Abbiamo ancora nel cuore e nella mente le suggestioni del Natale e, a distanza di un solo giorno, la liturgia ci presenta già la Festa della Santa Famiglia di Gesù, Maria e Giuseppe. Sì, la festa della Santa Famiglia e, quindi, anche la festa delle nostre famiglie.
Una cosa è certa, quando si parla di famiglia, la nostra mente di solito pensa ad un papà, a una mamma, a dei figli ed è anche il tipo di famiglia che ci viene presentato nelle letture di questa festa,in cui Dio vuole ricostruire la sacralità e l’inviolabilità dell’amore.
Così ha esordito don Mirko nell’omelia di questa festa e subito chiamando i bambini che frequentano il catechismo parrocchiale con interventi diretti ha messo in risalto l’insegnamento della Parola di Dio proclamata.
La prima lettura insegna come la fede in Dio e l’obbedienza alla sua parola possono cambiare il cammino della nostra vita.
Nella seconda lettura l’Apostolo Paolo ci consegna una precisa esortazione morale fondata su misericordia, bontà, umiltà, mansuetudine, umiltà, pazienza e perdono, e ci chiarisce ancora di più su cosa è necessario che si fondino i rapporti familiari e sociali. La parola di Cristo è al centro e genera amore vicendevole e obbedienza reciproca fra marito, moglie e figli, così da poter vedere realizzata la promessa del Signore.
Mentre la riflessione più immediata del Vangelo porta a vedere la figura di questo padre di famiglia, Giuseppe, indissolubilmente legata al bambino Gesù, la cui vita è in pericolo fin dall’inizio “Venne fra la sua gente ma i suoi non l’hanno accolto”- dice l’evangelista Giovanni. Giuseppe, di cui il Vangelo non riporta nessuna parola, ma solo azioni, ci appare un uomo obbediente ai messaggi di Dio, docile alla sua volontà, che con prontezza si fida del piano divino. Forse non lo comprende appieno, ma riconosce che i suoi “sogni” sono “segni” di Dio, perché lo invitano ad aprirsi e non a chiudersi, a pensare agli altri e non a se stesso, ad una vita “PER” e non ad una vita “SENZA”.
Le decisioni di Giuseppe mostrano che gli sta a cuore il bene di Gesù e di Maria sua madre, sopra ogni cosa. L’interesse altrui, il bene altrui: questo sta alla base degli avvertimenti di Dio e del modo di pensare e di agire di Giuseppe. Giuseppe diventa oggi per ognuno di noi una provocazione che ci interpella e ci mette in discussione su un modello di paternità, che si presenta come DONO di Dio e DONO di sé, in una relazione costante e docile alla volontà di Dio e ai suoi disegni. Giuseppe non fa nulla senza prima averlo “pesato” davanti a Dio, per fare ciò che gli è gradito. E noi?
Oggi molte famiglie delegano questo incarico ad altri (la scuola, la parrocchia o varie associazioni), ma sappiamo che la testimonianza dei genitori è insostituibile e non deve essere delegata ad altri.
Prima della benedizione finale ha fatto rinnovare in presbiterio a circa quaranta famiglie le promesse matrimoniali, sottolineando come il ruolo della paternità e maternità è unico, insostituibile e non delegabile ad altri.
Attraverso questa esaltante esperienza don Mirko implicitamente ha fatto comprendere che:
La famiglia diventa il luogo umano, storico, e concreto dove Dio e l’uomo possono rispecchiarsi, l’uno nella realtà dell’altro, e riconoscere l’uno i riflessi, le pieghe, i risvolti dell’amore dell’Altro.
Senza la circolarità dell’amore ogni realtà familiare finisce, prima o poi, con il dover emigrare verso terre di tristezza, di scoraggiamento e di frustrazione.
Alla fine don Miroslaw Janiak ha fatto dono a tutte le famiglie che hanno celebrato la Liturgia Eucaristica di quest’ultimo spunto di riflessione: Un uomo e una donna chiesero a Dio: “cos’è il matrimonio?”. Dio rispose: “un bel legame tra noi tre”.
Chi sono
Qualcuno, di cui non ho molta stima, mi chiama "Architetto di Dio". La cosa, però, mi piace. Dicono che sono un architetto eclettico ed un pò anomalo. Il mio lavoro è a metà tra i restauri ed il turismo. Sono cooperatore salesiano e amo Don Bosco. Sono sposato con Cinzia che amo. Abbiamo tre figli, Gabriele Samuele e Gaia. Se vuoi scrivermi ecco la mail architettodidio@gmail.com
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"Il senso di inquietudine mi insegue sempre e quando mi pare di aver colto una certezza ricado nell'assoluto smarrimento. Mi chiedo: sono al posto giusto, al momento giusto? Boh! che casino è la VITA e quanto doloroso è questo cammino di scoperta dell'Assoluto che c'è in noi!"
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