martedì 19 gennaio 2016

Odio verso i migranti. Filippo Rausa e i membri del Ku Klux Klan

Caro Filippo Rausa,
ho letto il tuo pezzo sul blog del quartiere Monte ed un brivido mi ha attraversato la schiena.
Non per le inesattezze che sono contenute nell’articolo ma per la sostanza delle cose che scrivi.
Andiamo alle inesattezze.
L’associazione Don Bosco 2000 non deve aprire un centro di accoglienza nel quartiere Monte. Ha affittato un immobile da destinare all’alloggio di 6 migranti in via Sascaro che hanno già fatto un percorso di integrazione all’interno dell’Ostello del Borgo. Quindi Filippo, non un centro di accoglienza ma una casa in affitto per un piccolo gruppo di migranti. La nostra politica è quella di avviare i migranti all’autonomia.
Dopo essere stati accolti all’ostello del Borgo, aver frequentato un corso di italiano, aver partecipato a diversi laboratori iniziano un percorso di autonomia. Non si tratta quindi di nuovi migranti che arrivano in città ma migranti che già vivono a Piazza, che iniziano un nuovo percorso nel segno dell’integrazione. La nostra associazione è arrivata la prima nel bando indetto dalla prefettura mantenendo il numero di migranti che già ha in accoglienza. Quindi non si apre nessun centro nuovo ma sceglie di fare vivere i migranti come persone normali, perché sono persone umane, uguali a me ed a te e figli dello stesso DIO in cui crediamo io e tu.
Andiamo alla sostanza.
E qua mi corrono i brividi nella schiena perché rivedo un clima da Alabama degli anni 60, in cui gli uomini di pelle nera sono derisi, presi per sporchi, puzzolenti, e quindi da allontanare e confinare.
Tu dici che i 6 migranti che verrebbero ad abitare nei locali di via Sascaro mettono a repentaglio il turismo nel tuo quartiere.
Ti ricordo proprio uno dei migliori imprenditori piazzesi, Ettore Messina, che ha la struttura adiacente a via Sascaro, da anni ormai collabora con i nostri migranti che lavorano con lui attraverso borse lavoro e tirocini formativi. Chiedi a lui quale contributo gli hanno dato i migranti che hanno lavorato nel suo albergo. Chiedigli se hanno bloccato il turismo. Insieme a lui decine di altre imprenditori lavorano con i nostri migranti. Chiedi a loro come si trovano. Questa visione di una società monoculturale è proprio quella che uccide il turismo. Tu pensi che i turisti non vengono al Monte perché ci sono uomini e donne con la pelle di colore diverso? Magari è solo un problema culturale che abbiamo noi.
Altra cosa che dici è che l’arrivo di 6 migranti potrebbe dichiarare la fine del mercato immobiliare. Filippo, ma di quale mercato immobiliare parli?
Dov’è questo mercato immobiliare al Monte? Non ci può essere una fine solo per il semplice motivo che non c’è mai stato un inizio. Anzi, una casa che da anni era sfitta in via Sascaro, è stata affittata per essere occupata da fratelli migranti che sono scappati dalla guerra del loro paese, combattuta con le armi vendute da noi occidentali.
Migranti che hanno rischiato la morte prima attraversando il deserto, poi il Mediterraneo e che adesso la rischiano per le parole che pesano come bossoli di mitragliatrice, intrise di odio e ripugnanza nei loro confronti.
Ma caro Filippo, la parte che più mi ha ferito della tua lettera, considerato il nostro comune passato all’insegna dei valori come l’uguaglianza e la solidarietà, è quando dici che la presenza dei migranti può causare problemi igienico sanitari e che quindi vanno messi in periferia.
Sembra una frase da membro del Ku Klux Klan, intrisa di un pensiero razzista.
Infatti mi stupisco come tu possa scrivere queste cose perché da come ti conosco razzista non lo sei mai stato. Forse sei vittima della moda del momento, della deriva salviniana, anche tu in cerca di un titolo sul giornale.
Come se volessi dire che hanno la pelle nera o gialla, non sono come noi e quindi vanno messi nei ghetti. Come scarti della società e come gli ebrei nella seconda guerra mondiale, vanno confinati.
Filippo, ricordi la storia, quello che è è successo ad Auschwitz o quello che sta succedendo agli Yazidi adesso in Iraq?
Ma scusa, quelli con la pelle nera o gialla sono figli dello stesso nostro Dio o no?
Perché non dovrebbero avere il diritto di stare in una casa nel quartiere Monte di Piazza Armerina o in qualsiasi posto del pianeta?
Potrei dirti le cose che ha detto papa Francesco, che tu sei recentemente andato a trovare, ma non lo faccio.
Sarebbe troppo semplice. Il Papa dice di accogliere, ha invitato le parrocchie ad accogliere i migranti. Invece noi diciamo “viva il Papa”, ma poi facciamo tutto il contrario di quello che dice.
Oggi ormai è diventata una moda sparare a zero sulle strutture di accoglienza. Ti invito a venirci a trovare, fallo con tua moglie Laura. Tuo cognato Marcello lo fa ogni giorno. Vieni a verificare come lavoriamo, con quale entusiasmo e con quale passione. Vieni a lavorare con noi.
Crediamo in un mondo dove neri, bianchi e gialli possono convivere.
Ti assicuro che è bello, molto bello vivere ogni giorno insieme a persone che provengono da altre culture. Non provocano nè problemi igienico sanitari, nè fanno crollare il turismo. Chiedi anche all’architetto Rosa Oliva con la quale ben 15 migranti hanno collaborato proprio a Palazzo Trigona, nel tuo quartiere, per un progetto con la Villa Romana del Casale se hanno causato problemi igienici.
Quello che ti chiedo è di fare attenzione ad usare certe parole.
Oggi è facile sobillare le folle. Si chiama “istigazione all’odio razziale”, punito anche dal codice penale.
Del consiglio direttivo che ha approvato la tua lettera come dici fanno parte anche due preti: Antonino Scarcione, responsabile dell'ecumenismo e Filippo Bognanni, parroco della Cattedrale e del Crocifisso.
Mi chiedo se anche loro hanno firmato la lettera o se si dissociano da quello che dici. Vedremo.
I nostri Padri costituenti, proprio grazie all’insegnamento della storia, hanno scritto, all’art. 10 della costituzione: "Lo straniero, al quale sia impedito nel suo paese l’effettivo esercizio delle libertà democratiche garantite dalla Costituzione italiana, ha diritto d’asilo
nel territorio della Repubblica secondo le condizioni stabilite dalla legge”.
Ma la cosa più grave è che con certe nostre affermazione non rinneghiamo solo la costituzione ma rinneghiamo anche Dio.
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Un abbraccio e tanta serenità
Agostino Sella

Chi sono

Qualcuno, di cui non ho molta stima, mi chiama "Architetto di Dio". La cosa, però, mi piace. Dicono che sono un architetto eclettico ed un pò anomalo. Il mio lavoro è a metà tra i restauri ed il turismo. Sono cooperatore salesiano e amo Don Bosco. Sono sposato con Cinzia che amo. Abbiamo tre figli, Gabriele Samuele e Gaia. Se vuoi scrivermi ecco la mail architettodidio@gmail.com


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"Il senso di inquietudine mi insegue sempre e quando mi pare di aver colto una certezza ricado nell'assoluto smarrimento. Mi chiedo: sono al posto giusto, al momento giusto? Boh! che casino è la VITA e quanto doloroso è questo cammino di scoperta dell'Assoluto che c'è in noi!"

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