Piazza Armerina. “Se non ci danno i soldi ci buttiamo giù e ci ammazziamo”. Sono le sette della sera e Salvatore Balbera e Gino Oste sono ancora sul tetto della chiesa del casa di riposo. Sono in protesta dalla mattinata insieme ad una trentina di altri dipendenti incatenati all’ingresso. Anche il Vescovo cerca di convincerli a desistere. “Ho fatto tutto quello che potevo - dice Pennisi che ha già donato ai lavoratori un assegno di 5000 euro – queste persone hanno le loro ragioni, 11 mensilità non sono poche. Mi dicono addirittura che a qualcuno stanno pignorando delle cose”. In mattinata si respirava un clima pesante. Alle 10 circa era arrivato il commissario della casa di riposo Pappalardo accompagnato da un autista. “Ci avete preso in giro – gli ha grida la signora Lavuri una tra le più esasperate – ci avete detto che entro il 31 dicembre pagavate gli stipendi ed invece non è vero. Ieri – continua la Lavuri – Colianni al telefono mi ha trattato in maniera indegna. Mi ha pure preso a parolacce. Una cosa vergognosa”. Tra gli incatenati anche Franco Zummia, una delle figure storiche della casa di riposo “Colianni la scorsa settimana – ha detto Zummia - ci ha promesso che sarebbe venuto entro sette giorni ma oggi non lo vediamo. A Palermo ci hanno trattato a pesci in faccia. Adesso basta. O i soldi o lotta ad oltranza”. In un volantino distribuito dai lavoratori in protesta si legge “Chi lotta può perdere chi non lotta ha già perso”. Pappalardo cerca di difendersi “Oggi Colianni aveva una giunta ed assemblea. Verrà il prossimo lunedì”. “E noi di qua non ci muoviamo – rispondevano i lavoratori – vogliamo risposte certe e che Colianni venga subito”. L’assessore regionale al telefono cerca di spiegare “abbiamo finalmente portato il bilancio dell’ente a pareggio – dice Colianni - La colpa di quello che sta accadendo è della precedente amministrazione della casa di riposo che ha causato un buco di oltre 600 mila euro”. Per ripianarlo si sta pensando ad un mutuo ipotecario. “A breve i lavoratori potranno intanto pendere un paio di mensilità. Purtroppo – continua Colianni – sono fomentati e strumentalizzata”. Il sindaco Prestifilippo sta con Colianni “Le rivendicazioni esasperate finiscono per nuocere. Tutto quello che si doveva fare si sta facendo. Per il resto il mutuo la regione lo farà. Colianni – conclude il Sindaco - mi ha detto che ha avuto tutti i permessi dal Banco di Sicilia. Adesso ci vogliono i tempi tecnici”. Intanto Maurizio Campagna, incatenato davanti la casa, non ci crede “Ormai se non vedo i soldi non credo più a niente. La verità è solo una - dice in dialetto uno sconsolato Campagna - “U sazio non crid a chiddu mortu di fam” che tradotto significa “il sazio non crede a quello morto di fame”.
Agostino Sella
martedì 13 novembre 2007
Protesta alla casa di riposo San Giuseppe. I lavoratori incatenati. Barbera e Oste minacciano di buttarsi dal tetto della chiesa.
Il sindaco è un prestigiatore. di Filippo Di Giorgio
Caro Agostino ti invio, affinchè tu possa inserirle nel tuo blog, le mie riflessioni sull'operato complessivo del Sindaco nel corso di questi lunghi e difficili anni di amministrazione.
Spero possa servire a stimolare civilmente il dibattito politico, e mi auguro di non essere frainteso.
Qualche tempo fa un amico (l’unico vicino anche a Prestifilippo) fra il serio e il faceto mi chiese di esprimere un giudizio sul Sindaco, per motivare le ragioni del mio dissenso e fornirgli degli elementi per valutare se la mia “perplessità” (così si espresse) era riconducibile a obiettive valutazioni sull’operato della Giunta in carica.
Quella richiesta fu da me rifiutata fermamente, ritenendo che il giudizio complessivo su una Amministrazione deve essere espresso solo al termine del mandato, quando tutte le iniziative gestionali sono state espletate ed è possibile, dati alla mano, controllare la corrispondenza fra la piattaforma programmatica elettorale e gli effetti dell’attività di governo.
