venerdì 9 novembre 2007

"Chiello e malasanità". Soltanto fango sull'ospedale. di Sebi Arena

Agostino Sella, ho letto con rammarico il tuo articolo "Chiello e malasanità" che hai fatto uscire sul settimanale della Diocesi "Settegiorni", articolo che secondo la mia modesta opinione reca soltanto fango sull'ospedale, quell'ospedale di cui i piazzesi un giorno si riempiono la bocca per salvarlo e un altro giorno se la riempiono per affossarlo e anzi per smerdarlo. Questo articolo è il tipico esempio di chi ha la ventura di poter impunemente tenere la penna (pardon, la tastiera) in mano e di usarla per incerta delega non considerando il danno gratuito d'immagine a una struttura senza chiedersi se sia il caso di appurarne la plausibilità e senza approfondirne le ragioni che hanno creato il caso. Io ho un concetto serio del giornalismo e simili comportamenti mi indignano e mi portano a pensare che il potere della carta stampata non sempre viene usato correttamente, anzi spesso, solo perché facile, diventa dittatoriale. Nel caso specifico tu, Agostino, hai mescolato capre e cavoli non avendo la più pallida idea di ciò che la gente capirà del suo contenuto. Ed entriamoci nel contenuto: una paziente (il fatto che è una suora del "Boccone del povero", per un medico, è irrilevante e non potrebbe essere che così) cade al suolo e si produce un trauma cranico con emorragia intracerebrale documentata da una TAC effettuata subito dopo che giunge al Pronto Soccorso. La sua destinazione è ovviamente un reparto di neurologia o di neurochirurgia. Su questo fatto non credo che si possa discutere. Il medico, secondo le mie informazioni, consiglia proprio questa soluzione non senza aver trattato la paziente per uno scompenso glicemico serio (al cui ridimensionamento ha dedicato diverse ore) presumibilmente instauratosi dopo il trauma.
Ovviamente non ricovera la paziente in Medicina, ma la fa trattenere in osservazione in Astanteria del Pronto Soccorso in attesa del suo ricovero presso la sede più logica.
Circa il "teatrino" dei medici al pronto soccorso, convengo che, se c'è stato, si poteva e doveva evitare. Detto questo, che ragione c'è, da parte tua, di sparare nel mucchio quando si sa che tutti i medici dell'ospedale si adoperano per trattare ben oltre 8.000 ricoverati all'anno e altrettanti trattati in primo soccorso? E che dire dei tantissimi casi che vengono salvati proprio in emergenza e per la solerzia, l'abnegazione, lo spirito di servizio e la professionalità degli operatori? Invece no, meglio fare un bell'articolo (magari sollecitato da santa madre chiesa) e così tutti possono godere e magari vendicarsi di qualche atto di maleducazione di qualcuno. Mi hanno detto più volte che i peggiori nemici dei piazzesi sono proprio i piazzesi. Sembra una sciocchezza, ma risulta una verità disarmante. Invece di far quadrato attorno all'ospedale e rifiutare la logica della "punizione e della vendetta", l'articolista si presta a creare nuove logiche. E' evidente che che, secondo te, poiché la suora è stata ricoverata alla Medicina di Caltanissetta, l'ospedale di Piazza ha sbagliato. Non ti è venuto neanche per l'anticamera del cervello che a Caltanissetta, oltre alla Medicina esistono la Rianimazione, la Neurologia e la Neurochirurgia, cioè reparti che, in caso di necessità (visto in trauma cranico emorragico) interverrebbero con l'immediatezza che il caso potrebbe comportare. Inoltre è veramente risibile il discorso sulla paziente suora accompagnata da un prete contrapposta a un eventuale poveretto senza santi in paradiso.
In questo senso ti devo informare che in questo ospedale non si ricovera nessuno che abbia un livello di cultura o di reddito medio-alti, ma si ricoverano proprio i popolani e quelli, come tu dici, che non hanno santi in paradiso; gli altri, col naso all'insù o con la tasca capiente, vanno tutti fuori (dovunque purché fuori) a cercare centri di eccellenza o altro.
