«E' una scelta politicamente significativa - ha ancora affermato Nigrelli - che toglie carico fiscale all'immobile essenziale e lo sposta sui redditi più elevati. Quindi, opereremo su quelli. Non è poco, se, ad esempio, consideriamo che a Catania, il Comune porterà l'Imu della prima casa dal 4 per mille al massimo previsto dalla legge che è del 6 per mille e quella di ella seconda casa dal 7,6 per mille al massimo del 10,6 per mille». La proposta che già la scorsa settimana avevamo lanciato, a partire dall'appello di molte associazioni familiari, come si vede dai fatti, non è proprio impossibile da applicare. In fondo la questione è semplice. Spostare sui redditi più elevati e sulle famiglie senza figli, il carico fiscale comunale. Secondo la legge, introdotta dal governo Monti, l'aliquota minima per la prima casa è del 4 per mille di cui il 50% va allo Stato e il resto al Comune che, però, può aumentare o diminuirla del 2 per mille. E' prevista una franchigia fino a 200 euro per la prima casa e lo sgravio di 50 euro per ogni figlio a carico.
In una simulazione che la Cgia di Mestre ha compiuta nei giorni scorsi, sull'introduzione dell'Imu, ci saranno addirittura comuni come Savona, Taranto e Varese che ci guadagneranno. Mentre proprio a Catania, per il contemporaneo aumento delle rendite catastali e dell'Irpef regionale, portata dallo 0,9% all'1,23% con un aumento dello 0,33%, a pagarne le conseguenze saranno i contribuenti più poveri, con redditi annui tra 15.000 e 30.000 euro, mentre i catanesi più ricchi pagheranno gli stessi importi dello scorso anno. In pratica, l'introduzione di tutte queste novità fiscali, impoveriranno di più proprio le famiglie più bisognose.
Nuccio Condorelli
da LA SICILIA