Pretende il pagamento di una partita di frutta vendute al padre, aggredendo con l’aiuto di un amico un giovane intento a vendere prodotti ortofrutticoli per conto del padre: denunciati due giovani ambulanti gelesi dalla Polizia di Stati diretti dal commissario capo Gabriele Presti. I due denunciati sono originari di Gela: R.E. classe ’82, e V.M. ‘71 , venditori ambulanti di frutta resisi responsabili, l’uno dei reati di esercizio arbitrario delle proprie ragioni con violenza alle persone, lesioni personali e minacce, l’altro di concorso in lesioni personale
In particolare lo scorso mese i poliziotti armerini intervenivano presso l’ospedale del centro armerino per un ragazzo che poco prima era stato vittima di un’aggressione e che era ricorso alle cure dei sanitari. La persona aggredita riferiva che poco prima mentre svolgeva, la sua attività di vendita di frutta e verdura, veniva avvicinato da due individui, dell’apparente età di circa 35-40 anni, con inflessione dialettale “Gelese”, che conosceva solo di vista, in quanto anch’essi soggetti dediti alla vendita di frutta e verdura in quella zona. I due uomini – secondo il racconto fornito dagli uomini della Polizia - giunti al suo cospetto, senza alcuna ragione apparente, iniziavano a colpirlo, prima con una testata, poi con pugni e calci dappertutto. In particolare, i due venditori, dopo che uno di essi inizialmente lo aveva minacciato verbalmente, si lanciava contro la vittima, dandogli una una testata al viso, facendolo cadere per terra, dopodiché, contemporaneamente entrambi gli aggressori lo colpivano con pugni e calci in ogni parte del corpo, tanto da fargli perdere i sensi.
La Persona offesa, non era in condizioni di fornire altri elementi utili per risalire ai due soggetti ed alle motivazioni dell’aggressione. Attivate le indagini del caso gli agenti armerini, apprendevano che i due soggetti in questione gli avevano venduto, qualche mese addietro, una partita di frutta per la rivendita al dettaglio, al padre dell’aggredito, ma essendo, secondo quanto indicato da quest’ultimo - a suo dire - in pessime condizioni di conservazione, decideva di non procedere al pagamento, lamentandosi dell’accaduto con i medesimi venditori.
I poliziotti armerini, riusciti ad individuare i due soggetti gelesi, attraverso accertamenti sulla loro persona ed i mezzi in uso, contestavano loro il reato.
In particolare lo scorso mese i poliziotti armerini intervenivano presso l’ospedale del centro armerino per un ragazzo che poco prima era stato vittima di un’aggressione e che era ricorso alle cure dei sanitari. La persona aggredita riferiva che poco prima mentre svolgeva, la sua attività di vendita di frutta e verdura, veniva avvicinato da due individui, dell’apparente età di circa 35-40 anni, con inflessione dialettale “Gelese”, che conosceva solo di vista, in quanto anch’essi soggetti dediti alla vendita di frutta e verdura in quella zona. I due uomini – secondo il racconto fornito dagli uomini della Polizia - giunti al suo cospetto, senza alcuna ragione apparente, iniziavano a colpirlo, prima con una testata, poi con pugni e calci dappertutto. In particolare, i due venditori, dopo che uno di essi inizialmente lo aveva minacciato verbalmente, si lanciava contro la vittima, dandogli una una testata al viso, facendolo cadere per terra, dopodiché, contemporaneamente entrambi gli aggressori lo colpivano con pugni e calci in ogni parte del corpo, tanto da fargli perdere i sensi.
La Persona offesa, non era in condizioni di fornire altri elementi utili per risalire ai due soggetti ed alle motivazioni dell’aggressione. Attivate le indagini del caso gli agenti armerini, apprendevano che i due soggetti in questione gli avevano venduto, qualche mese addietro, una partita di frutta per la rivendita al dettaglio, al padre dell’aggredito, ma essendo, secondo quanto indicato da quest’ultimo - a suo dire - in pessime condizioni di conservazione, decideva di non procedere al pagamento, lamentandosi dell’accaduto con i medesimi venditori.
I poliziotti armerini, riusciti ad individuare i due soggetti gelesi, attraverso accertamenti sulla loro persona ed i mezzi in uso, contestavano loro il reato.