domenica 6 settembre 2015

Il Papa: "Ogni parrocchia ospiti una famiglia di profughi"

"Ogni parrocchia accolga una famiglia di profughi. Lo faranno per prime le due parrocchie del Vaticano. Cominciamo dalla mia diocesi di Roma". È la proposta lanciata da Papa Francesco in un breve discorso durante l'Angelus, per dare il buon esempio e rispondere concretamente all'appello da lui stesso rivolto ogni comunità d'Europa. Appello finora colto da Vienna e Berlino, che hanno aperto le frontiere permettendo l'arrivo di centinaia di migranti provenienti dall'Ungheria.  Nell'invito ad accogliere i profughi il Pontefice si è rivolto anche ai Vescovi: "Mi rivolgo ai miei fratelli Vescovi d'Europa, veri pastori - ha detto Papa Francesco -, perché nelle loro diocesi sostengano questo mio appello, ricordando che Misericordia è il secondo nome dell'Amore. Anche le due parrocchie del Vaticano accoglieranno in questi giorni due famiglie di profughi".

Di fronte alla tragedia di decine di migliaia di profughi che fuggono dalla morte per la guerra e la fame, e sono in cammino verso una speranza di vita, il Vangelo ci chiama, ci chiede, di essere 'prossimi' dei più piccoli e abbandonati. A dare loro una speranza concreta. Non soltanto dire: 'Coraggio, pazienza!'", ha poi spiegato il Papa durante l'Angelus, aggiungendo: "La speranza cristiana è combattiva, con la tenacia di chi va verso una meta sicura".

"Spesso noi siamo ripiegati e chiusi in noi stessi, e creiamo tante isole inaccessibili e inospitali", ha aggiunto il Pontefice, rilevando che "persino i rapporti umani più elementari a volte creano delle realtà incapaci di apertura reciproca: la coppia chiusa, la famiglia chiusa, il gruppo chiuso, la parrocchia chiusa, la patria chiusa; questo non è Dio, è il nostro peccato".

Alle parole del Papa fanno eco quelle del presidente della Repubblica Sergio Mattarella che, in un messaggio inviato a un incontro internazionale della comunità di Sant'Egidio, ha sottolineato: "Sì al dialogo di pace, no ai muri contro chi fugge dalla guerra".




 


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Salvatore Murella è già a Catania con il Vespa Club

Chi sono

Qualcuno, di cui non ho molta stima, mi chiama "Architetto di Dio". La cosa, però, mi piace. Dicono che sono un architetto eclettico ed un pò anomalo. Il mio lavoro è a metà tra i restauri ed il turismo. Sono cooperatore salesiano e amo Don Bosco. Sono sposato con Cinzia che amo. Abbiamo tre figli, Gabriele Samuele e Gaia. Se vuoi scrivermi ecco la mail architettodidio@gmail.com


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"Il senso di inquietudine mi insegue sempre e quando mi pare di aver colto una certezza ricado nell'assoluto smarrimento. Mi chiedo: sono al posto giusto, al momento giusto? Boh! che casino è la VITA e quanto doloroso è questo cammino di scoperta dell'Assoluto che c'è in noi!"

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