Arturo Parisi: “Mi accorsi di cose strane
chiesi di verificare, ma non fu fatto nulla”
L'ex ministro Arturo Parisi
Accuse, indignazione e difese d’ufficio. Ha scatenato tutta una serie di reazioni l’iscrizione nel registro degli indagati dell’ex tesoriere della Margherita – e ora senatore Pd - Luigi Lusi, accusato di aver ‘girato’ indebitamente sui suoi conti circa 13 milioni di euro appartenenti al partito. I suoi ex colleghi si difendono, scaricano Lusi e annunciano di voler recuperare tutto il maltolto per via legale; Rutelli a sua volta dichiara di essere “incazzato e addolorato”, dirama una nota per spiegare la sua versione dei fatti, ma la presa di posizione dell’ex segretario della Margherita viene superata per importanza dalle parole dell’ex ministro Arturo Parisi. Che aveva notato strani movimenti nel bilancio 2011 del partito, li aveva denunciati, aveva chiesto trasparenza, ma praticamente non fu ascoltato da nessuno. Oggi, però, Parisi ha ricordato l’accaduto. E la sua ricostruzione acquista un peso specifico non da poco dopo l’esplosione dello scandalo.
”Ovviamente non rilevai nulla di penale, altrimenti sarei andato dai magistrati. Ma c’erano alcune voce opache. Somme consistenti in uscita che non convincevano – ha detto Parisi -Per questo chiesi di sospendere l’assemblea per avere tempo di leggere meglio il bilancio. Ma eravamo in scadenza dei termini per l’approvazione del bilancio e quindi si andò avanti. Ma ottenni che si istituisse un organismo di verifica. Ricordo che fu Franco Marini a proporlo. Però questa commissione non veniva mai convocata, nonostante le mie pressanti richieste. Alla fine si decise una data. Era novembre. Io tornai da un viaggio in Cina per partecipare. Ma la riunione andò deserta. Non venne nessuno. Mi arrabbiai moltissimo e mi dimisi in polemica”. Chi faceva parte di questo organismo di verifica sul bilancio? “Inizialmente dovevano farne parte i titolari di una carica nella Margherita e quindi Francesco Rutelli come presidente, Enzo Bianco in quanto presidente dell’Assemblea e Gianpiero Bocci da presidente del Comitato di tesoreria. Poi l’organismo si allargò a circa 12 membri. Credo di ricordare che c’erano Rosy Bindi, Dario Franceschini, Beppe Fioroni, Enrico Letta tra gli altri”. Oggi quella polemica è riesplosa, con effetti e retroscena ancora tutti da chiarire.