giovedì 5 febbraio 2009
Aggredito il comandande dei vigili urbani Pietro Viola. Arrestato l'aggressore tale Gioia.
Stamattina, nei pressi dell'ex cinema excelsior, si è scatenata una lite. I vigili urbani stavano svolgento il loro servizio. Ad un centro punto, Antonio Gioia, è sceso dalla macchina ed ha aggredito il comandante Pietro Viola, che in mattinata è stato in ospedale per accertamenti a causa della colluttazione avuta con Gioia. L'aggressore è stato arrestato e si trova in commissariato per gli accertamenti del caso.
Il comandante Viola ha avuto disgnosticato 7 giorni di prognosi per problemi alle braccia.
Il comandante Viola ha avuto disgnosticato 7 giorni di prognosi per problemi alle braccia.
Intervista a Carmelo Nigrelli.
'Un senso per Catania'
di Valeria Giuffrida 04/02/2009
Intervista Carmelo Nigrelli: l’urbanista, sindaco di Piazza Armerina, spiega perché la demolizione sia necessaria all’identità di una città quanto la conservazione e dà un consiglio al suo collega Stancanelli: ‘il Piano Regolatore è un pannicello caldo se non si considera tutta l' area metropolitana’
Nigrelli, nel libro da Lei curato, “Il senso del vuoto” (ed. Manifestolibri, 2005), la demolizione è considerata necessaria quanto la conservazione per preservare l’esistenza di una città. Eppure oggi non si demolisce più ma si continua a conservare. Come mai?
Demolire ormai è diventato una sorta di tabù perché è considerato una riduzione di tutti quegli elementi che concorrono a determinare identità ed economia di una comunità. È come se togliere significasse dover rimettere per forza, perché altrimenti avremmo solo una perdita. In quest’ottica, mantenere un approccio additivo è più rassicurante di uno sottrattivo. In fondo, quello di cui ragioniamo nel libro è un problema che sembra essere più esistenzialista che urbanistico.
E se conservare fosse una specie di paura del nuovo, visto come “barbaro” o semplicemente brutto rispetto alle opere del passato?
Più che paura del nuovo, io parlerei di horror vacuis. Non credo che il nuovo venga considerato brutto, visto che negli ultimi anni si sta addirittura eccedendo in quelle che Bernard Brecht chiamerebbe “gesticolazioni architettoniche”. Un esempio sono i tre grattacieli per la Fiera di Milano, simbolo di una ricerca del landmark a tutti i costi.
Nella prefazione del libro lei scrive, citando Furio Colombo, che non si distrugge perché non si progetta e non si progetta perché manca una visione della vita che lo permetta. Secondo Lei perché?
C’è il timore di togliere qualcosa e non saperlo rimpiazzare con qualcos’altro di altrettanto significativo. È una mancanza di fiducia nei propri mezzi.
Può aver influito in questo atteggiamento, specie nelle città del Sud, lo spettro della cattiva gestione di fondi e degli scandali edilizi? Un esempio su tutti sarebbe il “sacco di Palermo” dell’era Ciancimino…
Sicuramente. La città è un campo di battaglia sul quale si misurano molteplici interessi, collettivi e individuali, leciti e illeciti, non tenere conto di questo significa non affrontare il problema. Che ci siano forze che tentano di raggiungere obiettivi anche illeciti è normale, lo sappiamo tutti. Dobbiamo però pensare a come contenere queste forze. Il “sacco di Palermo” è un caso a parte per il suo diverso rapporto con la demolizione: sono state distrutte le ville Liberty di via Libertà in favore di una costruzione selvaggia di condomini, cancellando così una parte importante di una Palermo fino ad allora tra le capitali europee della cultura.
Parliamo di Catania e di come restituirle un “senso”. Si discute sempre quali siano le strategie migliori per favorire il turismo nel centro storico. Lei che idee ha a riguardo?
Penso che non si debbano piegare le esigenze di una città in favore del turismo. Certo, è un elemento importante da prendere in considerazione, ma alla pari di altri. A Catania basterebbe ragionare su cosa fare del Corso Martiri della Libertà. E – dopo quarant’anni – farlo, finalmente.
di Valeria Giuffrida 04/02/2009
Intervista Carmelo Nigrelli: l’urbanista, sindaco di Piazza Armerina, spiega perché la demolizione sia necessaria all’identità di una città quanto la conservazione e dà un consiglio al suo collega Stancanelli: ‘il Piano Regolatore è un pannicello caldo se non si considera tutta l' area metropolitana’
Nigrelli, nel libro da Lei curato, “Il senso del vuoto” (ed. Manifestolibri, 2005), la demolizione è considerata necessaria quanto la conservazione per preservare l’esistenza di una città. Eppure oggi non si demolisce più ma si continua a conservare. Come mai?
