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Inviato da iPhone di Agostino Sella
mercoledì 26 agosto 2015
Migranti, 51 cadaveri su un barcone. Tremila salvati in un giorno
Cinquantuno cadaveri sono stati individuati nella stiva di un barcone blu diretto verso l'Italia e soccorso al largo della Libia da una unità svedese. Sul barcone viaggiavano altri 400 migranti che sono stati tratti in salvo.Secondo quanto si è appreso, la nave svedese Poseidon, inquadrata nel dispositivo Frontex e impegnata nelle operazioni di soccorso nel Canale di Sicilia, aveva appena preso a bordo 130 migranti che erano su un gommone. E' stata subito dopo dirottata dal Centro Nazionale Soccorsi della Guardia Costiera italiana in direzione del barcone ed ha tratto in salvo 439 migranti. Alcuni marinai, saliti a bordo dell'imbarcazione su indicazione degli stessi migranti, hanno aperto la stiva ed hanno visto decine di cadaveri. I migranti sarebbero morti probabilmente per le esalazioni dei motori.
Altri salvataggi, quattro morti e un intossicato soccorso. Nel corso della giornata sono state tratte in salvo 3.000 persone in almeno una decina di operazioni nel Canale di Sicilia. La nave Grecale ha soccorso un gommone, sono 550 i migranti tratti in salvo dalla nave 'Bourbon Argos' di Medici senza frontiere e circa 400 le persone salvate dalla nave Phoenix del Moas (Migrant Offshore Aid Station). Ma i soccorritori continuano a segnalare decessi. Un migrante, soccorso dalla nave Cp904 Fiorillo delle capitanerie di porto, è morto per arresto cardiaco. Il team medico della nave Aviere della Marina militare non ha potuto fare altro che constatare il decesso. I cadaveri di tre donne sono stati recuperati su un gommone carico di migranti, soccorsi a largo della Libia da una motovedetta della Guardia Costiera italiana. Anche la Grecale, impegnata nel pattugliamento nello Stretto di Sicilia nell'ambito dell'Operazione mare sicuro, ha risposto alla richiesta di assistenza della nave Phoenix del Moas per un migrante intossicato da monossido di carbonio soccorso questa mattina al largo delle coste libiche.
Sbarco di 218 migranti a Catania, un morto. Stamattina è arrivata nel porto di Catania la nave militare croata Andrija Mohorovicic, impegnata nel dispositivo Frontex, con 218 migranti, compresi molti bambini e donne, provenienti da Siria, Somalia ed Eritrea. A bordo anche un cadavere. La vittima è un ragazzo somalo, di 20 anni, che soffriva di diabete, morto durante la traversata. Dalla nave sono sbarcati numerosi minori e bambini, almeno una quarantina dei quali non accompagnati. Secondo quanto reso noto da Save the Children, avrebbero viaggiato nella stiva dell'imbarcazione salpata dalla Libia e sarebbero stati costretti a pagare per salire in coperta e potere respirare. La salma del ragazzo somalo, su disposizione della Procura di Catania, è stata trasferita nell'obitorio dell'ospedale Garibaldi per l'autopsia. Ieri ad Augusta la nave di Medici senza Frontiere aveva sbarcato il corpo di un quindicenne morto dopo essere stato soccorso. Secondo le testimonianze il decesso è avvenuto per le violenze subite dal ragazzo in Libia.
Udienza al Tribunale di Catania per i sette scafisti. Si è svolto al Tribunale di Catania l'incidente probatorio in relazione allo sbarco avvenuto nel porto della città etnea lo scorso 17 agosto quando trovarono la morte 49 migranti intrappolati nella stiva di un barcone. Davanti al Gip i testimoni hanno ricordato quanto accaduto durante quel viaggio durato solo una notte. In particolare i testi hanno riconosciuto nel libico Ayooubil Harboob il comandante del barcone e hanno delineato i ruoli dei sette fermati, i quali avevano il preciso compito di mantenere l'ordine a bordo ed impedire ai migranti di salire dalla stiva sul ponte esterno, facendo ricorso ad atti di violenza caratterizzati da calci, pugni e colpi di cinghia. Intanto, per 37 delle 49 salme è stato emesso il "nulla osta" al seppellimento, mentre per le altre 12 salme sono in corso gli esami autoptici per ulteriori e più approfonditi accertamenti. Le cause del decesso verosimilmente sono riconducibili all'assenza di aria all'interno dell'angusta stiva le cui dimensioni, nella parte centrale, erano di circa 6x4x1,20 metri di altezza e diminuivano procedendo sia verso poppa che verso prora. Nella stiva con la forza erano stati sistemati solo uomini in base alla loro nazionalità: Bangladesh, Pakistan e per ultimi, a poppa, i sub-sahariani. Sul ponte erano stati sistemati siriani, libici e migranti del Maghreb, compresi donne e bambini. "Quelli bloccati nella stiva non potevano salire sul ponte esterno" e per costringerli l'equipaggio "faceva ricorso alla violenza, con calci, pugni e colpi di cinghia" anche se "solo provavano a uscire la testa dai boccaporti". Così una decina di migranti dei 312 sopravvissuti hanno ricostruito, davanti al Gip di Catania, il clima che ha portato alla morte di 49 di altri extracomunitari deceduti per asfissia sul peschereccio sul quale erano imbarcati soccorso dalla nave Cigala Fulgosi della marina militare italiana. I testimoni hanno anche riconosciuto gli otto presunti scafisti del barcone: Ayooub Harboob, di 20 anni, libico, ritenuto il comandante; Tarek Laamami, di 19; i libici Mohamed Assayd e Alì Farah Ahmad, entrambi di 18; il sedicenne siriano J. M.; Mustapha Saaid, di 23 anni, marocchino; Abd Arahman Abd Al Monsiff, libico, 18 anni.