Devo oggi intervenire per correggere me stesso, ed affermare piuttosto che i risultati maturati, e le attività avviate, consentono già oggi non solo di formulare un giudizio decisamente negativo sull’operato della Giunta in carica, ma anche di preconizzare che dopo questa lunga traversata nel deserto il nostro Paese sarà (non solo metaforicamente parlando) un cumulo di macerie.
Una premessa è però doverosa: chi scrive non si presterà mai a lanciare vacui anatemi ovvero qualsiasi tipo di offesa contro la persona del Sindaco, che continuerà a rispettare, né opererà delegittimando la fondamentale istituzione che Prestifilippo rappresenta.
Dico ciò per ottemperare a una mia profonda convinzione, quella cioè che il dibattito politico deve essere scevro da risentimenti di carattere personale ed essere piuttosto ancorato alla valutazione dei fatti.
In altri termini, l’oggetto delle critiche sono sempre le attività compiute, mai le persone e meno che mai le Istituzioni.
All’amico che me lo ha chiesto, vorrei dire anzitutto che esprimere un giudizio sull’attuale Sindaco è operazione più complessa di quanto sembri, anche perché, a meno di non essere disonesti, non possono che essergli riconosciute delle rilevanti qualità (e ciò lascerà probabilmente confusi gli integralisti della denigrazione).
Non c’è ombra di dubbio, infatti, che se Maurizio Prestifilippo è rimasto in sella fino ad oggi, malgrado non avesse una vera maggioranza, e nonostante i propositi bellicosi (veri o presunti che siano) di alcuni consiglieri comunali, delle doti sono sicuramente da tributargli.
Chi scrive pensa che siano essenzialmente rinvenibili nell’adozione di un linguaggio politico innovativo e nella profonda conoscenza e valutazione degli interlocutori istituzionali.
Non si può negare, invero, che il linguaggio propagandistico del Sindaco abbia un’efficacia dirompente, come dimostrò la campagna elettorale del 2004, complessivamente più efficace di quella del suo avversario, non solo per la stentorea e ammaliante arte oratoria dell’attuale primo cittadino, ma anche e soprattutto per le profonde novità apportate sul piano pubblicitario (basti ricordare il manifesto con le ragazze in Bikini, dal fortissimo impatto visivo, che prevalse nettamente sulla propaganda avversaria, anche se a me, debbo essere franco, parve piuttosto una debole parodia del pavimento musivo).
Il Sindaco ha certamente una grande presenza scenica, è molto telegenico ed è dotato di una grande capacità di improvvisazione, tutte doti che lo renderebbero in grado di sostituire (e lo penso sinceramente) in qualunque momento persino un attore bravo, intelligente e versatile come Luca Barbareschi.
Di fronte a questo modo così diretto di affrontare i problemi, molti suoi avversari inevitabilmente soccombono, spesso sapientemente dirottati sul terreno di scontro preferito dal Sindaco, che è sempre quello della cattiva gestione compiuta dalle pregresse amministrazioni.
Nessuno dei suoi diretti oppositori, a parte l’ottimo Ranieri Ferrara, l’amico Massimiliano La Malfa ed il Consigliere Trebastoni, è mai riuscito ad impedirgli di sgusciare in questo modo, facendogli ammettere gli evidenti insuccessi gestionali e le amnesie amministrative macroscopiche.
In questo modo, buttando inchiostro negli occhi degli avversari, egli riesce a sottrarsi ad ogni legittima censura sul suo operato, riuscendo ad affermare tutto ed il contrario di tutto e a dare sempre la sensazione di avere detto la verità.
Ma oltre a questa innegabile dote, al Sindaco deve essere tributata un’altra non indifferente qualità: quella di riuscire rapidamente ad analizzare la pericolosità politica dei suoi interlocutori, e di vagliare altrettanto celermente delle contromisure atte a neutralizzarli.
Il Sindaco, in altri termini, è abilissimo nelle mosse strategiche di breve periodo ed inoltre, alla stessa stregua di un prestigiatore, riesce sempre a tirare dal suo cilindro una sorpresa capace di sbigottire i suoi antagonisti, i cui tempi di reazione, a dire il vero, il più delle volte non sono tanto lontani da quelli dei bradipi.
Fin qui i pregi della sua azione politica (che però servono essenzialmente a garantirgli la sopravvivenza in attesa di poter realizzare gli altri sogni, quali la Presidenza della Provincia e poi una carica parlamentare, perché, è risaputo, egli è molto ambizioso).
