lunedì 25 gennaio 2016

Mi ha salvato Garibaldi Migranti di classe A e classe B

di Alessio Burò

Ebbene si , ad oggi posso dire con grande orgoglio di essere siciliano, italiano e quindi europeo. Pertanto grazie al patto di Schengen, posso circolare e lavorare nel territorio dell’UE senza intralci.

E se Garibaldi non ci avesse “liberato” dai Borboni, cosa sarebbe la Sicilia oggi?

Uno stato indipendente? Una regione della Francia? Della Spagna? Della Turchia? Saremmo forse europei? Africani? Questo non lo sapremo mai, ma è grazie a quell’evento che oggi posso definirmi un migrante di classe A, con tutti i miei diritti e doveri, ma soprattutto con una dignità. Quella stessa dignità che spesso viene negata a molti altri esseri umani nel nostro continente, a quei migranti di classe B, da molti ritenuti sporchi, pieni di malattie, troppo diversi culturalmente. Devono essere relegati nei nuovi ghetti di “Varsavia” in periferia, lontano dalla vita reale ad aspettare il giudizio di una commissione che non arriva mai. A loro non è concessa un’altra chance, devono essere emarginati,colpevoli di aver scelto di vivere o di aver perseguito il sogno o forse il diritto, di vivere dignitosamente. Siamo ormai abituati alle decapitazioni di massa dell’ISIS , ai morti del Mediterraneo (oltre duemila nel 2015) o alla carestia di quelle zone del pianeta.

Non si può rimanere indifferenti, pensare al proprio orticello. Non posso tacere, restare impassibile, dinanzi a chi congettura addirittura potenziali rischi igienico-sanitari rappresentati dai migranti.

Di certo, non siamo noi i diretti colpevoli di questi disagi , tutto ciò rappresenta il risultato dell’incapacità dell’UE che ad oggi non ha trovato alcuna soluzione a questo fenomeno (sicuramente complesso). Fino ad ora l’unica ipotesi avanzata da alcuni paesi dell’UE, istituzione simbolo della solidarietà e dell’integrazione dei popoli, è quella di sospendere Schengen, ripristinando i confini con dimostrazione di plateale egoismo. La soluzione non è all’orizzonte ed il fenomeno dell’immigrazione ci terrà impegnati almeno fino al 2017, secondo le stime della commissione europea, con quasi 3 milioni di arrivi. Di certo non potranno essere accolti tutti dall’Italia; l’immigrazione controllata è una prerogativa per poter affrontare al meglio il problema dal punto di vista sociale. Sarà essenziale una ricollocazione dei profughi nell’ambito dell’ UE, questo è chiaro!

Come intenderà affrontare questa nuova sfida la popolazione piazzese? Con l’emarginazione? Con un bel centro d’accoglienza in periferia, isolato, magari sovraffollato in pieno stile Mineo o Caleis (Francia) ? Siamo cosi chiusi? Non siamo in grado di dare un’altra opportunità a chi fugge da fame e guerra? Sicuramente a fronte dei fatti accaduti qualche tempo fa in merito ai richiedenti asilo, c’è tanta paura, diffidenza e pregiudizio. Non è giustificata ma comprensibile.

Premetto che qualcuno di loro non meriterebbe accoglienza ed andrebbe allontanato. Chi viene accolto e tenuto moralmente a ricambiare con il rispetto per la nostra cultura, per i nostri luoghi, per le nostre tradizioni, per le leggi che regolamentano la vita pubblica, requisiti essenziali per una convivenza pacifica. L’integrazione serve proprio a questo: ad evitare le tensioni sociali, ad avvicinare un cultura all’altra. L’immigrato integrato è una risorsa per la società e non un peso: lavora, paga le tasse, forma una famiglia e soprattutto non delinque. Come tutto, anche l’integrazione prevede dei costi, è un processo lento e lungo che richiede le prestazioni di varie figure professionali. Il denaro usato per tali attività, usato nel modo giusto, rappresenta un investimento per il futuro della nostra società, sempre più proiettata ad un multiculturalismo che va a pari passo con la globalizzazione, fenomeno ormai presente nel nostro quotidiano.

Conoscere nuove culture ci aiuta a guardare le cose in modo diverso, ad ampliare i nostri orizzonti. Non rivolgiamo rabbia e diffidenza verso chi si impegna ogni giorno in questo delicato e difficile processo, rivolgiamola piuttosto agli usurpatori che con fantomatiche strutture atte al solo incasso degl’indennizzi previsti per l’accoglienza ,approfittano delle disgrazie dei nostri tempi, creando feudi elettorali, alimentando la macchina del clientelismo (già da tempo cancro della Sicilia). L’accoglienza che diventa business disinteressato alla causa dell’integrazione è da condannare aspramente.

A scrivere non è un buonista (come li definisce Salvini), non rinnegherei mai la mia cultura e le mie tradizioni pur di sembrare accogliente, sono un migrante di classe A, integratosi grazie ad una società aperta, sono europeo, e forse questo facilita il tutto, ma non è merito mio, ho solo avuto la fortuna di nascere nel “sud giusto”, sottolineo fortuna, non merito. Concludo invitando tutti a riflettere sulla dignità, diritto inalienabile dell’uomo, che non ha colore, nazionalità o religione. La dignità è universale.



Alessio Benedetto Burò



Chi sono

Qualcuno, di cui non ho molta stima, mi chiama "Architetto di Dio". La cosa, però, mi piace. Dicono che sono un architetto eclettico ed un pò anomalo. Il mio lavoro è a metà tra i restauri ed il turismo. Sono cooperatore salesiano e amo Don Bosco. Sono sposato con Cinzia che amo. Abbiamo tre figli, Gabriele Samuele e Gaia. Se vuoi scrivermi ecco la mail architettodidio@gmail.com


___________


"Il senso di inquietudine mi insegue sempre e quando mi pare di aver colto una certezza ricado nell'assoluto smarrimento. Mi chiedo: sono al posto giusto, al momento giusto? Boh! che casino è la VITA e quanto doloroso è questo cammino di scoperta dell'Assoluto che c'è in noi!"

TUTTI GLI ARTICOLI