martedì 3 luglio 2018

Il dibattito sui "migranti economici"

Il punto sui "migranti economici": l'approfondimento di Agostino Sella, presidente di Don Bosco 2000

Il dibattito sui “migranti economici” - di cui si sente parlare ogni volta che accendiamo una tv o una radio – non è valido. Si basa su una serie di considerazioni che non tengono conto del fatto che il mondo è complesso e variegato e i diritti dovrebbero essere uguali per tutti. Chi lascia la propria terra lo fa per migliorare la propria vita e darsi nuove possibilità che - nel luogo dove è nato - non ha. Samuele, uno dei miei figli, migrerà per studiare. Migrerà verso nord. Nessuno gli romperà le scatole. Si stabilità in un luogo dove potrà meglio realizzare il suo sogno. Potrebbe migrare in Italia o all’estero. Ma Samuele non fa notizia: è bianco ed italiano.
Nel 2016 secondo l’Idos (il Dossier Statistico sull’Immigrazione), ben 157.065 cittadini italiani si sono trasferiti all’estero cancellandosi dall’anagrafe del bel paese. I dati registrati parlano di 114.512 cittadini italiani e 42.553 stranieri residenti italiani. In entrambi i casi si tratta di una sottostima dei movimenti reali. Il dossier Idos stima che, complessivamente, nel 2016 siano espatriati almeno 285.000 italiani.
Nel 2016 i migranti sbarcati nelle nostre coste sono stati 181.436. Quindi sono stati più quelli che sono andati via che quelli che sono arrivati. Altro che invasione, siamo di fronte ad un esodo!!!
Le città, soprattutto quelle piccole, si svuotano, invecchiano e i giovani vanno altrove. Eppure questa campagna di disinformazione populista che ricorda quella del ventennio fascista ha messo in mente agli italiani che il vero grande problema italiano siano i migranti, che ci invadono, ci tolgono il lavoro e vengono a fare la pacchia. In realtà siamo tutti migranti economici. Ma con una grande differenza. Noi Europei che ci spostiamo verso nord abbiamo comunque nelle nostre città di origine buone condizioni di vita con diritto allo studio ed alla salute garantito. Insomma, non moriamo né di fame né di sete. Semmai il nostro problema è come avere più soldi per vestirsi alla moda o acquistare l’ultimo smartphone sul mercato. Per chi parte dall’Africa non è così. I ragazzi che arrivano con i barconi in larga maggioranza vengono dalle zone interne dell’Africa sub-sahariana. Fuggono da una condizione di estrema povertà: siccità cronica, mancanza di beni di prima necessità, condizioni abitative terribili, condizioni sanitarie medioevali. Sono ragazzi nati e cresciuti in villaggi sperduti, appena scolarizzati, che hanno scoperto che oltre al loro povero villaggio esistono anche terre ricche dove c’è la possibilità di vivere meglio. Se noi europei che già viviamo in condizioni enormemente migliori abbiamo diritto di migrare, perché loro che vivono in condizioni di gran lunga peggiori non dovrebbero averlo? Se avessimo avuto la sfortuna di nascere in quelle zone, anche noi Europei avremmo fatto la stessa cosa: cercheremmo fortuna verso terre migliori.
Se gli italiani hanno diritto di andare in Germania, Inghilterra o Stati Uniti perché i Senegalesi non devono avere il diritto di venire in Italia o in Germania per migliorare le loro condizioni? Questione di diritti ed i diritti sono (dovrebbero) essere uguali per tutti gli esseri umani.
Zaid è guineano ed ha la pelle nera. Il suo sogno è stato sempre quello di studiare relazioni internazionali. Ma in Guinea era per lui impossibile farlo. Per realizzare il suo sogno è dovuto andare via dalla sua terra, ha dovuto rischiare la pelle prima attraversando il deserto, poi riuscendo a non morire nell’inferno della Libia ed infine a non annegare affondando con un barcone nel Mediterraneo. Nel 2015 è arrivato in Italia. Deve combattere ogni giorno contro fenomeni di intolleranza nei confronti dei neri africani grazie alla continua campagna di propaganda populista che sta mettendo gli uni contro gli altri i poveri italiani e i poveri africani. È una guerra che non ha senso, che ci sta riportando indietro di un secolo, agli anni che precedettero i campi di sterminio di Hitler.

Chi sono

Qualcuno, di cui non ho molta stima, mi chiama "Architetto di Dio". La cosa, però, mi piace. Dicono che sono un architetto eclettico ed un pò anomalo. Il mio lavoro è a metà tra i restauri ed il turismo. Sono cooperatore salesiano e amo Don Bosco. Sono sposato con Cinzia che amo. Abbiamo tre figli, Gabriele Samuele e Gaia. Se vuoi scrivermi ecco la mail architettodidio@gmail.com


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"Il senso di inquietudine mi insegue sempre e quando mi pare di aver colto una certezza ricado nell'assoluto smarrimento. Mi chiedo: sono al posto giusto, al momento giusto? Boh! che casino è la VITA e quanto doloroso è questo cammino di scoperta dell'Assoluto che c'è in noi!"

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