Parlo con te.
Sì, con te che stai tirando fuori le unghie e affilando il coltello critico per affondarli nel corpo “dell’Occidente”.
In nome del dialogo, in nome della comprensione, in nome dello smascheramento dei grandi principi dello scacchiere Mondo.
Sto parlando con te che tiri fuori il dito accusatorio, lo agiti in aria e poi, passando agilmente sull’orrore che sta avvenendo e sugli aguzzini che lo stanno perpetrando, lo giri con grande afflato espiatorio verso te stesso. Ricordati che sei figlio di quell’Occidente che sputtani.
Ricordati che in quella grande casa hai potuto crescere e prosperare.
Ricordati che adesso, in quella casa, sei libero di dire le tue stronzate e che quella casa ha garantito diritti che ti sembrano adesso inalienabili, “i diritti universali dell’uomo”. Non di Dio. Dell’uomo. Ricordati che vieni da una cultura che ha prodotto Montaigne e Voltaire, Montesquieu e Hume, Kant e Wittgenstein, Russel e Chomsky. Sì, quello stesso Chomsky che ora ti ritrovi al fianco nel prenderti a coltellate e che nessuno va là ad accoltellare.