Impariamo, senza mezzi termini, a chiamare le cose con il loro nome.
Questo governo non è un governo “tecnico” ma la forma più viscida e squallida di governo “politico” che questa sfortunata democrazia italiana abbia avuto dalla fine della guerra. I componenti del governo sono le espressioni più spudorate e volgari di quella oligarchia tecnocratica, economicista, locupletatrice e plutocratica che domina il mondo finanziario e della speculazione finanziaria che ha determinato la crisi globale. Per paradosso siamo governati proprio da quelli che hanno rovinato i cittadini e i lavoratori. Quella che vogliono fare passare come “riforma” del mercato del lavoro è il più grande imbroglio che sia stato elaborato, a memoria d’uomo, sulle spalle del povero lavoratore stordito e narcotizzato dai sindacati confederali, che rimane la vittima preferita per lucrare sul suo sudore e sulla sua disperazione. Questo è un governo in cui i suoi componenti sono tutti straricchi e non sanno nemmeno minimamente cosa voglia dire precarietà e disagio sociale, cosa voglia dire la difficoltà financo di procurarsi un piatto di pasta o un chilo di pane. E la Fornero ha avuto pure il barbaro coraggio i piangere pensando ai poveri pensionati ai quali ha dedicato il suo primo pensiero affettuoso e aggraziato: uccidendoli e massacrandoli! Poverina!....Che cuore gentile!....Che donna! E Alfano l’ha pure incitata: …”Elsa, vai avanti, non ti preoccupare!.....Chè ti difendiamo noi del popolo delle libertà, …vai avanti perché stai facendo, finalmente, quello che avremmo voluto fare noi con Berlusconi ma, …poverino, non c’è riuscito!” Vergogna!......Stanno asservendo una nazione al volere e alle imposizioni dei governi di Francia e Germania!...Questo governo e la sua politica sono il proclama vivente del definitivo massacro sociale.
Essa contiene la piena libertà di licenziamento in tutti i settori lavorativi, pubblico impiego e scuola compresi; il trasferimento coatto da una Amministrazione all’altra dei dipendenti pubblici, con l’introduzione anche nel lavoro pubblico della cassa Integrazione; l’annullamento dei contratti nazionali e dei diritti del lavoro; il peggioramento ulteriore del sistema pensionistico; la svendita dei beni comuni cancellando gli effetti dei referendum su acqua, servizi pubblici e nucleare; la svendita del patrimonio naturale e artistico
collettivo. Il centrosinistra di fatto non si oppone al disastroso progetto, a parte qualche flebile lamento sulla libertà assoluta di licenziare.
Il 10% degli italiani/e possiede circa il 55% della ricchezza nazionale, con un patrimonio globale valutato intorno ai 5.000 miliardi di euro. Basta unatassa patrimoniale di un 1% per recuperare 50 miliardi di euro l’anno.L’evasione fiscale è stimata tra i 300 e i 400 miliardi di euro annui. Con i mezzi a disposizione, se li si usa davvero, un taglio, anche solo del 20%, metterebbe a disposizione circa 70 miliardi annui. La corruzione nelle strutture pubbliche, assaltate da un esercito di clientele, divora almeno 200 miliardi annui: impedendola anche qui almeno al 20%, otterremmo altri 40 miliardi di euro. Ponendo limiti alle “pensioni d’oro” si risparmierebbero miliardi l’anno; e lo stesso avverrebbe con la cancellazione delle missioni di guerra e la riduzione delle spese militari.
Già con solo questi cinque provvedimenti ci sarebbero oltre 200 miliardi annui in più, non solo per aggiustare il bilancio pubblico senza stermini sociali, ma per avere salari e
pensioni adeguate, investimenti importanti nella scuola e nella sanità pubblica, nei servizi sociali, nei beni comuni, nella tutela del patrimonio naturale ed artistico; si potrebbe porre
fine alla precarietà lavorativa, garantendo l’occupazione stabile, un reddito minimo per tutti/e e il benessere sociale.
Ma per farlo capire a questo governo di “sepolcri imbiancati” ci vuole la mobilitazione popolare e operaia. Ci vuole lo sciopero generale ad oltranza. Ma ci vuole tanto per capirlo?
Questa maledetta crisi non la deve pagare chi l’ha sempre pagata!...La deve pagare chi in tutti questi anni ha continuato ad arricchirsi alle spalle dei cittadini e dei lavoratori traditi.
Il coordinatore provinciale COBAS
Luigi Bascetta
Chi sono
Qualcuno, di cui non ho molta stima, mi chiama "Architetto di Dio". La cosa, però, mi piace. Dicono che sono un architetto eclettico ed un pò anomalo. Il mio lavoro è a metà tra i restauri ed il turismo. Sono cooperatore salesiano e amo Don Bosco. Sono sposato con Cinzia che amo. Abbiamo tre figli, Gabriele Samuele e Gaia. Se vuoi scrivermi ecco la mail architettodidio@gmail.com
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"Il senso di inquietudine mi insegue sempre e quando mi pare di aver colto una certezza ricado nell'assoluto smarrimento. Mi chiedo: sono al posto giusto, al momento giusto? Boh! che casino è la VITA e quanto doloroso è questo cammino di scoperta dell'Assoluto che c'è in noi!"
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