Come ciliegia sulla torta del tuo capolavoro, cavalchi la tesi dell'ospedale in via di smantellamento ben sapendo che nulla è stato smantellato e, se per caso ti riferisci al bar, sai bene, o dovresti saperlo, che il bar non ha aperto soltanto per motivi di gara d'appalto e di ricorsi vari, piuttosto che per il fatto che "non si vede anima viva e non si può rimanere aperti per quattro caffé". Questi sono argomenti di una superficialità disarmante. Poi continui, rileggendo pezzi di articoli dei mesi precedenti inerenti la problematica sanitaria ben nota a tutti ed accosti questo serio argomento ad un caso seppure poco edificante avvenuto al Pronto Soccorso. Anche nei mesi scorsi si sono fatte delle esagerazioni, ma in quel caso, servivano a raccogliere l'opinione pubblica attorno all'ospedale. Inoltre chi sono questi cittadini citati da te che dicono "si sono appattati, tanto a pagare siamo sempre noi"? Ti ricordo che ti sto parlando come Coordinatore dell'Osservatorio sanitari Permanente, oltre che come amico, e non permetto a nessuno, dopo mesi di lotta e di esposizione, che si possa minimamente pensare che qualcuno si è "appattato". La lotta continua e continuerà fino a quando sarà possibile e lecito. Non si faranno certo le barricate con le bombe, ma si continuerà la battaglia democratica e civile per salvare un ospedale, e anzi una Usl, da logiche devianti. Sappi che la nostra Azienda sanitaria è in pareggio economico e sarà iniquo farla contribuire a sanare gli abissi di deficit che negli anni sono stati creati soprattutto nelle aree metropolitane.
Agostino Sella, quando scriverai dei pezzi per gratificare gli operatori sanitari e l'ospedale che hanno salvato un paziente pochi giorni addietro per averlo inoltrato in appena tre quarti d'ora alla neurochirurgia, o un altro caso di quindici giorni fa di una donna gravissima operata a Palermo con una diagnosi difficilissima ma corretta? Ecc. ecc. Ti potrei elencare e dimostrare che, pur in condizioni difficili, questo ospedale assolve a compiti e carichi indispensabili e se remiamo contro, a tutti i livelli, avremo fatto un cattivo uso del nostro dovere piccolo o grande che sia.
Invece, visto che hai a cuore il dovere di crocaca, non ti è venuto in mente neppure una volta di andare ad intervistare gli interessati delle varie parti per sentire più campane, hai scelto la strada più comoda del soliloquio fatto con la sferza in mano in un settimanale diocesano (e devo dire anche quella del tuo blog) affinché giustizia o vendetta sia fatta.
Sta' tranquillo, ho notizia che il tuo pezzo ha fatto strada ed è all'attenzione da tempo, insieme a qualche telefonata dall'alto, presso il Direttore generale dell'Azienda. Sarà fatta un'inchiesta e qualche operatore sarà punito. Fin qui niente di strano. Strano, gratuito e difficile da digerire è il danno d'immagine che si è prodotto sull'ospedale tutto, un bene da proteggere e non da demolire. Questo è il mio pensiero. Ovviamente sei libero di pensarla come credi.
Con la consueta cordialità e il tradizionale affetto.
Sebi Arena

Chi sono

Qualcuno, di cui non ho molta stima, mi chiama "Architetto di Dio". La cosa, però, mi piace. Dicono che sono un architetto eclettico ed un pò anomalo. Il mio lavoro è a metà tra i restauri ed il turismo. Sono cooperatore salesiano e amo Don Bosco. Sono sposato con Cinzia che amo. Abbiamo tre figli, Gabriele Samuele e Gaia. Se vuoi scrivermi ecco la mail architettodidio@gmail.com


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"Il senso di inquietudine mi insegue sempre e quando mi pare di aver colto una certezza ricado nell'assoluto smarrimento. Mi chiedo: sono al posto giusto, al momento giusto? Boh! che casino è la VITA e quanto doloroso è questo cammino di scoperta dell'Assoluto che c'è in noi!"

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