lunedì 2 marzo 2015

Intervento del vescovo Mons Gisana sul tema delle periferie esistenziali

Piazza Armerina. Il 19 febbraio, nel salone della Caritas diocesana, si è svolto il secondo incontro di formazione con tutti i referenti delle Caritas parrocchiali. L’incontro è stato presieduto dal nostro Vescovo Mons. Rosario Gisana, che ha sviluppato la tematica: “Conoscere ed abitare le periferie esistenziali”, in continuità con la tematica del primo incontro: “Il Vangelo della carità nelle periferie”. L’incontro è iniziato con un’introduzione al tema del Condirettore Irene Scordi, la quale ha sottolineato che stiamo sviluppando le “cinque vie” (uscire, annunciare, abitare,educare e trasfigurare),  che ci porteranno alla celebrazione del quinto Convegno Ecclesiale di Firenze dal titolo “ In Gesù Cristo un nuovo umanesimo”. Dopo i saluti iniziali e il momento di preghiera, Mons. Gisana ha sviluppato la sua riflessione in tre nodi  partendo dal fondamento biblico e analizzando due punti  della traccia del Convegno.

Nella prima parte, analizzando la pericope di Marco 7,24-31, sua Eccellenza,  ha evidenziato come il “conoscere e l’abitare” possono essere letti in sinonimia, basti pensare alla chiamata dei primi discepoli che chiedono a Gesù: “Maestro dove abiti?” ed Egli risponde: “Venite e vedrete” (Gv 1,38-39 );  questo implica un entrare in relazione e un andare verso l’altro, abitando le loro periferie. Quest’accezione  -  ci ha ricordato il Vescovo - non è così semplice, essa può essere paragonata a una “fisarmonica” che allargandosi porta l’interlocutore a uscire, ad andare verso chi gli sta davanti e stringendosi “porta” la periferia al centro. Il Vescovo, ci ha esortato a “essere periferia e centro, perché chi compie l’atto della carità deve far sì che la periferia diventi centro,  guardando gli altri come lì guarda Gesù: senza pregiudizio”; come viene evidenziato nel brano evangelico, Gesù non fa preferenza di persona, infatti Egli coglie la grandezza della fede di questa donna pagana, dimostrando che in lui non esistono periferie, ma esiste solo il centro.
Nella seconda parte, mons. Gisana ha sottolineato che il centro dell’esistenza cristiana è questo “andare verso”, è avere la percezione dei bisogni dell’altro e abitarli, proprio come ci suggerisce la traccia, e ciò porta a far sì che le distanze si accorcino, e lo sguardo si allunghi, come nelle parabola del Padre Misericordioso (Lc 15,1-3.11-32) che vede  lontano. Da qui l’esortazione del nostro Pastore, che ci ha invitato “a non essere ripiegati su noi stessi,  ma ad acquisire uno stile di vita che porta a compromettersi, a sporcarsi le mani, solo quando c’è tutto questo possiamo dire che conosciamo”.
Nel terzo punto il Vescovo ha sottolineato l’importanza della ricerca della volontà di Dio: “Mio cibo è fare la volontà del Padre” (Gv 4,34), questo deve essere alla base di ogni comunità cristiana, ricordandoci che essa è una volontà che risana, guarisce, proprio come è avvenuto nei diversi incontri che Gesù ha avuto nel Vangelo. Mons. Gisana, inoltre, ci ha ricordato che la carità e la preghiera sono due facce della stessa medaglia, perché non si “acquista” uno stile caritativo, facendo solo parte di un’associazione, di un gruppo, di un movimento, ma lo si acquista solo coinvolgendosi con la storia dell’altro, tanto da diventare il mio stesso vissuto, ossia l’agape. Il Vescovo ha spiegato cosa significa questo termine: agape, dicendo che altro non è che un  ritirarsi  per fare spazio all’altro,  tanto che siamo chiamati a riempire le povertà delle persone con la nostra vicinanza; evitando  il rischio di ostentare la carità, poiché essa va fatta nel segreto come ci ricorda il Vangelo: “quando tu fai l'elemosina, non sappia la tua sinistra ciò che fa la tua destra” (Mt 6,1-4).   Infine  il Vescovo, ci ha esortato a evitare questo pericolo di “vivere di illusione” che il più delle volte si tramutano in “delusioni”, il rischio può essere superato ricercando sempre la volontà di Dio, che ci permette di ritornare nella nostra vita, di abitarla e di diventarne protagonisti, solo così le periferie possano diventare centro delle nostre vite, nella misura in cui le abitiamo.
L’intervento del Vescovo è stato molto corposo, ci ha interpellato in prima persona, lasciando spazio alla riflessione che deve diventare azione, per dirla con don Tonino Bello dobbiamo diventare delle persone “contempl-attive”.

Chi sono

Qualcuno, di cui non ho molta stima, mi chiama "Architetto di Dio". La cosa, però, mi piace. Dicono che sono un architetto eclettico ed un pò anomalo. Il mio lavoro è a metà tra i restauri ed il turismo. Sono cooperatore salesiano e amo Don Bosco. Sono sposato con Cinzia che amo. Abbiamo tre figli, Gabriele Samuele e Gaia. Se vuoi scrivermi ecco la mail architettodidio@gmail.com


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"Il senso di inquietudine mi insegue sempre e quando mi pare di aver colto una certezza ricado nell'assoluto smarrimento. Mi chiedo: sono al posto giusto, al momento giusto? Boh! che casino è la VITA e quanto doloroso è questo cammino di scoperta dell'Assoluto che c'è in noi!"

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