Piazza Armerina
Consiglio Comunale del 1 dicembre 2010, in prosecuzione del c.c. 30/11/2010
Oggi dopo anni di attesa, ci troviamo di fronte al dover decidere in modo definitivo se apportare o meno una modifica radicale e irreversibile ad una delle piazze più conosciute della nostra città.
Una piazza che gli urbanisti hanno definito cerniera di collegamento fra la parte antica della città e quella moderna, un raccordo all’interno del quale l’attività sociale degli abitanti, in questi decenni, ha preso forma con tempi e modalità che nel tempo hanno subito trasformazioni in funzione dell’andamento mutevole delle esigenze della cittadinanza e della politica che l’ha governata finora.
Dai vari confronti, tenuti in ambienti circoscritti o sul web, per decidere se continuare ad utilizzare la P.zza Europa per il mercato settimanale e come luogo di grandi eventi unitamente all’abituale parcheggio, oppure se trasformarla ad uso esclusivo di contenitore per auto modificandone l’uso sociale, oggi, ravviso, che le posizioni assunte sono prevalentemente dettate da politiche di opportunità e non di obbiettività, di personalismi che mirano all’affermazione del più forte.
La politica dell’ultimo decennio, all’inizio, ha dimostrato di voler utilizzare a tutti i costi un finanziamento pubblico per fare un parcheggio sotterraneo senza però modificare l’uso sociale della piazza. Quando le condizioni tecniche dimostrarono che le somme non erano sufficienti per realizzare l’opera sotterranea, nel 2005 la politica intervenne, chiedendo ai progettisti di modificare il progetto pur di realizzare un’opera pubblica, che, a sentire alcuni darà occupazione e slancio economico all’intera città. In pratica la politica di governo dal 2005 ad oggi ha accettato un’opera che emerge dalla piazza, che modificherà l’uso e le abitudini sociali degli abitanti. La politica ha piegato la logica tecnica e sociale al volere economico di un investimento sul tessuto urbano tralasciando i principi di sviluppo sostenibile.
È una logica che può trovare condivisione o contrarietà, entrambe le posizioni sono rispettabili, ma è anche vero che ad oggi non c’è mai stata una fase, anche breve, di libero confronto fra la politica e la città, fra la politica e le associazioni di categoria, fra la politica e le associazioni culturali e ambientaliste, fra la politica e tutti i portatori d’interesse che legittimamente potrebbero esprimere la propria posizione.
Avere negato un processo partecipato è responsabilità della politica di ieri e di oggi, che coinvolge tutti gli schieramenti di destra e di sinistra, nessuno di noi è privo di responsabilità. Non è una questione di partito di governo o di partito di opposizione, le grandi scelte non hanno colore, per giungere a compimento sono necessari molti anni ed inevitabilmente coinvolgono tutti gli schieramenti. Le segreterie dei partiti in questi anni hanno dimostrato di potere fare a meno del confronto con la città, pertanto ritengo che ad oggi questa responsabilità non possa avere una singola paternità, perché la politica ha perso un’occasione per discutere e per stare in mezzo alla gente.
Siamo stati eletti, chiamati a governare, chiamati a decidere, ad assumerci responsabilità per il bene della città. Un bene, purtroppo, comprensibile ai pochi che hanno avuto la possibilità di capire attraverso il confronto.
Fare il parcheggio o non farlo, sarà una scelta operata nel bene?
Il 22 novembre scorso, alla trasmissione “Vieni via con me” di RAI 3, ho ascoltato con interesse l’intervento di un grande architetto di fama mondiale, Renzo Piano, il quale ha elencato il significato del FARE. Voglio riportare alcuni passaggi del suo intervento affinchè, in questo dibattito e dal verbale che sarà depositato agli atti qualcuno possa trarne memoria. Renzo Piano dice:
“il fare è alla base di tutto, fare e costruire, è la più antica scommessa dell’uomo, per fare bene bisogna capire e ascoltare. E’ un’arte complessa e difficile perché spesso le voci di quelli che hanno più cose da dire sono discrete e sottili. Fare per gli altri: bisogna sempre ricordare che fare architettura significa costruire edifici per la gente. Fare con attenzione: perché la terra ci ha ormai avvisato della propria fragilità. Fare bellezza o almeno provarci, perché la bellezza e l'utilità messe assieme vincono il formalismo”.
Credo che poche di queste cose stiano alla base del progetto del parcheggio in Piazza Falcone – Borsellino, o p.zza Europa così come riporta l’o.d.g. di questo consiglio comunale. Non vi è traccia di una sola cosa detta dal grande architetto. Perché la politica, nella fretta di fare le cose, una fretta che dura da oltre dieci anni, ha cercato tatticismi, modifiche ed equilibri per arrivare, forse, all’ultimo giorno utile per poter decidere.
