Sig. Presidente, Signori consiglieri, Sig. Sindaco di Piazza Armerina, Sigg. Sindaci di Aidone, Leonforte, Valguarnera, Sigg. Sig. delegato del Comune di Pietraperzia, Sigg. Sindacalisti presenti siamo all’epilogo di una tragedia annunciata: il piano di rientro dal deficit sulla spesa sanitaria della Regione Siciliana è stato approvato con riserva dal Governo nazionale e già è stata manifestata grande soddisfazione dal Governo regionale.
Noi non lo sapevamo - penso che neanche i cittadini della nostra provincia lo sapevano -.
Sembra una battuta , ma invece è la cruda realtà!
In effetti con una lettura attenta del piano di rientro presentato al Governo nazionale dalla Regione appare evidente la sperequazione subita dalla Provincia di Enna ( ma debbo dire anche di Caltanissetta, Agrigento e Trapani ), che può trovare una spiegazione logica solo ipotizzando un errore di calcolo!
Quale sarà la ricaduta sui tre ospedali della ASL 4, che incorporerà l’Azienda ospedaliera di Enna?
Tralasciando di fare riferimento ai crudi numeri ripetutamente rappresentati anche sulle pagine della stampa provinciale dei due quotidiani più letti dalla nostra comunità, in pratica - se non interverranno variazioni sostanziali nel corso dell’approvazione all’Assemblea regionale e questo sarà il compito dei rappresentanti provinciali nella deputazione regionale ! ) rimarranno in vita solo due ospedali - di cui uno ridimensionato - probabilmente uno a nord e uno a sud della provincia con le caratteristiche dell’ospedale per acuti come siamo abituati a considerare, cioè di un ospedale che soddisfi le esigenze dell’urgenza e dell’emergenza, oltre le esigenze dell’ordinario appropriato.
E a proposito di non appropriatezza o rischio di non appropriatezza – mi scuso coi non addetti ai lavori - c’è da dire che il Governo regionale punta molto sulla riduzione dei ricoveri impropri, cioè di quei ricoveri che non vengono considerati strettamente necessari e che sono stati individuati nelle specifiche diagnosi dall’Assessorato e contestati ai vari ospedali della Regione, per giustificare in parte la riduzione dei posti letto per acuti nella nostra Provincia.
Il problema nasce se consideriamo il dato che presso l’Ospedale di Piazza Armerina non ci sono ricoveri inappropriati o se ci sono si possono contare in tutto sulle dita di una mano o al massimo di due mani.
Non ho notizie dirette sugli altri due ospedali della provincia, né conosco, neanche indirettamente, i dati dell’Azienda ospedaliera di Enna, dove pare che i ricoveri impropri di quest’ultima siano abbastanza elevati.
Quindi il piano prevede due ospedali per acuti - uno a nord e l’altro a sud della provincia - e gli altri due declassati a stabilimenti ( li chiama così il piano di rientro ) che si occuperanno uno di lungo-degenza ( e l’altro ?).
La riabilitazione sarà di competenza di una struttura privata presente nella nostra provincia e convenzionata col SSN che avrà una dote di oltre cento posti in più, rispetto agli attuali e rispondenti per il vero alle effettive esigenze di riabilitazione e di gestione dei portatori di handicap.
La riduzione dei posti letto, la contemporanea mancata sostituzione di personale che va in pensione, gli accorpamenti ecc. tutti insieme determinano un ridimensionamento dell’organizzazione e dell’offerta di salute dei nostri ospedali, che si traduce in una effettiva riduzione dei costi sulla rete ospedaliera che il piano di rientro ha quantificato fino al pareggio.
Questo è vero solo sulla carta, perché i costi di gestione dei servizi - dalle strutture architettoniche, alla pulizia, al riscaldamento, al personale - rimangono fissi, perché fortunatamente il personale a contratto a tempo indeterminato non può essere mandato a casa sic et simpliciter, ma caso mai convertito nelle competenze che dovrà acquisire e che hanno anche queste un costo.
