mercoledì 19 maggio 2010

Una continuità ……“pietrificata”!

di Anna Maria Di Rosa, docente IIS “E. Majorana”

Ho letto con attenzione ed interesse le considerazioni, peraltro condivise, della collega Rosanna Curcuraci, essendo esse un’ ideale prosecuzione di una conversazione tra un gruppo di docenti, i quali non avevano potuto fare a meno di riflettere sul senso di abbandono e di degrado diffuso, che è percepito un po’ da tutti nella nostra città, specialmente quando si esce dal territorio e si ha modo di confrontare la nostra realtà con quella di altre cittadine siciliane, per esempio del ragusano, o del trapanese, o del siracusano, ecc.. i cui centri storici sono stati recuperati e rinnovati da sapienti restauri conservativi, curati con la pulizia degli spazi urbani e con la riqualificazione delle aree destinate a verde pubblico, divenute in questi ultimi anni molto accoglienti dal punto di vista turistico sia per le variegate offerte di svago e di intrattenimento, sia anche per la varietà di prodotti enogastronomici garantiti da speciali marchi DOC.


Purtroppo questo non accade nella nostra città, dove le iniziative sono da anni casuali ed improvvisate, e , cosa ancora peggiore, dove tutto resta incompiuto: vedi Villa Garibaldi (prezioso orto botanico dell’annesso convento francescano e splendido esempio, un tempo, di giardino all’italiana), devastata da un restauro distruttivo e abbandonata ad un malinconico degrado.

Mi sono chiesta più volte, visitando le chiese siciliane e non, come mai fossero tutte così ricche di arredi risalenti a diverse epoche storiche e, pur realizzati con materiali e stili diversi, conservati gelosamente al loro posto. Lo stesso non può dirsi delle nostre chiese, dove ti vergogni di portare un ospite in quanto, per la visione molto personalistica di preti, architetti ed esperti degli Enti preposti al restauro, si mescolano pavimentazioni pseudoantiche con tetti lignei o altari settecenteschi ( Chiesa di S. Pietro e del Carmine), si eliminano lampadari antichi e si sostituiscono con lucide copie che fanno bella mostra di sé, si sostituiscono preziose “ Via crucis” d’epoca per mettere al loro posto manufatti in ceramica, che nulla hanno a che vedere con lo stile della Chiesa.

E che dire delle case dipinte in rosa confetto e giallo pulcino, che “fanno colore” sotto la Cattedrale o tra il Castello Aragonese e il Palazzo Velardita?

Se chiedi, ti rispondono che quei colori li dà la Soprintendenza. Ma posso mai credere che un Ente, preposto al recupero ed alla valorizzazione dei beni, possa poi consigliare quegli obbrobri?

Preferisco pensare che la causa si deve ricercare nella mancanza di controlli severi e rigorosi, nella mancanza di un regolamento da fare rispettare a tutti i cittadini, alle ditte che eseguono i lavori, ai direttori dei lavori che avvallano certe scelte oggettivamente prive di gusto: un regolamento, attraverso il quale non sia consentito di sostituire i portali in pietra arenaria in Via La Malfa con bianchi ventagli giapponesi, o scalini antichi con lucido granito rosso o nero, o portoni ed infissi in legno con altrettanti variopinti arredi in alluminio anodizzato oro o argento….

Un regolamento che la Fidapa, da me presieduta nel lontano 1996, quando furono istituite alcune manifestazioni che avevano la presunzione di attirare turisti e creare pubblicità alla città (Cortili e balconi fioriti, presepi nel tempo e nel mondo, ecc..) propose all’amministrazione di allora, per bloccare uno scempio che cominciava ad essere messo in atto nell’indifferenza generale.

Ritengo che la Fidapa - e con Lei le altre associazioni - sia ancora disponibile a collaborare con l’amministrazione di oggi, affinché si possa stilare un regolamento che tuteli la nostra città da altri scempi, in quanto i nostri beni, se opportunamente sfruttati, potrebbero essere un vero volano per l’economia.

Chi sono

Qualcuno, di cui non ho molta stima, mi chiama "Architetto di Dio". La cosa, però, mi piace. Dicono che sono un architetto eclettico ed un pò anomalo. Il mio lavoro è a metà tra i restauri ed il turismo. Sono cooperatore salesiano e amo Don Bosco. Sono sposato con Cinzia che amo. Abbiamo tre figli, Gabriele Samuele e Gaia. Se vuoi scrivermi ecco la mail architettodidio@gmail.com


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"Il senso di inquietudine mi insegue sempre e quando mi pare di aver colto una certezza ricado nell'assoluto smarrimento. Mi chiedo: sono al posto giusto, al momento giusto? Boh! che casino è la VITA e quanto doloroso è questo cammino di scoperta dell'Assoluto che c'è in noi!"

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