Discorso più complesso deve invece essere compiuto a proposito delle molteplici difficoltà della sua attività politica, e delle ragioni che lo hanno portato, spesso e volentieri, a confliggere con la stessa maggioranza che lo ha sostenuto, alla quale ha sempre rinfacciato di essere la causa dei pochi (a suo dire) insuccessi della sua gestione amministrativa..
Il problema principale del Sindaco risiede probabilmente nella insoddisfazione nei confronti dell’attuale diritto amministrativo, e più precisamente nel fatto che egli ritiene il principale organo di controllo della sua attività gestionale, il Consiglio comunale, quale ente pletorico, privo di ogni vitalità e forse persino di un senso.
Probabilmente, “de jure condendo” egli sarebbe molto più a suo agio ove l’assetto degli enti locali facesse a meno di un organo di ben più vasta scala rappresentativa, quale il Consiglio comunale, capace di approvare atti di indirizzo, e con competenza estesa anche al controllo e all’approvazione del bilancio.
Ciò gli darebbe le mani più libere e gli consentirebbe di operare a suo piacimento, secondo l’esperienza imprenditoriale maturata nell’attività di famiglia, che egli, con un processo di osmosi non poco forzosa, gradirebbe importare nella struttura comunale.
Il problema è però che il Comune non è una azienda (o meglio: avrebbe l’obbligo di seguire il più possibile dei criteri aziendali, ma esigenze solidaristiche e garantistiche non sempre – e a ragione – lo permettono), e che talora gli interessi coinvolti nella gestione amministrativa richiedono un esame contestuale di posizioni individuali e collettive, necessarie a contemperare le ragioni dei destinatari dei provvedimenti finali.
Questa lezione, suo malgrado, Prestifilippo l’ha dovuta subire in molte occasioni, la più emblematica delle quali si è rivelata lo spostamento della fiera settimanale, nella quale è reiteratamente intervenuto per correggere il tiro, senza di fatto mai riuscire a trovare una soluzione adeguata ai problemi e senza mai, peraltro, avviare una valida concertazione con le numerose categorie interessate.
Anzi, proprio la concertazione è un’altro dei suoi punti deboli, ma non perché egli non ne capisca le ragioni di fondo, ma perché la sua politica, fin dall’inizio, non prevedeva momenti di sintesi e di raccolta. Prevedeva piuttosto soltanto momenti di dispersione.
Ciò è dimostrato dal fatto che egli non si è posto mai il problema di coagulare il centrodestra, con un disegno organico e capace di superare i particolarismi che scaturiscono da una coalizione con componenti dalla estrazione politica così diversa.
Nelle tante occasioni in cui è intervenuto, egli si è piuttosto premurato di frantumare ogni logica unitaria, cercando progressivamente (e finora in maniera inane) di eliminare tutti gli esponenti politici che questo disegno coltivano (vedasi, in questo senso, l’ostinazione con la quale ha dichiarato guerra a Giuseppe Mattia ed ora anche a Trebastoni e Fioriglio).
Un simile modo di operare, se, come detto prima, nel breve periodo si rivela appagante, in quanto riesce a disorientare i suoi avversari, e ad allontanare la crisi politica, nel lungo periodo non può che essere destinato a penalizzare gravemente la città.
Come non notare, del resto, che le numerose opportunità che la passata finanziaria aveva assegnato ai Comuni (basti pensare all’imposta di scopo) non saranno mai attuate in virtù del continuo scontro che il Sindaco ha oramai intrapreso con il Civico consesso?
Ma andando ancora oltre i profili problematici sopra evidenziati, credo di poter dire che a nuocere all’azione politica del Sindaco non sia solo il conflitto (esterno) con gli altri organi istituzionali, ma soprattutto quello (interno) con la sua stessa coscienza politica, in gran parte ancora dominata dalle dottrine collettiviste e dirigiste di cui si sono liberate persino le sinistre più radicali.
Sotto questo profilo, come non ricordare quella proposta di cessione gratuita dei beni immobili nel centro storico (tanto azzardata che a me parve inizialmente una simpatica provocazione), che non solo contrasta con i programmi nazionali di Forza Italia, cui egli dice di aderire, ma che sarebbe indigesta persino a Sindaci collocati politicamente ben più a sinistra?