Personalmente - ma penso anche dalla maggior parte di coloro i quali mi stanno ascoltando - ritengo questo un piano solo di rientro dal deficit accumulato in anni di scriteriata gestione clientelare della Sanità siciliana nelle aree metropolitane, dove ha potuto imperare anche
Perché a fronte della riduzione dei posti letto e relativa riduzione dei costi scientificamente elaborata dalla commissione di esperti e atta a favorire ancora le aree metropolitane, non viene offerta alla nostra collettività un corrispettivo territoriale capace di soddisfare la domanda di salute , in atto garantita dalla organizzazione della rete ospedaliera della Provincia di Enna, mancando una adeguata organizzazione territoriale che è ferma alla fase di istituzione e non attivata.
Ci siamo chiesti come mai l’Assistenza Domiciliare Integrata non è mai partita nella nostra provincia?
E poi quali sono i servizi territoriali - per essere classificati tali dovrebbero avere una stratificazione capillare sul territorio - che si occupino veramente di prevenzione delle malattie, non solo quelle metaboliche e penso all’obesità, al diabete, ma anche all’ipertensione, o quali i servizi capaci di dare risposte ai soggetti affetti da Alzheimer, da Parkinson, da sclerosi a placche o multipla e che dire dei soggetti affetti da psicosi sulle spalle delle povere famiglie oppure ancora servizi capaci di attuare un vero percorso di educazione alla salute, affidata ancora solo alla buona volontà del singolo o di associazioni di volontariato.
Cosa fa il piano cosiddetto di riordino della rete ospedaliera e dei servizi territoriali?
Semplicemente istituisce sulla carta i Presidi Territoriali di Assistenza, naturalmente con una sigla la “PTA”, garantendo i Livelli Essenziali di Assistenza con un’altra sigla già vigente i “ LEA “ e i livelli Essenziali di Assistenza socio-sanitaria e sociale “ LIVEAS “, specificandone i compiti attraverso il ricorso alle:
1. UTAP ( Unità Territoriali di Assistenza Primaria) che consiste nella funzione di continuità assistenziale notturna e/o a chiamata e come supporto alla lungo assistenza, in cui sarà coinvolta la medicina di base.
2. ADI integrata (toh chi si rivede!) e di 2° livello ( malati terminali )
3. Diagnostica specialistica, con ambulatori attrezzati anche per la piccola chirurgia d’emergenza; ( in questo caso bisogna capire e definire il piccolo intervento d’urgenza )
4. L’istituzione - per conversione dei posti letto- di RSA ( residenze sanitarie assistite ), che si occuperebbero di riabilitazione, di patologie croniche, Alzheimer ecc.
Tutto bello nelle intenzioni, ma riflettiamo un attimo sul concetto di servizio territoriale sanitario.
Si tratta di un sistema organizzativo che dapprima deve essere istituito, poi deve essere individuata la struttura ospitante ( ma questo non è difficile, tanto ci sono due stabilimenti! ) e successivamente attivato e poi ancora gestito. Per la gestione è necessario il ricorso a risorse non solo strumentali, ma anche di personale che in atto ha una formazione ospedaliera e che deve necessariamente essere ri-formato a competenze di assistenza territoriale.
Ma per avere a disposizione le risorse per la gestione dei servizi è necessario il ricorso a risorse economiche che ne permettano il finanziamento e nel nostro piano non sono indicati i costi, né ci è dato sapere se esiste o è in preparazione un allegato.
Il tutto condito con l’assoluta mancanza di indizi o confidenze che possano permettere un presa di coscienza per lo meno da parte degli addetti ai lavori.
Alla luce di quanto detto, nella mia qualità di consigliere comunale del gruppo unico del PD, di componente del Comitato cittadino per la salute e dell’osservatorio permanente ospedaliero, condivido il documento di analisi e di proposte a firma dell’osservatorio permanente ospedaliero, che servirà nelle premesse alle azioni che questo Consiglio Comunale intraprenderà a difesa della struttura per garantire alla collettività il diritto alla salute nell’ordinario e nelle urgenze-emergenze.