martedì 11 settembre 2007

Comitato Piano Marino. Si avvera il sogno

Piazza Armerina. “Il 9 settembre sarà ricordato da noi e dai nostri nipoti come un giorno storico per la contrada di Piano Marino”. I toni trionfalistici sono quelli di Mario Gagliardo (nella foto), il pensionato che da qualche mese ha preso per mano i cittadini della contrada piazzese di Piano Marino e li ha riuniti in comitato. “Qualcuno ci ha fatto sistemare le buche della strada. Non era mai successo – continua Gagliardo – che qualcuno era intervenuto nella strada che porta alle nostra case che è piena di fossi che distruggono le nostre macchine. Con la sistemazione delle buche abbiamo migliorato la nostra sicurezza”. Poi Mario Gagliardo fa un appello all’unità delle 80 famiglie residenti nella zona che compongono il comitato. “Voglio ricordare prima a me e poi a tutte le altre famiglie che credono nel progetto comitato – dice Mario Gagliardo – che uniti e soltanto uniti si può vincere e realizzare quello che solo qualche mese addietro sembrava solamente un sogno. Invece grazie all’aiuto di qualche amico vediamo i primi frutti e possiamo realmente pensare che tra qualche tempo Piano Marino sarà il fiore all’occhiello della città dei Mosaici, un quartiere ideale per viverci, lontano dall’inquinamento della città e dai rumori del traffico”. Il presidente del comitato Piano Marino segna poi la strada futura. “Adesso il prossimo passo è quello di farci sentire dal Sindaco. Per la verità – dice Gagliardo – abbiamo già chiesto al primo cittadino di ricevere una nostra delegazione per poter esporgli i problemi dell’intera contrada. Tutte le famiglie sono consapevoli che l’incontro con il primo cittadino rappresenta un momento importante che può essere la svolta del nostro quartiere. Siamo convinti che il primo cittadino sarà attento alle nostre esigenze anche perché uno sviluppo sostenibile del nostro quartiere coincide direttamente con lo sviluppo ed il miglioramento complessivo della città dei mosaici”.
Agostino Sella

Tre morti di tumore nell'ultima settimana a Piazza

Piazza Armerina. Tre morti di tumore nell’ultima settimana. Si tratta di ragazzo di 17 anni morto di leucemia, un ragazzo trentenne e un adulto di 57 anni. Torna ancora una volta l’allarme tumori, ma difficile parlarne con dati alla mano. Ad oggi, però, diffide affermare se tre morti in una settimana in una città di 15 mila anime siano un fatto normale oppure no. Mancano, infatti, statistiche che possano permettere di affrontare il problema con un approccio scientifico. I dati in Italia ed in Sicilia sono preoccupanti. Nel 2005 ben 129833 italiani sono morti di tumore. Di questi circa 10000 erano siciliani. Insomma una vera e propria piaga sociale. Non è possibile però sapere con chiarezza bene i motivi dei decessi nelle varie realtà locali non essendoci i registri dei tumori. I registri sono uno strumento attraverso la quale è possibile monitorare i decessi anche in relazioni ai tipi di cancro. Il registro dei tumori permetterebbe di rilevare dati scientifici sulla frequenza dei tumori, nell'interesse della ricerca, della prevenzione, della pianificazione dell'assistenza, della facilitazione dell'accesso alle cure e della valutazione della loro efficacia. Non si capisce come si spendano tanti soldi anche per cose poco utili alla collettività ed allo stesso tempo gli enti hanno la assoluta incapacità a monitorare i decessi per questo triste fenomeno. Il Sicilia di registri c’è ne è solo uno. Ha sede a Ragusa è il “Registro dei Tumori Infantili” della Sicilia, coordinata dal dottor Gafà. Il primo registro tumori ad operare in Italia è stato quello di Varese, nato nel 1976, seguito subito da quello di Parma. Negli anni '80 se ne sono aggiunti 9, Ragusa, Latina, Trieste, Firenze, Torino, Genova, Modena, Romagna, Veneto; altri 2 infine hanno iniziato la loro attività negli anni '90, Ferrara e Macerata. per un totale di 13 registri generali oggi attivi. A questi si aggiungono 3 registri specializzati: quello dei tumori infantili del Piemonte, quello dei tumori colo-rettali di Modena e quello dei tumori primitivi dell'osso dell'Istituto Rizzoli di Bologna.
Agostino Sella

Ruspe in azione nell'ex Itis


Piazza Armerina. Ruspe in azione nei capannoni ex Itis, uno dei pochi edifici di architettura industriale della città. E’ l’epilogo finalmente del lento decadimento architettonico che sta portando l’edificio verso la rovina. Le ruspe sono dentro l’edificio per demolire i tetti che stanno crollando per l’incuria. I capannoni delle’ex Itis hanno una triste storia. Da quando la storica scuola dell’industriale si è trasferita nei più moderni e spaziosi locali di piazza Senatore Marescalchi, i bellissimi laboratori sono lasciati al triste destino dell’incuria più totale. Da circa 20 anni tutte le amministrazioni che si susseguono promettono di rimettere a nuovo i pregiati edifici ma ad oggi di fatto tutto è rimasto come prima. Adesso le ruspe stanno iniziando l’opera di demolizione delle tetti ormai pericolanti. La precedente amministrazione Velardita aveva organizzato dei bandi per affidare gli edifici alle associazioni adesso ci sono i progetti ma siamo lontani da un completo intervento di ristrutturazione che possa permettere la rifunzionalizzazione. Peraltro l’intero involucro architettonico è soggetto a vincolo della Soprintendenza ai beni culturali ed ambientali ai sensi della legge 1089/39 e di conseguenza ogni progetto deve essere sottoposto all’organo di tutela al fine di evitare interventi che possano snaturare l’origine ed i connotati architettonici del bene culturale. Da quelle aule sono passati generazioni di studenti provenienti da tutta la provincia, considerato, che fino a qualche anno addietro l’unico istituto Industriale dell’intera provincia di Enna si trovava nella città dei mosaici. “In quelle aule ho passato la mia giovinezza e vederle in quello stato mi piange il cuore – dice un cinquantenne adesso professore di laboratorio nel nuovo edificio – spero che presto quei laboratori possano essere al servizio di tutta la città”. La zona dove sono ubicate le strutture dell’ex industriale sono al centro della città. A pochi passi si trova la cosiddetta “villetta”, ossia piazza Boris Giuliano, che da circa vent’anni è diventata il principale luogo di incontro dei giovani piazzesi. Riqualificare i capannoni e farli diventare un luogo di rinascita del protagonismo giovanile sarebbe opera buona e giusta.
Agostino Sella

Chi sono

Qualcuno, di cui non ho molta stima, mi chiama "Architetto di Dio". La cosa, però, mi piace. Dicono che sono un architetto eclettico ed un pò anomalo. Il mio lavoro è a metà tra i restauri ed il turismo. Sono cooperatore salesiano e amo Don Bosco. Sono sposato con Cinzia che amo. Abbiamo tre figli, Gabriele Samuele e Gaia. Se vuoi scrivermi ecco la mail architettodidio@gmail.com


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"Il senso di inquietudine mi insegue sempre e quando mi pare di aver colto una certezza ricado nell'assoluto smarrimento. Mi chiedo: sono al posto giusto, al momento giusto? Boh! che casino è la VITA e quanto doloroso è questo cammino di scoperta dell'Assoluto che c'è in noi!"

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