I racconti dei superstiti a Pozzallo, gli investigatori: "Come sul barcone della strage di Ferragosto". Un racconto tragicamente simile a quello ascoltato nell'aula del tribunale di Catania arriva dai migranti sbarcati a Pozzallo. "Ci hanno chiusi nella stiva e quando abbiamo capito che potevamo morire soffocati abbiamo sfondato la botola per potere prendere aria e respirare...". Così alcuni dei 350 migranti sbarcati a Pozzallo hanno ricostruito alla polizia di Stato di Ragusa i momenti di tensione su un barcone che è stato soccorso nel Canale di Sicilia. "Hanno rischiato di morire soffocati come i 49 migranti arrivati a Catania per la strage di ferragosto, commenta un investigatore impegnato nell'inchiesta. Intanto la squadra mobile della Questura, su provvedimento della Procura di Ragusa, in collaborazione con carabinieri e guardia di finanza, ha fermato i due presunti scafisti dell'imbarcazione: un tunisino e un marocchino. I migranti oltre a descrivere ed indicare, riconoscendo in foto i due scafisti, hanno riferito di "essere stati chiusi in stiva in oltre 200, mentre gli altri erano sopra coperta". Quando la mancanza d'aria stava iniziando a far svenire qualcuno e gli altri ancora in forze hanno compreso che potevano morire, hanno sfondato la botola che era stata chiusa proprio per non farli uscire. "Soltanto in quel momento - hanno aggiunto i testimoni che erano chiusi nella stiva - abbiamo ripreso a respirare e nessuno è stato più male come prima". I due scafisti fermati sono un tunisino di 35 anni, Moktar Sadok, e un marocchino di 18, Mohamed Yousef, responsabili di "aver condotto una fatiscente imbarcazione in legno con a bordo 350 migranti, tutti in pericolo di vita", soccorsi da nave Diciotti, che ha fatto incassare ai trafficanti libici circa 700mila dollari. Il tunisino, che svolgeva il ruolo di timoniere, ha ammesso le sue responsabilità agli investigatori della squadra mobile della Questura di Ragusa: ha confessato che gli accordi con i libici erano quelli di ricevere 2.500 dollari al suo rientro, dopo che le autorità italiane lo avrebbero respinto. Parte dei migranti proveniente da regioni del nord Africa verranno respinti alla frontiera per ordine del Questore di Ragusa, così come previsto dalle norme contenute nel testo unico per l'immigrazione.
Sbarco nella notte a Lampedusa. Sono sbarcati a Lampedusa, la notte scorsa, i 120 migranti soccorsi da due motovedette della Guardia costiera a circa 40 miglia a nord delle coste libiche. Tra di loro anche 17 donne, cinque delle quali incinte, e due bambini. I migranti si trovavano a bordo di un gommone. Le operazione di soccorso sono state coordinate dalla Centrale operativa della Guardia Costiera. Inoltre, nella mattinata di ieri, sono stati tratti in salvo altri 133 migranti da due motovedette, una della Guardia costiera di Roccella Jonica e l'altra di Crotone. Gli stranieri, condotti nel porto di Roccella Jonica, si trovavano a bordo di un barcone a circa 150 miglia a sud-est dalla costa, precedentemente individuato da un velivolo della Guardia Costiera alzatosi in volo nella notte.
Tumulate oggi a Catania le salme di 92 migranti. "Le 45 salme provenienti da Melilli e 37 di quelle sbarcate a Catania dalla nave olandese Siem Pilot sono state tumulate nel cimitero del capoluogo etneo", ha reso noto l'assessore comunale Rosario D'Agata, precisando che le altre 12 saranno tumulate nelle prossime ore dopo che l'autorita' giudiziaria le avra' rese disponibili al termine degli esami autoptici. A queste c'e' poi da aggiungere il cadavere del giovane sudanese arrivato questa mattina. "I corpi di questi 92 sfortunati immigrati hanno quindi trovato posto vicino agli altri 31 che gia' riposano nel Camposanto cittadino", ha ricordato l'assessore D'Agata.
