Dopo Beppe Grillo, anche il giurista sconfessa il Presidente della Repubblica in un'intervista rilasciata al Fatto Quotidiano
È il governo a decidere sui caccia F-35: lo stabilisce
il Consiglio supremo di Difesa, organo presieduto dal presidente della
Repubblica, Giorgio Napolitano. Una scelta su cui il professore Stefano
Rodotà - che di Napolitano avrebbe potuto essere il successore come
candidato del Movimento 5 Stelle - nutre "dubbi fortissimi". Per varie
ragioni, spiega l'ex garante per la Privacy. Che in questa estate
passata al lavoro ha preso un paio di giorni per visitare la cattedrale
di Trani, capolavoro dell'architettura romanica, e "tornare a
riflettere, perché quello che ci diciamo non siano solo chiacchiere".
Cosa non la convince, professor Rodotà?
Partiamo dal cuore della questione: il Parlamento. Un luogo che negli ultimi cinque anni, e forse anche di più, è stato azzerato, trasformato in un guscio vuoto che si limita soltanto a ratificare i provvedimenti già presi dal governo. E proprio ora che tenta di recuperare il suo ruolo costituzionale - quello rappresentativo e di indirizzo - viene ancora una volta esautorato. Eppure siamo ancora, o almeno dovremmo essere, in una Repubblica parlamentare.
Una commissione parlamentare chiedeva di valutare meglio i pro e contro dei costosissimi cacciabombardieri. Ma questa prerogativa, si obietta dall'alto, non spetta alle Camere.
Io invece sono convinto di sì. In più, il Parlamento non ha disdetto l'ordine di acquisto, ha solo chiesto di valutarlo come è normale accada nei piani d'investimento pluriennali. Si tratta già di un compromesso molto blando: per questo insisto nel dire che quello a cui stiamo assistendo è sintomatico di una profonda distorsione del meccanismo istituzionale. Si dà un privilegio eccessivo al governo: quello di rendere le sue decisioni insindacabili. Il Consiglio supremo di difesa, però, sostiene che, secondo la Costituzione, le decisioni sul-l'ammodernamento delle Forze armate spettino all'esecutivo. Innanzitutto ricordiamo che quando al Colle c'era come presidente Francesco Cossiga hanno voluto definire i poteri e le competenze del Consiglio supremo, che è un organo di informazione e consulenza del presidente della Repubblica, e indirettamente del governo . Non solo queste prerogative non si estendono al Parlamento, ma di certo non può essere il Consiglio a imporre veti alle Camere. Proprio non gli compete.
Resta il fatto che ci sono dubbi interpretativi.
Forse sì. Ma, ripeto, in una Repubblica parlamentare i nodi vanno sempre sciolti a favore del Parlamento. Ed è responsabilità costituzionale del governo quella di salvaguardare il proprio rapporto con il Parlamento.
Il presidente Napolitano però sembra essersi profondamente irritato.
Non me lo spiego, dato che non vedo tentativi del Parlamento di esautorare il governo né, tantomeno, il capo dello Stato. Ora serve una seria discussione perché ad uscirne davvero male, in questa vicenda, è ancora una volta proprio il Parlamento.
Nella delibera del Consiglio si legge che, trattandosi di "decisioni operative e provvedimenti tecnici", la competenza specifica per decidere l'acquisto degli aerei F-35 spetti proprio al governo.
Non è così, per due motivi. È vero che il ministro della Difesa può intervenire con decreto, ma solo quando si tratta di provvedimenti finanziati da uno stanziamento di bilancio ordinario. In questo caso invece si tratta di ordini di spesa pluriennali, che devono essere rivisti di volta in volta e che di conseguenza devono essere sottoposti al Parlamento. Lo stabilisce una legge approvata nel 2012: è assolutamente legittimo che il Parlamento valuti piani pluriennali.
Legge che, tra l'altro, porta la firma proprio del presidente Giorgio Napolitano.