Ma ancora, come non rammentare le esilaranti assemblee dell’ATO, nelle quali l’inquilino di Sala delle Luci ha di fatto patrocinato la gestione inefficiente del sistema dei rifiuti (vedasi verbale di assemblea ATO del 09/12/2004, che conservo come una reliquia), votando unitamente (e senza il minimo distinguo) insieme ai Sindaci della Sinistra?
La verità è che il primo cittadino nella coalizione di centrodestra è a suo agio come un elefante in un negozio di cristalli, e forse rimpiange ancora i tempi in cui la mano pesante di Mirello Crisafulli si posava sulla sua fronte determinata e combattiva, e a lui sembrava di essere il predestinato della politica armerina.
Ma come sempre accade, il futuro non è mai come uno se lo immagina, e quando la sinistra gli voltò le spalle, preferendogli l’icona più semplice ed anche un po’ più triste dell’Onorevole Tumino, il nostro Sindaco, con una maestria acrobatica al limite dell’incredibile, seppe inventare una coalizione elettorale dal nulla (o del nulla?), e infliggere alla sinistra locale uno degli schiaffi più sonori nella storia degli ultimi cinquanta anni.
Purtroppo, però, proprio perché Prestifilippo è maestro solo nelle scelte di breve periodo, dopo la vittoria gli toccò governare, e scoprire che la mancanza di una vera coalizione gli avrebbe comportato una notevole serie di problemi, e cagionato alla città una perdita di competitività che sconteremo per altri venti anni.
Né peraltro la mancanza di una maggioranza politica stabile in Consiglio comunale, che a Prestifilippo è direttamente ed unicamente imputabile, è stata in qualche modo resa meno pesante dai componenti della Giunta che lui stesso si è scelto.
Mauro Farina c’entra con la delega che ricopre come i cavoli a merenda; Fabrizio Tudisco continua stancamente e ostinatamente a spendere cifre faraoniche per manifestazioni dagli esiti fallimentari (basti pensare a “Cortili e balconi fioriti (o appassiti?)”, o al Palio dei Normanni, di cui la diretta televisiva ha ingigantito oltre ogni limite i difetti e le discrasie); Massimo Di Seri, amabile persona, avrebbe bisogno probabilmente di rivedersi la L. R. 28/99 e ss. modifiche ed integrazioni; di Paola Di Vita si sono perse le tracce, ed infine, dell’Assessore Gagliano e dell’assessore Cammarata (e prima ancora della di lui coniuge), l’unica cosa che si possa dire è che sono in uno stato (politico) vegetativo perenne.
Manca insomma nella sua Giunta un supertecnico alla Nigrelli, capace di impedirgli di calpestare i principi, anche più elementari, suggeriti dalle scienze giuridiche, economiche e sociali.
Tante altre sarebbero le censure da muovere all’operato di questa Giunta, e credo che a volerne discutere anche in maniera sintetica potrebbe redigersi un manuale di tecnica amministrativa, cosa che è lontana dalle mie intenzioni e che stancherebbe oltre ogni limite i lettori di questo gradevole e libero Forum.
Per questa ragione, voglio concludere con l’auspicio sincero che il Sindaco tiri fuori dal suo cilindro non più abili mosse di propaganda o l’inchiostro per disorientare gli avversari, ma la vera riscossa politica, economica, culturale, sociale e anche morale della città, in uno stato di agonia quasi irreversibile.
Purtroppo, ben più realisticamente, penso invece che il prossimo gioco di prestigio che Prestifilippo compirà sarà la definitiva battuta d’arresto della mozione di sfiducia, rinviando per un altro anno e mezzo un diritto fondamentale della collettività armerina: quello di avere una Giunta che intraprenda un percorso di efficacia, di efficienza e di economicità dell’azione amministrativa. In altre parole, il diritto di vincere.
Piazza Armerina, 10/11/2007.
Filippo Andrea Di Giorgio
Quella richiesta fu da me rifiutata fermamente, ritenendo che il giudizio complessivo su una Amministrazione deve essere espresso solo al termine del mandato, quando tutte le iniziative gestionali sono state espletate ed è possibile, dati alla mano, controllare la corrispondenza fra la piattaforma programmatica elettorale e gli effetti dell’attività di governo.
Devo oggi intervenire per correggere me stesso, ed affermare piuttosto che i risultati maturati, e le attività avviate, consentono già oggi non solo di formulare un giudizio decisamente negativo sull’operato della Giunta in carica, ma anche di preconizzare che dopo questa lunga traversata nel deserto il nostro Paese sarà (non solo metaforicamente parlando) un cumulo di macerie.
