CHIESA ITALIANA E MEZZOGIORNO Per un Paese solidale
Ringrazio il prof. Carlo Borgomeo che ci presenterà il documento dell’Episcopato Italiano”Per un Paese solidale: Chiesa Italiana e Mezzogiorno”.
1.1. La questione meridionale come questione nazionale
Il documento della CEI dopo centocinquant’anni di storia unitaria torna ad affrontare, senza pregiudizi né preconcetti, la questione nazionale mettendo al centro la solidarietà di tutto il Paese .
1.2. Per un paese solidale
Nel documento che oggi presentiamo pubblicato nel febbraio di quest’anno i vescovi scrivono “Nessuno nel Sud deve viver senza speranza”. Essi esprimono un “pensiero solidale” verso le genti del Sud, attraverso “un giudizio ragionevole sulla situazione sociale e culturale del nostro Paese”.
Il documento della CEI evita una impostazione rivendicativa e fin dal titolo, richiamandosi al precedente documento del 1989 “”Sviluppo nella solidarietà “ mette al centro la solidarietà di tutto il Paese , rilanciando lo slogan: “il Paese non crescerà se non insieme” e la responsabilità delle popolazioni e delle comunità ecclesiali del Sud, “come condizione insostituibile per valorizzare tutte le espressioni di solidarietà che devono provenire dall’Italia intera nell’articolazione di una sussidiarietà organica”(n.1).
È nella prospettiva del bene comune che il documento della CEI parla del Mezzogiorno riproponendo il valore dell’unità nazionale con una pacata riflessione che vuole essere «un contributo alla comune fatica del pensare» (n.2), nello spirito di un «amore intelligente e solidale» (n.2).
1.3. Un federalismo solidale per un nuovo patto tra nord e sud
La crisi dello Stato assistenziale è particolarmente attuale per capire l’eclisse della “questione meridionale”, soppiantata da una certa interpretazione della “questione settentrionale” che si fonda proprio sul rifiuto dell’idea di solidarietà .
Il documento parla di un “federalismo solidale, realistico e unitario”
1.4 Il Mezzogiorno come spazio di incontro tra culture
Il documento dei Vescovi al n.7 parla delle nuove opportunità e dei rischi inediti a cui il Mezzogiorno, collocato all’incrocio fra l’Europa e il Mediterraneo.
“Possiamo pertanto considerare quella del Mediterraneo una vera e propria opzione strategica per il Mezzogiorno e per tutto il Paese, inserito nel cammino europeo e aperto al mondo globalizzato.”
1.5. Le emergenze
Tra le emergenze che creano ostacoli a uno sviluppo autentico e solidale vengono individuate le varie forme di ingombrante e nociva presenza della criminalità organizzata con una puntuale e coraggiosa condanna morale delle varie mafie (n.9) , la forte resistenza all'affermarsi trasparente della legalità, la cronica e dannosa mancanza di prospettive di lavoro per i giovani, i segni di povertà sempre più diffusi, l'impossibile accesso alla casa che rende molto difficile il formarsi sereno delle nuove famiglie, il senso diffuso di una gestione oligarchica della politica e la conseguente difficoltà nel rinnovamento della classe dirigente e l’emigrazione forzata di tanti giovani(n.10).
È un segno positivo la presa di posizione che la Chiesa italiana , ha preso, a vari livelli, nei confronti del fenomeno mafioso.
Il nostro documento al n. 9 ha una analisi dettagliata e coraggiosa della piaga profonda della criminalità organizzata e una chiara presa di posizione di tutta la Chiesa Italiana nei confronti delle varie forme di criminalità organizzata .
Una delle “piaghe più profonde e durature” del Sud, un vero e proprio “cancro” è la mafia. “Non è possibile mobilitare il Mezzogiorno senza che esso si liberi da quelle catene che non gli permettono di sprigionare le proprie energie”.
Di qui la necessità di “un preciso intervento educativo, sin dai primi anni di età, per evitare che il mafioso sia visto come un modello da imitare”.
Al Sud, “le mafie sono strutture di peccato”, denunciano i vescovi: “Solo la decisione di convertirsi e di rifiutare una mentalità mafiosa permette di uscirne veramente e, se necessario, subire violenza e immolarsi”.
1.6 La Comunità ecclesiale al servizio del Mezzogiorno
Il problema dello sviluppo del Mezzogiorno rimanda a una dimensione più profonda, che è di carattere etico, culturale e antropologico.
La missione della Chiesa e il compito della società civile e delle pubbliche istituzioni si svolge rispondendo alle sfide culturali che vengono indicate nella “ cultura del bene comune, della cittadinanza, del diritto, della buona amministrazione e della sana impresa nel rifiuto dell’illegalità”.
