, hanno visto un esempio in cui identificarsi". "Auspichiamo che sia lo stesso calciatore a fare immediata chiarezza su quanto accaduto", ha detto Danilo Leva, presidente del forum Giustizia del Partito Democratico, "un giocatore di calcio è un idolo per tanti giovani, e questo comporta precise responsabilità. Ci si aspetterebbe che fosse un esempio positivo e un modello di comportamento da seguire, evitando di cadere in affermazioni che feriscono il Paese, la Sicilia e Palermo, quella città cui Miccoli deve gran parte della sua fama e del suo successo". E scatta anche il 'cartellino rosso' dei tifosi rosanero delusi dal 'Romario del Salento' che nei social network lo condannano senza appello. "Ora ti scordi la Sicilia", reagisce un tifoso sulla pagina Facebook di Miccoli, comunque in partenza, anche per l'insofferenza crescente di patron Zamparini legata proprio agli sviluppi dell'inchiesta. "Una feccia? Sei una merda", gli urla una giovane. "E' un demente e con lui quelli che lo acclamano", qualcuno scrive su Twitter. Per altri il simbolo di un "calcio marcio". "La società del Palermo rescinda subito il contratto", esorta un tifoso. "Delusione infinita", incalza un altro.
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Un abbraccio e tanta serenità.
Agostino Sella