Una premessa è però doverosa: chi scrive non si presterà mai a lanciare vacui anatemi ovvero qualsiasi tipo di offesa contro la persona del Sindaco, che continuerà a rispettare, né opererà delegittimando la fondamentale istituzione che Prestifilippo rappresenta.
Dico ciò per ottemperare a una mia profonda convinzione, quella cioè che il dibattito politico deve essere scevro da risentimenti di carattere personale ed essere piuttosto ancorato alla valutazione dei fatti.
In altri termini, l’oggetto delle critiche sono sempre le attività compiute, mai le persone e meno che mai le Istituzioni.
All’amico che me lo ha chiesto, vorrei dire anzitutto che esprimere un giudizio sull’attuale Sindaco è operazione più complessa di quanto sembri, anche perché, a meno di non essere disonesti, non possono che essergli riconosciute delle rilevanti qualità (e ciò lascerà probabilmente confusi gli integralisti della denigrazione).
Non c’è ombra di dubbio, infatti, che se Maurizio Prestifilippo è rimasto in sella fino ad oggi, malgrado non avesse una vera maggioranza, e nonostante i propositi bellicosi (veri o presunti che siano) di alcuni consiglieri comunali, delle doti sono sicuramente da tributargli.
Chi scrive pensa che siano essenzialmente rinvenibili nell’adozione di un linguaggio politico innovativo e nella profonda conoscenza e valutazione degli interlocutori istituzionali.
Non si può negare, invero, che il linguaggio propagandistico del Sindaco abbia un’efficacia dirompente, come dimostrò la campagna elettorale del 2004, complessivamente più efficace di quella del suo avversario, non solo per la stentorea e ammaliante arte oratoria dell’attuale primo cittadino, ma anche e soprattutto per le profonde novità apportate sul piano pubblicitario (basti ricordare il manifesto con le ragazze in Bikini, dal fortissimo impatto visivo, che prevalse nettamente sulla propaganda avversaria, anche se a me, debbo essere franco, parve piuttosto una debole parodia del pavimento musivo).
Il Sindaco ha certamente una grande presenza scenica, è molto telegenico ed è dotato di una grande capacità di improvvisazione, tutte doti che lo renderebbero in grado di sostituire (e lo penso sinceramente) in qualunque momento persino un attore bravo, intelligente e versatile come Luca Barbareschi.
Di fronte a questo modo così diretto di affrontare i problemi, molti suoi avversari inevitabilmente soccombono, spesso sapientemente dirottati sul terreno di scontro preferito dal Sindaco, che è sempre quello della cattiva gestione compiuta dalle pregresse amministrazioni.
Nessuno dei suoi diretti oppositori, a parte l’ottimo Ranieri Ferrara, l’amico Massimiliano La Malfa ed il Consigliere Trebastoni, è mai riuscito ad impedirgli di sgusciare in questo modo, facendogli ammettere gli evidenti insuccessi gestionali e le amnesie amministrative macroscopiche.
In questo modo, buttando inchiostro negli occhi degli avversari, egli riesce a sottrarsi ad ogni legittima censura sul suo operato, riuscendo ad affermare tutto ed il contrario di tutto e a dare sempre la sensazione di avere detto la verità.
Ma oltre a questa innegabile dote, al Sindaco deve essere tributata un’altra non indifferente qualità: quella di riuscire rapidamente ad analizzare la pericolosità politica dei suoi interlocutori, e di vagliare altrettanto celermente delle contromisure atte a neutralizzarli.
Il Sindaco, in altri termini, è abilissimo nelle mosse strategiche di breve periodo ed inoltre, alla stessa stregua di un prestigiatore, riesce sempre a tirare dal suo cilindro una sorpresa capace di sbigottire i suoi antagonisti, i cui tempi di reazione, a dire il vero, il più delle volte non sono tanto lontani da quelli dei bradipi.
Fin qui i pregi della sua azione politica (che però servono essenzialmente a garantirgli la sopravvivenza in attesa di poter realizzare gli altri sogni, quali la Presidenza della Provincia e poi una carica parlamentare, perché, è risaputo, egli è molto ambizioso).
