Gli Stati generali della cultura del Pd Sicilia chiedono al nuovo Governo un impegno serio per i siti UNESCO italiani all’interno del Piano per la crescita economica e lo sviluppo del Paese
I dati nazionali sono noti. In dieci anni il bilancio del Mibac è passato da circa 2,4 miliardi della finanziaria 2001 a meno di 1,35 mld di euro quest’anno. Però ci si vanta che l’Italia possiede la maggior parte del patrimonio culturale del pianeta e il maggior numero di siti riconosciuti patrimonio mondiale e che di questi abbia anche la più alta densità a kmq.
In Italia i siti Unesco sono 47 che ci collocano al primo posto nel mondo, seguiti da Spagna (43), Cina (41), Francia e Germania (37).
In Sicilia sono riconosciuti 5 siti Unesco (in ordine di anzianità del riconoscimento) dal 1997 Villa romana del Casale e Valle dei templi di Agrigento, dal 2000 le isole Eolie, le città tardo barocche del Val di Noto dal 2002, Siracusa e le necropoli di Pantalica dal 2005. Complessivamente sono interessate una quindicina di città se si considera che alcuni siti sono plurimi (le Eolie, il Val di Noto che contiene otto città: Caltagirone, Militello Val di Catania, Catania, Modica, Noto, Palazzolo, Ragusa Ibla e Scicli, Pantalica interessa Siracusa e Sortino).
I dati del TCI sui musei più visitati in Italia collocano, dal 2007 in poi, nei primi quattro posti tra le aree archeologiche più visitate d’Italia (esclusa Roma) Pompei, la Villa romana del Casale a Piazza Armerina, Siracusa e Agrigento. Quattro aree archeologiche del sud tutte riconosciute Patrimonio dell’Umanità.
L’Italia è dotata di una legge, la 77 del 20 febbraio 2006.
Essa attribuisce finanziamenti allo studio delle specifiche problematiche culturali, artistiche, storiche, ambientali, scientifiche e tecniche relative ai siti italiani UNESCO; all’elaborazione dei piani di gestione; alla predisposizione di servizi di assistenza culturale e di ospitalità per il pubblico, nonché servizi di pulizia, raccolta rifiuti, controllo e sicurezza; alla realizzazione, in zone contigue ai siti, di aree di sosta e sistemi di mobilità, purché funzionali ai siti medesimi; alla diffusione e alla valorizzazione della conoscenza dei siti italiani UNESCO
Ebbene, solo nel dicembre 2010 il Ministero ha emanato il decreto con il quale venivano disposte le assegnazioni dei finanziamenti relativi agli anni 2007 e 2008. Un tale ritardo che si commenta da solo, legato alla necessità di rendicontare in tempi strettissimi per evitare la perenzione delle somme, ha innescato diversi meccanismi tra i quali anche la rinuncia al finanziamento da parte di enti che lo avevano avuto assegnato.
Ma la cosa più grave è che le risorse destinate a questi luoghi dell’eccellenza, già irrisorie in origine, sono state drammaticamente ridotte. Se per l’anno 2006 la legge poteva contare su uno stanziamento di circa 4,3 mln di euro per 40 siti, cioè una media di 100 mila euro a sito, nel 2011, a fronte di 47 siti riconosciuti, le somme destinate sono 1,6 mln di euro, cioè 34 mila euro a sito.
Chiediamo al nuovo Governo che l’investimento in cultura e quello sui siti riconosciuti Patrimonio dell’Umanità sia elemento fondamentale del progetto per rimettere il moto il Paese