Demolire ormai è diventato una sorta di tabù perché è considerato una riduzione di tutti quegli elementi che concorrono a determinare identità ed economia di una comunità. È come se togliere significasse dover rimettere per forza, perché altrimenti avremmo solo una perdita. In quest’ottica, mantenere un approccio additivo è più rassicurante di uno sottrattivo. In fondo, quello di cui ragioniamo nel libro è un problema che sembra essere più esistenzialista che urbanistico.
E se conservare fosse una specie di paura del nuovo, visto come “barbaro” o semplicemente brutto rispetto alle opere del passato?
Più che paura del nuovo, io parlerei di horror vacuis. Non credo che il nuovo venga considerato brutto, visto che negli ultimi anni si sta addirittura eccedendo in quelle che Bernard Brecht chiamerebbe “gesticolazioni architettoniche”. Un esempio sono i tre grattacieli per la Fiera di Milano, simbolo di una ricerca del landmark a tutti i costi.
Nella prefazione del libro lei scrive, citando Furio Colombo, che non si distrugge perché non si progetta e non si progetta perché manca una visione della vita che lo permetta. Secondo Lei perché?
C’è il timore di togliere qualcosa e non saperlo rimpiazzare con qualcos’altro di altrettanto significativo. È una mancanza di fiducia nei propri mezzi.
Può aver influito in questo atteggiamento, specie nelle città del Sud, lo spettro della cattiva gestione di fondi e degli scandali edilizi? Un esempio su tutti sarebbe il “sacco di Palermo” dell’era Ciancimino…
Sicuramente. La città è un campo di battaglia sul quale si misurano molteplici interessi, collettivi e individuali, leciti e illeciti, non tenere conto di questo significa non affrontare il problema. Che ci siano forze che tentano di raggiungere obiettivi anche illeciti è normale, lo sappiamo tutti. Dobbiamo però pensare a come contenere queste forze. Il “sacco di Palermo” è un caso a parte per il suo diverso rapporto con la demolizione: sono state distrutte le ville Liberty di via Libertà in favore di una costruzione selvaggia di condomini, cancellando così una parte importante di una Palermo fino ad allora tra le capitali europee della cultura.
Parliamo di Catania e di come restituirle un “senso”. Si discute sempre quali siano le strategie migliori per favorire il turismo nel centro storico. Lei che idee ha a riguardo?
Penso che non si debbano piegare le esigenze di una città in favore del turismo. Certo, è un elemento importante da prendere in considerazione, ma alla pari di altri. A Catania basterebbe ragionare su cosa fare del Corso Martiri della Libertà. E – dopo quarant’anni – farlo, finalmente.
E demolire l’ospedale Santa Marta, come Lei scrive nel libro…
Si, anche se avrebbe un significato simbolico più che altro.
Si, anche se avrebbe un significato simbolico più che altro.
In alcune parti della Catania più antica vivono persone di origine straniera (un esempio su tutti è la Chinatown della zona fiera) in edifici spesso abbandonati all’incuria. Come intervenire in queste zone e come armonizzare questo incontro culturale?
Per questo è necessaria l’integrazione culturale per ottenere quella urbanistica. Nelle città ci sono quartieri abitati di volta in volta dai paria, che in questo momento sono gli immigrati. Man mano che l’alta borghesia, seguita dalla piccola borghesia, si sposta, le zone cambiano. Ecco perché l’unica soluzione per avere un’integrazione urbanistica è puntare su quella sociale ed economica.
Cosa andrebbe fatto per le cosiddette “città satellite” perché abbandonino quell’immagine di degrado e spersonalizzazione? Basti pensare ai casermoni di Librino. Eppure all’epoca c’era un progetto, anche l’idea di trasferire lì sedi istituzionali come l’Università o gli uffici della Provincia…
Il fatto è che bisogna considerarle città vere e proprie. Librino ha settanta mila abitanti, è già una piccola città. Il problema non sono le case, è che ci sono solo quelle. Bisognerebbe mettere tutto il resto, tutto ciò che è legato alla residenza, come le scuole o il verde.