Porto rispetto per le posizioni di tutti, di ieri e di oggi. Alcuni consiglieri e amministratori favorevoli alla costruzione dell’opera dichiarando che i lavori di realizzazione daranno occupazione ad alcuni cittadini. Sarebbe opportuno che dicano quanti ne saranno impiegati e per quanto tempo. Penso che gli elettori meritano questa chiarezza, sarebbe una fase rassicurante in cui la politica del fare non deve creare aspettative oltre la misura del buon senso. Altri, consiglieri e amministratori, sono convinti che il parcheggio darà lavoro duraturo, ma allo stesso modo non sanno dire a quante persone darà lavoro. Nessuno sa dare queste risposte, perché nessuno ha richiesto un piano di gestione all’ufficio tecnico, il quale, attraverso il suo responsabile, l’ing. Duminuco, mi ha fatto sapere che la presentazione del piano di gestione non è un obbligo di legge.
Giusto, non sarà un obbligo normativo, ma poteva essere un obbligo di buon senso morale, etico e politico.
Non voglio entrare nel merito del dibattito tecnico, ritengo di non averne le competenze, chi oggi in quest’aula ritiene di poterlo fare dimostri anche di possedere le conoscenze professionali. La questione va posta nel merito: è necessario realizzare questa grande opera (forse anche brutta, ma è un giudizio personale) oppure bisogna guardare al recupero e ottimizzazione dell’esistente secondo i principi della sostenibilità ambientale?
Discutendo con alcuni cittadini e con gruppi organizzati, ho ravvisato che vi è tanta confusione. Sono in pochi, fra la gente comune, ad avere le idee chiare. Non si tratta di discutere sul futuro del mercato settimanale. Alcuni pensano che il parcheggio coprirà l’intera piazza, sollevandola di alcuni metri, altri pensano invece che l’ingresso sarà dalla Piazza Berlinguer, altri ancora pensano che ci sarà un grande parco giochi per bambini, una grande piazza per gli anziani, con alberi panchine e fontane. La maggior parte della gente non sa nulla del progetto reale, la gente va informata, deve essere parte attiva per le grandi scelte, averci eletto non significa avere ricevuto una delega in bianco.
Per quanto esposto finora a mio parere non vi sono le condizioni per poter esprimere una posizione responsabile e univoca a favore o contro l’accensione del mutuo che permetterà la realizzazione del parcheggio. Della mia posizione contraria si è a conoscenza da parecchi anni, è una posizione maturata nel tempo e fuori da ogni logica politica e partitica. Però oggi ravviso che la mia scelta potrebbe portare vantaggio, o svantaggio, a chi invece vuole utilizzare il voto di oggi come banco di prova per verificare la tenuta di una maggioranza di governo. Una tenuta squisitamente politica che anche l’amministrazione vuole affermare avendo perso nell’ultimo periodo il senso del lavoro di squadra e che si trincera richiamando il rispetto del programma elettorale come se fosse un dogma unico e inviolabile. Oggi la posta in gioco non è solo il futuro della ex Piazza Europa, probabilmente la posta in gioco è anche il futuro di questa amministrazione.
Le notizie apparse sulla stampa e sui blog locali in questi ultimi giorni, con alcuni distinguo, evidenziano un gioco delle parti che vanno aldilà del bene sociale, c’è un clima che disorienta i cittadini. Il centrodestra da lungo tempo conosce ampiamente il progetto ed il percorso politico, ed oggi, ad eccezione del PdL, si dichiara contrario, fornendo motivazioni valide e rispettabili. Però allo stesso tempo, paradossalmente, dice in premessa di essere disponibile a rivedere la posizione assunta qualora vanga dimostrato il contrario delle loro ragioni.
Pertanto non riscontrando un clima di chiarezza all’interno del quale avere un dibattito svincolato da giochi di forza, non ravvisando un’agibilità politica ed etica per una scelta serena senza per questo correre il rischio di avvantaggiare chi oggi ha deciso di fronteggiarsi per l’affermazione del più forte, convinto che il coinvolgimento dei cittadini sulle grandi scelte è determinante per un processo di democrazia partecipata, ravviso che non vi sono le condizioni per esprimere una votazione libera per lo scopo sociale, perché a mio parere oggi si richiede un voto politico.
Per le ragioni fin qui esposte comunico fin da subito che mi asterrò dalla votazione, e mi riservo di intervenire successivamente se necessario o se opportunamente citato nei prossimi interventi.
Data, 1 dicembre 2010
Il consigliere
Riccardo Calamaio
Chi sono
Qualcuno, di cui non ho molta stima, mi chiama "Architetto di Dio". La cosa, però, mi piace. Dicono che sono un architetto eclettico ed un pò anomalo. Il mio lavoro è a metà tra i restauri ed il turismo. Sono cooperatore salesiano e amo Don Bosco. Sono sposato con Cinzia che amo. Abbiamo tre figli, Gabriele Samuele e Gaia. Se vuoi scrivermi ecco la mail architettodidio@gmail.com
___________
"Il senso di inquietudine mi insegue sempre e quando mi pare di aver colto una certezza ricado nell'assoluto smarrimento. Mi chiedo: sono al posto giusto, al momento giusto? Boh! che casino è la VITA e quanto doloroso è questo cammino di scoperta dell'Assoluto che c'è in noi!"
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