Infatti. E poi, soprattutto in un periodo di profonda recessione, mi pare difficile dare una lettura tecnica di queste spese. In questa fase di spending review, dove si tagliano i fondi a lavoro, scuola e salute, definire come impiegare le risorse è una decisione squisitamente politica. E in quanto tale spetta solo al Parlamento. E riflettere sull'acquisto di questi cacciabombardieri non può più essere un tabù.
Da Il Fatto Quotidiano del 07/07/2013.
Cosa non la convince, professor Rodotà?
Partiamo dal cuore della questione: il Parlamento. Un luogo che negli ultimi cinque anni, e forse anche di più, è stato azzerato, trasformato in un guscio vuoto che si limita soltanto a ratificare i provvedimenti già presi dal governo. E proprio ora che tenta di recuperare il suo ruolo costituzionale - quello rappresentativo e di indirizzo - viene ancora una volta esautorato. Eppure siamo ancora, o almeno dovremmo essere, in una Repubblica parlamentare.
Una commissione parlamentare chiedeva di valutare meglio i pro e contro dei costosissimi cacciabombardieri. Ma questa prerogativa, si obietta dall'alto, non spetta alle Camere.
Io invece sono convinto di sì. In più, il Parlamento non ha disdetto l'ordine di acquisto, ha solo chiesto di valutarlo come è normale accada nei piani d'investimento pluriennali. Si tratta già di un compromesso molto blando: per questo insisto nel dire che quello a cui stiamo assistendo è sintomatico di una profonda distorsione del meccanismo istituzionale. Si dà un privilegio eccessivo al governo: quello di rendere le sue decisioni insindacabili. Il Consiglio supremo di difesa, però, sostiene che, secondo la Costituzione, le decisioni sul-l'ammodernamento delle Forze armate spettino all'esecutivo. Innanzitutto ricordiamo che quando al Colle c'era come presidente Francesco Cossiga hanno voluto definire i poteri e le competenze del Consiglio supremo, che è un organo di informazione e consulenza del presidente della Repubblica, e indirettamente del governo . Non solo queste prerogative non si estendono al Parlamento, ma di certo non può essere il Consiglio a imporre veti alle Camere. Proprio non gli compete.
Resta il fatto che ci sono dubbi interpretativi.
Forse sì. Ma, ripeto, in una Repubblica parlamentare i nodi vanno sempre sciolti a favore del Parlamento. Ed è responsabilità costituzionale del governo quella di salvaguardare il proprio rapporto con il Parlamento.
Il presidente Napolitano però sembra essersi profondamente irritato.
Non me lo spiego, dato che non vedo tentativi del Parlamento di esautorare il governo né, tantomeno, il capo dello Stato. Ora serve una seria discussione perché ad uscirne davvero male, in questa vicenda, è ancora una volta proprio il Parlamento.
Nella delibera del Consiglio si legge che, trattandosi di "decisioni operative e provvedimenti tecnici", la competenza specifica per decidere l'acquisto degli aerei F-35 spetti proprio al governo.
Non è così, per due motivi. È vero che il ministro della Difesa può intervenire con decreto, ma solo quando si tratta di provvedimenti finanziati da uno stanziamento di bilancio ordinario. In questo caso invece si tratta di ordini di spesa pluriennali, che devono essere rivisti di volta in volta e che di conseguenza devono essere sottoposti al Parlamento. Lo stabilisce una legge approvata nel 2012: è assolutamente legittimo che il Parlamento valuti piani pluriennali.
Legge che, tra l'altro, porta la firma proprio del presidente Giorgio Napolitano.
Infatti. E poi, soprattutto in un periodo di profonda recessione, mi pare difficile dare una lettura tecnica di queste spese. In questa fase di spending review, dove si tagliano i fondi a lavoro, scuola e salute, definire come impiegare le risorse è una decisione squisitamente politica. E in quanto tale spetta solo al Parlamento. E riflettere sull'acquisto di questi cacciabombardieri non può più essere un tabù.
Da Il Fatto Quotidiano del 07/07/2013.
font:http://www.cadoinpiedi.it/2013/07/07/stefano_rodota_f35_napolitano_sbaglia_decide_il_parlamento_beatrice_borromeo.html