Per questo è necessaria l’integrazione culturale per ottenere quella urbanistica. Nelle città ci sono quartieri abitati di volta in volta dai paria, che in questo momento sono gli immigrati. Man mano che l’alta borghesia, seguita dalla piccola borghesia, si sposta, le zone cambiano. Ecco perché l’unica soluzione per avere un’integrazione urbanistica è puntare su quella sociale ed economica.
Cosa andrebbe fatto per le cosiddette “città satellite” perché abbandonino quell’immagine di degrado e spersonalizzazione? Basti pensare ai casermoni di Librino. Eppure all’epoca c’era un progetto, anche l’idea di trasferire lì sedi istituzionali come l’Università o gli uffici della Provincia…
Il fatto è che bisogna considerarle città vere e proprie. Librino ha settanta mila abitanti, è già una piccola città. Il problema non sono le case, è che ci sono solo quelle. Bisognerebbe mettere tutto il resto, tutto ciò che è legato alla residenza, come le scuole o il verde.
Il senatore Bianco ha dichiarato che nella prossima discussione del Piano Regolatore di Catania, il sindaco Stancanelli dovrebbe ascoltare maggiormente gli esperti di urbanistica. In quanto urbanista, Lei cosa gli consiglierebbe?
Direi che Catania non può essere pianificata se non insieme alla sua area metropolitana. Il Piano Regolatore di Catania non è altro che un “pannicello caldo” rispetto ai problemi dell’area metropolitana catanese.
Lei è sindaco di Piazza Armerina: quale contributo sta portando alla città? Per esempio per rilanciare il patrimonio artistico-culturale della Villa Romana del Casale coi suoi mosaici?
Sto cercando di riposizionare Piazza Armerina nel quadro del turismo internazionale, non più come città accanto alla Villa Romana ma come città d’arte al pari delle città in Umbria o in Toscana. E lo sto facendo puntando sul patrimonio storico artistico, sull’identità della comunità e della città.
dal sito www.step1.it
Direi che Catania non può essere pianificata se non insieme alla sua area metropolitana. Il Piano Regolatore di Catania non è altro che un “pannicello caldo” rispetto ai problemi dell’area metropolitana catanese.
Lei è sindaco di Piazza Armerina: quale contributo sta portando alla città? Per esempio per rilanciare il patrimonio artistico-culturale della Villa Romana del Casale coi suoi mosaici?
Sto cercando di riposizionare Piazza Armerina nel quadro del turismo internazionale, non più come città accanto alla Villa Romana ma come città d’arte al pari delle città in Umbria o in Toscana. E lo sto facendo puntando sul patrimonio storico artistico, sull’identità della comunità e della città.
dal sito www.step1.it
Il centro destra vuole portare in consiglio la questione di Centonze. Dal PD silenzio tombale.
Piazza Armerina. Tutto il centro destra si vedrà in settimana per valutare di portare in consiglio comunale la questione sulla partecipazione al concorso di ragioniere capo del presidente del consiglio Calogero Centonze. A farsi carico di mettere insieme la coalizione berlusconiana è stato Giuseppe Mattia leader del Movimento per l’Autonomia che ha invitato attorno ad un tavolo il segretario dell’Udc Sebastiano Lantieri, il coordinatore di Forza Italia Fabrizio Tudisco, e le altri componenti del centro destra che hanno una rappresentanza consiliare, tra cui l’ex presidente del consiglio comunale Basilio Fioriglio, del gruppo indipendente. Il centro destra non vuole, almeno così sembra, che Centonze, partecipi al concorso di ragioniere capo in quanto – secondo la coalizione berlusconiana – gravato da conflitto di interesse. “Non è possibile – dice Giuseppe Mattia – che Calogero Centonze che è la seconda carica istituzionale della città partecipi ad un concorso in cui ci sia una commissione nominata dalla giunta del suo stesso partito. Nella commissione ci sarà il segretario generale insieme ad una figura nominata dall’amministrazione. Inoltre – continua Mattia – questo bando è a danno del comune. Lo dimostra il fatto che hanno presentato domanda solo tre concorrenti. Molti altri potenziali fruitori del bando non hanno potuto partecipare per le restrizioni previste. Questo non tutela certamente il comune che poteva avvalersi di tante altre professionalità”. Non è scontato però che il centro destra sia d’accordo a chiedere le dimissioni di Centonze. Finora hanno parlato solo gli esponenti dell’Mpa Mattia e del PDL Tudisco, mentre gli altri partiti del centro destra hanno avuto le bocche cucite. Bocche cucite anche a sinistra dove nel PD su questa questione regna un silenzio tombale. Nessuna dichiarazione ne a favore e neanche contro Centonze. In questo momento il partito veltroniano si trova in fase precongressuale e nessuno si sente di intervenire. Dovrebbe farlo il capogruppo Pino Venezia, che però sulla questione fino ad oggi non ha rilasciato nessuna dichiarazione ufficiale. Ma se gli otto consiglieri del centro destra raccoglieranno le 5 firme utili per chiedere allo stesso Calogero Centonze una convocazione del consiglio comunale, allora le truppe del partito democratico piazzese saranno costrette a prendere una posizione ufficiale sulla questione.