Discorso più complesso deve invece essere compiuto a proposito delle molteplici difficoltà della sua attività politica, e delle ragioni che lo hanno portato, spesso e volentieri, a confliggere con la stessa maggioranza che lo ha sostenuto, alla quale ha sempre rinfacciato di essere la causa dei pochi (a suo dire) insuccessi della sua gestione amministrativa..
Il problema principale del Sindaco risiede probabilmente nella insoddisfazione nei confronti dell’attuale diritto amministrativo, e più precisamente nel fatto che egli ritiene il principale organo di controllo della sua attività gestionale, il Consiglio comunale, quale ente pletorico, privo di ogni vitalità e forse persino di un senso.
Probabilmente, “de jure condendo” egli sarebbe molto più a suo agio ove l’assetto degli enti locali facesse a meno di un organo di ben più vasta scala rappresentativa, quale il Consiglio comunale, capace di approvare atti di indirizzo, e con competenza estesa anche al controllo e all’approvazione del bilancio.
Ciò gli darebbe le mani più libere e gli consentirebbe di operare a suo piacimento, secondo l’esperienza imprenditoriale maturata nell’attività di famiglia, che egli, con un processo di osmosi non poco forzosa, gradirebbe importare nella struttura comunale.
Il problema è però che il Comune non è una azienda (o meglio: avrebbe l’obbligo di seguire il più possibile dei criteri aziendali, ma esigenze solidaristiche e garantistiche non sempre – e a ragione – lo permettono), e che talora gli interessi coinvolti nella gestione amministrativa richiedono un esame contestuale di posizioni individuali e collettive, necessarie a contemperare le ragioni dei destinatari dei provvedimenti finali.
Questa lezione, suo malgrado, Prestifilippo l’ha dovuta subire in molte occasioni, la più emblematica delle quali si è rivelata lo spostamento della fiera settimanale, nella quale è reiteratamente intervenuto per correggere il tiro, senza di fatto mai riuscire a trovare una soluzione adeguata ai problemi e senza mai, peraltro, avviare una valida concertazione con le numerose categorie interessate.
Anzi, proprio la concertazione è un’altro dei suoi punti deboli, ma non perché egli non ne capisca le ragioni di fondo, ma perché la sua politica, fin dall’inizio, non prevedeva momenti di sintesi e di raccolta. Prevedeva piuttosto soltanto momenti di dispersione.
Ciò è dimostrato dal fatto che egli non si è posto mai il problema di coagulare il centrodestra, con un disegno organico e capace di superare i particolarismi che scaturiscono da una coalizione con componenti dalla estrazione politica così diversa.
Nelle tante occasioni in cui è intervenuto, egli si è piuttosto premurato di frantumare ogni logica unitaria, cercando progressivamente (e finora in maniera inane) di eliminare tutti gli esponenti politici che questo disegno coltivano (vedasi, in questo senso, l’ostinazione con la quale ha dichiarato guerra a Giuseppe Mattia ed ora anche a Trebastoni e Fioriglio).
Un simile modo di operare, se, come detto prima, nel breve periodo si rivela appagante, in quanto riesce a disorientare i suoi avversari, e ad allontanare la crisi politica, nel lungo periodo non può che essere destinato a penalizzare gravemente la città.
Come non notare, del resto, che le numerose opportunità che la passata finanziaria aveva assegnato ai Comuni (basti pensare all’imposta di scopo) non saranno mai attuate in virtù del continuo scontro che il Sindaco ha oramai intrapreso con il Civico consesso?
Ma andando ancora oltre i profili problematici sopra evidenziati, credo di poter dire che a nuocere all’azione politica del Sindaco non sia solo il conflitto (esterno) con gli altri organi istituzionali, ma soprattutto quello (interno) con la sua stessa coscienza politica, in gran parte ancora dominata dalle dottrine collettiviste e dirigiste di cui si sono liberate persino le sinistre più radicali.
Sotto questo profilo, come non ricordare quella proposta di cessione gratuita dei beni immobili nel centro storico (tanto azzardata che a me parve inizialmente una simpatica provocazione), che non solo contrasta con i programmi nazionali di Forza Italia, cui egli dice di aderire, ma che sarebbe indigesta persino a Sindaci collocati politicamente ben più a sinistra?
Ma ancora, come non rammentare le esilaranti assemblee dell’ATO, nelle quali l’inquilino di Sala delle Luci ha di fatto patrocinato la gestione inefficiente del sistema dei rifiuti (vedasi verbale di assemblea ATO del 09/12/2004, che conservo come una reliquia), votando unitamente (e senza il minimo distinguo) insieme ai Sindaci della Sinistra?
