Bengodi dei rimborsi elettoraliAi partiti un tesoretto da 2 miliardi
Alessia Gozzi
ROMA
IN TEMPI di ‘lacrime e sangue’ vedere snocciolate le cifre dei tesoretti incassati dai partiti sotto forma di rimborsi elettorali fa un certo effetto. Soprattutto se i finanziamenti arrivano a partiti già estinti (leggi Margherita). Ancor più se poi si scopre che questi soldi, pagati dai contribuenti, vengono ...
ROMA
IN TEMPI di ‘lacrime e sangue’ vedere snocciolate le cifre dei tesoretti incassati dai partiti sotto forma di rimborsi elettorali fa un certo effetto. Soprattutto se i finanziamenti arrivano a partiti già estinti (leggi Margherita). Ancor più se poi si scopre che questi soldi, pagati dai contribuenti, vengono gestiti piuttosto allegramente. Si parla di oltre 2,2 miliardi di euro incassati dalle forze politiche dal 1994 al 2008, che salgono a quasi 6 miliardi se si parte dal 1974, anno di introduzione del finanziamento pubblico ai partiti.
UN REFERENDUM plebiscitario lo abolì nel 1993 ma la casta se lo reintrodusse nel 1994 sotto forma di rimborsi elettorali. Un sistema che oggi vale la bella cifra di 200 milioni di euro all’anno. Se a tutto questo si aggiungono i soldi ai gruppi parlamentari, gli stipendi di senatori e deputati e (dulcis in fundo) i finanziamenti a giornali di partito, si capisce bene come i partiti siano aziende che non conoscono crisi. Almeno dal punto di vista economico. Politicamente, invece, la musica cambia.
L’ultimo bubbone scoppiato è quello dell’ex Tesoriere Dl, Luigi Lusi. Lui confessa di aver sgraffignato dalle casse del partito 13 milioni di euro, la Procura gliene contesta almeno 20. E i restanti 180 incassati dal finanziamento al partito? Non si sa bene come siano stati spesi. E qui entra in campo il nodo della trasparenza nella gestione dei fondi pubblici: nel 1997 è stato introdotto per legge l’obbligo del bilancio per i partiti che però è sottoposto alla verifica della presidenza della Camera (che può fare solo un controllo formale) mentre la Corte dei Conti accerta solo il rendiconto delle spese elettorali.
Il voto appunto. Le urne costano ai cittadini italiani la bellezza di 10,5 euro pro capite, per restare alle elezioni del 2008: 503 milioni di euro di rimborsi a fronte di 110 milioni di costi concreti dei partiti. Questo perché il meccanismo di assegnazione non si basa sull’effettiva spesa sostenuta dalle forze politiche in campagna elettorale: il rimborso viene ripartito percentualmente in base ai seggi ottenuti, basta superare la soglia dell’1% dei voti validi. Esistono quattro fondi (per Camera, Senato, Parlamento europeo ed elezioni regionali) a ognuno dei quali viene erogato un euro per ogni iscritto alle liste elettorali della Camera.
Una beffa per i cittadini che si è perfezionata nel corso degli anni. Sì, perché con la legge 51 del 2006 i rimborsi vengono versati per tutta la durata della legislatura indipendentemente dal fatto che essa si interrompa anticipatamente. Ma ancora prima, una legge del 2002, equiparava le 4mila lire dei rimborsi a 5 euro. Così i partiti sono stati l’unica ‘azienda’ che non ci ha perso un centesimo con l’abbandono della cara vecchia lira. Partiti leggeri o meno, i rimborsi rappresentano tra l’80 e il 99% dei loro bilanci, sarebbe quindi una questione di democrazia permettere ai cittadini di sapere esattamente come vengono utilizzati.
IN PARLAMENTO giacciono almeno sette disegni di legge per riformare il sistema del finanziamento ai partiti. Ma se ne parla solo quando scoppia l’ennesimo scandalo, per poi riconsegnarli all’oblio. «I partiti non possono più fare finta di niente. Lo scandalo Lusi segna un punto di non ritorno», tuona Massimo Donadi invitando il Parlamento ad esaminare il ddl dell’Idv. Tutti d’accordo? Forse. Ma sarà bene che i partiti facciano qualcosa per arginare la deriva anti-casta che fa dire a troppi italiani: «Tanto sono tutti ladri».
mercoledì 14 marzo 2012
COME SONO FORTUNATI ..IN ALTRI PAESE LI AVREBBERO PRESI A CALCI NEL SEDERE
Chi sono
Qualcuno, di cui non ho molta stima, mi chiama "Architetto di Dio". La cosa, però, mi piace. Dicono che sono un architetto eclettico ed un pò anomalo. Il mio lavoro è a metà tra i restauri ed il turismo. Sono cooperatore salesiano e amo Don Bosco. Sono sposato con Cinzia che amo. Abbiamo tre figli, Gabriele Samuele e Gaia. Se vuoi scrivermi ecco la mail architettodidio@gmail.com
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"Il senso di inquietudine mi insegue sempre e quando mi pare di aver colto una certezza ricado nell'assoluto smarrimento. Mi chiedo: sono al posto giusto, al momento giusto? Boh! che casino è la VITA e quanto doloroso è questo cammino di scoperta dell'Assoluto che c'è in noi!"
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