Agostino Sella
Agostino Sella
Patente a punti. Accredito di 2 punti bonus
Per chi non lo sapesse, inoltro quanto si deve fare per l'accredito dei 2 punti bonus sulla patente di chi ha ancora i 20 iniziali.
Ci vogliono 30 secondi!
La cosa assurda è che si poteva diffondere un po' meglio la notizia!
Attenzione, per ottenere l'accredito dei punti ottenuti come promesso dal Ministero dei Trasporti bisogna telefonare; proprio così, i punti non vengono aggiornati se non si telefona.
Per accreditarvi questi 2 punti bonus promessi dal ministero bisogna telefonare al numero riportato qui sotto che è il numero verde del registro patenti ( non li danno automaticamente. FURBI VERO?!). La voce computerizzata vi inviterà a digitare la vostra data di nascita e il vostro numero di patente (solo il numero tralasciando eventuali lettere)seguito dal tasto #. Dopo alcuni secondi di attesa vi verrà comunicato l'avvenuto accredito.
NUMERO VERDE REGISTRO PATENTI: 848 782782 N.B. il servizio funziona solamente da rete fissa italiana, non dai cellulari.
La cosa assurda è che si poteva diffondere un po' meglio la notizia!
Attenzione, per ottenere l'accredito dei punti ottenuti come promesso dal Ministero dei Trasporti bisogna telefonare; proprio così, i punti non vengono aggiornati se non si telefona.
Per accreditarvi questi 2 punti bonus promessi dal ministero bisogna telefonare al numero riportato qui sotto che è il numero verde del registro patenti ( non li danno automaticamente. FURBI VERO?!). La voce computerizzata vi inviterà a digitare la vostra data di nascita e il vostro numero di patente (solo il numero tralasciando eventuali lettere)seguito dal tasto #. Dopo alcuni secondi di attesa vi verrà comunicato l'avvenuto accredito.
NUMERO VERDE REGISTRO PATENTI: 848 782782 N.B. il servizio funziona solamente da rete fissa italiana, non dai cellulari.
Sabato e domenica Piazza in rock al Cinema Plutia
Nell’ambito delle manifestazioni per i “week end dell’arte e del gusto”, L’Assessorato alle Feste e Tradizioni e L’Assessorato al Turismo del Comune di Piazza Armerina propongono “Piazza in Rock 2009”.
La prima edizione del Piazza in Rock Contest nasce dalla necessità di uno spazio dedicato alla musica inedita siciliana.
Il concorso, che vedrà gareggiare quattro band per ciascuna serata, si svolgerà Presso l’ex cinema Plutia, sabato 7 e domenica 8 febbraio, con inizio alle ore 21.
La prima edizione del Piazza in Rock Contest nasce dalla necessità di uno spazio dedicato alla musica inedita siciliana.
Il concorso, che vedrà gareggiare quattro band per ciascuna serata, si svolgerà Presso l’ex cinema Plutia, sabato 7 e domenica 8 febbraio, con inizio alle ore 21.
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Chi sono
Qualcuno, di cui non ho molta stima, mi chiama "Architetto di Dio". La cosa, però, mi piace. Dicono che sono un architetto eclettico ed un pò anomalo. Il mio lavoro è a metà tra i restauri ed il turismo. Sono cooperatore salesiano e amo Don Bosco. Sono sposato con Cinzia che amo. Abbiamo tre figli, Gabriele Samuele e Gaia. Se vuoi scrivermi ecco la mail architettodidio@gmail.com
___________
"Il senso di inquietudine mi insegue sempre e quando mi pare di aver colto una certezza ricado nell'assoluto smarrimento. Mi chiedo: sono al posto giusto, al momento giusto? Boh! che casino è la VITA e quanto doloroso è questo cammino di scoperta dell'Assoluto che c'è in noi!"
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