martedì 23 ottobre 2012

Il paese degli amici e gli amici degli amici

di GIAMPIERO ALFARINI
Quello che è accaduto qualche giorno fa, il taglio dell’albero in Piazza Gorizia, “ordinato” dall’assessore al verde pubblico, non può certamente sorprendere.
Rientra in un modus agendi di questo paese ormai consolidato negli anni, ossia quello di utilizzare strani strumenti per la conservazione e l’incremento del loro potere.
A tal proposito, voglio raccontarvi una storia, affinché i cittadini Piazzesi sappiano (se mai ce ne fosse bisogno) in che modo le azioni delle istituzioni pubbliche – che per definizione dovrebbero essere al di sopra delle parti – molto spesso, siano orientate da interessi personali e tese a favorire gli amici, o gli amici degli amici.

Sia ben chiaro! Se ometto di fare nomi per adesso, non è per paura di ritorsioni o per vigliaccheria; è solo perché vi sono in atto procedimenti giudiziari che lo sconsigliano.
Non appena sarà possibile, chiederò ad Agostino di raccogliere la mia testimonianza, in modo che la gente sappia come vengono buttati nel cesso i soldi dei contribuenti.
LA STORIA: In una c.da di Piazza Armerina, abita un essere (che definire umano equivarrebbe ad offendere il genere umano), che ha commesso tutti i reati ambientali codificati dalle leggi speciali in materia:
Deteneva sul suo terreno una quantità industriale di amianto in evidente stato di disfacimento, scarica liquami maleodoranti su suolo demaniale che attirano ogni sorta di insetto, ha edificato una oscena baracca abusiva su suolo demaniale, ha eretto muretti di blocchi di cemento nell’alveo di un fiume (che esiste solo sulla carta per intenderci), utilizza il predetto alveo come discarica di materiali edili.
Alcuni miei parenti che abitano a pochi metri dal soggetto in questione, mi hanno chiesto di intervenire (come legale) preoccupati per la loro salute.
Si badi bene; questa non è la solita controversia tra vicini per la definizione dei confini.
Qui c’è di mezzo la salute e non si guarda in faccia a nessuno!
Falliti i tentativi bonari, ho esposto (in modo formale) la questione agli organi competenti.
Si sono susseguiti pertanto, sopraluoghi del Corpo Forestale, Vigili Urbani, Ufficio Igiene Pubblica e numerosi avvertimenti (molto soft) al signore di “sanare” la situazione”, che non hanno portato a nulla di concreto.
Dimenticavo di dire che la persona è ben corazzata in quanto ad amicizie (politiche e non).
Finché, un giorno il tizio decide di smantellare i pannelli di amianto addirittura tagliandoli con il flex (immaginate le polveri che si diffondevano nell’ambiente e nelle case vicine) ed inizia a caricarli
sul cassone di un camion di una ditta non abilitata allo smaltimento di rifiuti speciali (sulla fiancata c’era scritto costruzione e montaggio grondaie) che, con tutta probabilità, avrebbe vuotato il materiale sul
ciglio di qualche strada della campagna di Piazza come sovente siamo abituati a vedere.
Da questo momento inizia un’immonda farsa con i rappresentanti delle istituzioni.
Telefono dapprima ai V.U. e chiedo di parlare con il comandante (non quello attualmente in carica).
Questi mi risponde di non avere mezzi a disposizione perché è giorno di mercato.
Avete capito bene!
Gli dico: “guardi comandante che le sto denunciando un grave reato in corso d’opera! Fra qualche minuto il camion se ne va e lei mi parla di mercato??!!
Resosi conto della cazzata che aveva detto e con voce tremula, mi invita a richiamare nel giro di pochi secondi per risolvere la situazione.
Frattanto chiamo (per diversi minuti) il Corpo Forestale di Piazza che neppure risponde al telefono.
Come ciò sia possibile ancora me lo chiedo.
Forse chi di dovere era a prendere un caffè!
Decido allora di chiamare un ispettore della Forestale di Enna di cui avevo il cellulare.
Gli spiego la situazione e mi rassicura che avrebbe pensato lui a prendere contatto via radio con
i colleghi di Piazza e che comunque, sarebbe intervenuta una pattuglia anche da Enna.
Detto, fatto!
Grazie all’intervento della Forestale di Enna ed in particolare di quell’Ispettore, in pochi minuti sono intervenuti i militari che hanno provveduto a denunciare il soggetto (oggi sottoposto a giudizio per 4 capi di imputazione) il titolare della ditta e a sequestrare il pericoloso carico.
Certo la cosa esigeva una vendetta.
Gli amici sono amici!
Non potendosi aggrappare a nulla di serio e su esposto dell’innominabile essere, una mia parente è stata dapprima sottoposta ad una indagine così accurata che neanche una operazione antimafia avrebbe richiesto (3/4 interrogatori, una serie infinita di sopraluoghi tecnici ecc.) con dispendio di uomini e mezzi pagati da noi contribuenti e poi denunciata per un reato ridicolo ed inesistente sulla base di una legge del 1904.
Ho fiducia nella magistratura e confido di chiarire nel processo questa grottesca vicenda.
La morale della storia è questa: se s’ignorano i reati per favorire gli amici, figuriamoci gli alberi!


A Salvo Montalto, tutta la mia solidarietà.

Chi sono

Qualcuno, di cui non ho molta stima, mi chiama "Architetto di Dio". La cosa, però, mi piace. Dicono che sono un architetto eclettico ed un pò anomalo. Il mio lavoro è a metà tra i restauri ed il turismo. Sono cooperatore salesiano e amo Don Bosco. Sono sposato con Cinzia che amo. Abbiamo tre figli, Gabriele Samuele e Gaia. Se vuoi scrivermi ecco la mail architettodidio@gmail.com


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"Il senso di inquietudine mi insegue sempre e quando mi pare di aver colto una certezza ricado nell'assoluto smarrimento. Mi chiedo: sono al posto giusto, al momento giusto? Boh! che casino è la VITA e quanto doloroso è questo cammino di scoperta dell'Assoluto che c'è in noi!"

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