La verità è che il primo cittadino nella coalizione di centrodestra è a suo agio come un elefante in un negozio di cristalli, e forse rimpiange ancora i tempi in cui la mano pesante di Mirello Crisafulli si posava sulla sua fronte determinata e combattiva, e a lui sembrava di essere il predestinato della politica armerina.
Ma come sempre accade, il futuro non è mai come uno se lo immagina, e quando la sinistra gli voltò le spalle, preferendogli l’icona più semplice ed anche un po’ più triste dell’Onorevole Tumino, il nostro Sindaco, con una maestria acrobatica al limite dell’incredibile, seppe inventare una coalizione elettorale dal nulla (o del nulla?), e infliggere alla sinistra locale uno degli schiaffi più sonori nella storia degli ultimi cinquanta anni.
Purtroppo, però, proprio perché Prestifilippo è maestro solo nelle scelte di breve periodo, dopo la vittoria gli toccò governare, e scoprire che la mancanza di una vera coalizione gli avrebbe comportato una notevole serie di problemi, e cagionato alla città una perdita di competitività che sconteremo per altri venti anni.
Né peraltro la mancanza di una maggioranza politica stabile in Consiglio comunale, che a Prestifilippo è direttamente ed unicamente imputabile, è stata in qualche modo resa meno pesante dai componenti della Giunta che lui stesso si è scelto.
Mauro Farina c’entra con la delega che ricopre come i cavoli a merenda; Fabrizio Tudisco continua stancamente e ostinatamente a spendere cifre faraoniche per manifestazioni dagli esiti fallimentari (basti pensare a “Cortili e balconi fioriti (o appassiti?)”, o al Palio dei Normanni, di cui la diretta televisiva ha ingigantito oltre ogni limite i difetti e le discrasie); Massimo Di Seri, amabile persona, avrebbe bisogno probabilmente di rivedersi la L. R. 28/99 e ss. modifiche ed integrazioni; di Paola Di Vita si sono perse le tracce, ed infine, dell’Assessore Gagliano e dell’assessore Cammarata (e prima ancora della di lui coniuge), l’unica cosa che si possa dire è che sono in uno stato (politico) vegetativo perenne.
Manca insomma nella sua Giunta un supertecnico alla Nigrelli, capace di impedirgli di calpestare i principi, anche più elementari, suggeriti dalle scienze giuridiche, economiche e sociali.
Tante altre sarebbero le censure da muovere all’operato di questa Giunta, e credo che a volerne discutere anche in maniera sintetica potrebbe redigersi un manuale di tecnica amministrativa, cosa che è lontana dalle mie intenzioni e che stancherebbe oltre ogni limite i lettori di questo gradevole e libero Forum.
Per questa ragione, voglio concludere con l’auspicio sincero che il Sindaco tiri fuori dal suo cilindro non più abili mosse di propaganda o l’inchiostro per disorientare gli avversari, ma la vera riscossa politica, economica, culturale, sociale e anche morale della città, in uno stato di agonia quasi irreversibile.
Purtroppo, ben più realisticamente, penso invece che il prossimo gioco di prestigio che Prestifilippo compirà sarà la definitiva battuta d’arresto della mozione di sfiducia, rinviando per un altro anno e mezzo un diritto fondamentale della collettività armerina: quello di avere una Giunta che intraprenda un percorso di efficacia, di efficienza e di economicità dell’azione amministrativa. In altre parole, il diritto di vincere.
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Chi sono
Qualcuno, di cui non ho molta stima, mi chiama "Architetto di Dio". La cosa, però, mi piace. Dicono che sono un architetto eclettico ed un pò anomalo. Il mio lavoro è a metà tra i restauri ed il turismo. Sono cooperatore salesiano e amo Don Bosco. Sono sposato con Cinzia che amo. Abbiamo tre figli, Gabriele Samuele e Gaia. Se vuoi scrivermi ecco la mail architettodidio@gmail.com
___________
"Il senso di inquietudine mi insegue sempre e quando mi pare di aver colto una certezza ricado nell'assoluto smarrimento. Mi chiedo: sono al posto giusto, al momento giusto? Boh! che casino è la VITA e quanto doloroso è questo cammino di scoperta dell'Assoluto che c'è in noi!"
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