Dalla denuncia di un assistenzialismo autoreferenziale e deresponsabilizzante c’è un invito a coltivare la speranza attraverso un nuovo protagonismo della società civile e della comunità ecclesiale e l’ auspicio del sorgere di “nuova generazione di laici cristiani impegnati,capaci di cercare con competenza e rigore morale soluzioni di sviluppo sostenibile”(11 Benedetto XVI a Cagliari 7.9.08).
Questa speranza può essere coltivata attivando le risorse della reciprocità e della cura per l’educazione e indicando alcuni testimoni immolatisi a causa della giustizia:magistrati, forze dell’ordine, politici, sindacalisti, imprenditori, giornalisti, uomini e donne di ogni categoria tra i quali vengono indicati don Giuseppe Diana e Rosario Livatino e don Pino Puglisi (n.9), che “seppe magistralmente coniugare, soprattutto nell’impegno educativo fra i giovani, le due istanze fondamentali dell’evangelizzazione e della promozione umana, che configurano l’orizzonte di quell’umanesimo integrale, che trova nell’eucaristia origine e compimento”(n.18).
Un esempio virtuoso di reciprocità è rappresentato dal Progetto Policoro, promosso dalla Cei per sostenere l’imprenditoria giovanile attraverso “rapporti di reciprocità” tra Chiese del Nord e del Sud.
1.7. La questione educativa, priorità ineludibile
Mi pare fondamentale quanto affermato nel documento al n. 17:”Sin dal 1996 i Vescovi siciliani hanno additato la sfida educativa come la più decisiva per lo sviluppo integrale del Sud . Essi hanno spiegato chiaramente che le metamorfosi sociali ed economiche che si sono attuate anche nel Mezzogiorno hanno reso sempre più incerto sia il senso della socialità sia quello della legalità. Il deficit di senso della socialità «ha prodotto tendenze egoistiche, gonfiando il catalogo dei diritti e delle pretese dei singoli, esaltando l’individualismo, lasciando in ombra i doveri, le relazioni, le responsabilità» .
[…]Per far maturare questa particolare sensibilità, spirituale e culturale a un tempo, è necessario impegnarsi in una nuova proposta educativa, rigenerando e riordinando gli ambiti in cui ci si spende per l’educazione e la formazione dei giovani. La questione scolastica dev’essere affrontata come espressione della questione morale e culturale che preoccupa tutti in Italia e che nel Mezzogiorno raggiunge livelli drammatici.
Questo documento ha influito anche nella recente Settimana sociale dei cattolici tenuta sia Reggio Calabria.
Nel documento preparatorio si diceva :“Per quanto riguarda poi la vita del nostro Paese, vogliamo tener presente in modo particolare il recente documento dei Vescovi Per un Paese solidale. Chiesa italiana e Mezzogiorno, che ci tocca da vicino anche per la scelta, fatta a suo tempo, di celebrare la 46a Settimana Sociale a Reggio Calabria”(n.1).
Alla tematica del documento sul Mezzogiorno è stata dedicata la relazione del prof. Giuseppe Savagnone che ha insistito sulla dimensione culturale della questione meridionale e sulla conseguente importanza dell’educazione.
Il valore su cui il documento vuole puntare è quello della condivisione, che trova origine nell’eucaristia (n.3)
La “condivisione” è il “valore” su cui punta la Cei, e che si traduce in uno stile che per i cristiani trova il suo radicamento nell’Eucaristia. “Donare senza trattenere per sé”: in questo “consiste lo specifico servizio dei discepoli di Gesù verso il mondo, un servizio la cui qualità ed efficacia non dipendono da un calcolo umano. Si tratta, infatti, non soltanto del ‘fare’ a cui sono abituati i governanti delle nazioni, ma del ‘consegnare a Dio’ tutto ciò che si divide con la gente”.
Verso questa direzione ci sono alcuni semi che bisogna far germogliare con la collaborazione di tutti.
Michele Pennisi, Vescovo di Piazza Armerina
Membro del Comitato Scientifico e Organizzatore delle Settimane Sociali dei cattolici Italiani
Chi sono
Qualcuno, di cui non ho molta stima, mi chiama "Architetto di Dio". La cosa, però, mi piace. Dicono che sono un architetto eclettico ed un pò anomalo. Il mio lavoro è a metà tra i restauri ed il turismo. Sono cooperatore salesiano e amo Don Bosco. Sono sposato con Cinzia che amo. Abbiamo tre figli, Gabriele Samuele e Gaia. Se vuoi scrivermi ecco la mail architettodidio@gmail.com
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"Il senso di inquietudine mi insegue sempre e quando mi pare di aver colto una certezza ricado nell'assoluto smarrimento. Mi chiedo: sono al posto giusto, al momento giusto? Boh! che casino è la VITA e quanto doloroso è questo cammino di scoperta dell'Assoluto che c'è in noi!"
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