INVIATO DA REPUBBLICA.IT
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http://palermo.repubblica.it/cronaca/2015/08/26/news/migranti_a_catania_218_sbarcati_muore_un_sudanese_gli_scafisti_del_barcone_con_49_vittime_restano_in_carcere-121652250/
Altri salvataggi, quattro morti e un intossicato soccorso. Nel corso della giornata sono state tratte in salvo 3.000 persone in almeno una decina di operazioni nel Canale di Sicilia. La nave Grecale ha soccorso un gommone, sono 550 i migranti tratti in salvo dalla nave 'Bourbon Argos' di Medici senza frontiere e circa 400 le persone salvate dalla nave Phoenix del Moas (Migrant Offshore Aid Station). Ma i soccorritori continuano a segnalare decessi. Un migrante, soccorso dalla nave Cp904 Fiorillo delle capitanerie di porto, è morto per arresto cardiaco. Il team medico della nave Aviere della Marina militare non ha potuto fare altro che constatare il decesso. I cadaveri di tre donne sono stati recuperati su un gommone carico di migranti, soccorsi a largo della Libia da una motovedetta della Guardia Costiera italiana. Anche la Grecale, impegnata nel pattugliamento nello Stretto di Sicilia nell'ambito dell'Operazione mare sicuro, ha risposto alla richiesta di assistenza della nave Phoenix del Moas per un migrante intossicato da monossido di carbonio soccorso questa mattina al largo delle coste libiche.
Sbarco di 218 migranti a Catania, un morto. Stamattina è arrivata nel porto di Catania la nave militare croata Andrija Mohorovicic, impegnata nel dispositivo Frontex, con 218 migranti, compresi molti bambini e donne, provenienti da Siria, Somalia ed Eritrea. A bordo anche un cadavere. La vittima è un ragazzo somalo, di 20 anni, che soffriva di diabete, morto durante la traversata. Dalla nave sono sbarcati numerosi minori e bambini, almeno una quarantina dei quali non accompagnati. Secondo quanto reso noto da Save the Children, avrebbero viaggiato nella stiva dell'imbarcazione salpata dalla Libia e sarebbero stati costretti a pagare per salire in coperta e potere respirare. La salma del ragazzo somalo, su disposizione della Procura di Catania, è stata trasferita nell'obitorio dell'ospedale Garibaldi per l'autopsia. Ieri ad Augusta la nave di Medici senza Frontiere aveva sbarcato il corpo di un quindicenne morto dopo essere stato soccorso. Secondo le testimonianze il decesso è avvenuto per le violenze subite dal ragazzo in Libia.
Udienza al Tribunale di Catania per i sette scafisti. Si è svolto al Tribunale di Catania l'incidente probatorio in relazione allo sbarco avvenuto nel porto della città etnea lo scorso 17 agosto quando trovarono la morte 49 migranti intrappolati nella stiva di un barcone. Davanti al Gip i testimoni hanno ricordato quanto accaduto durante quel viaggio durato solo una notte. In particolare i testi hanno riconosciuto nel libico Ayooubil Harboob il comandante del barcone e hanno delineato i ruoli dei sette fermati, i quali avevano il preciso compito di mantenere l'ordine a bordo ed impedire ai migranti di salire dalla stiva sul ponte esterno, facendo ricorso ad atti di violenza caratterizzati da calci, pugni e colpi di cinghia. Intanto, per 37 delle 49 salme è stato emesso il "nulla osta" al seppellimento, mentre per le altre 12 salme sono in corso gli esami autoptici per ulteriori e più approfonditi accertamenti. Le cause del decesso verosimilmente sono riconducibili all'assenza di aria all'interno dell'angusta stiva le cui dimensioni, nella parte centrale, erano di circa 6x4x1,20 metri di altezza e diminuivano procedendo sia verso poppa che verso prora. Nella stiva con la forza erano stati sistemati solo uomini in base alla loro nazionalità: Bangladesh, Pakistan e per ultimi, a poppa, i sub-sahariani. Sul ponte erano stati sistemati siriani, libici e migranti del Maghreb, compresi donne e bambini. "Quelli bloccati nella stiva non potevano salire sul ponte esterno" e per costringerli l'equipaggio "faceva ricorso alla violenza, con calci, pugni e colpi di cinghia" anche se "solo provavano a uscire la testa dai boccaporti". Così una decina di migranti dei 312 sopravvissuti hanno ricostruito, davanti al Gip di Catania, il clima che ha portato alla morte di 49 di altri extracomunitari deceduti per asfissia sul peschereccio sul quale erano imbarcati soccorso dalla nave Cigala Fulgosi della marina militare italiana. I testimoni hanno anche riconosciuto gli otto presunti scafisti del barcone: Ayooub Harboob, di 20 anni, libico, ritenuto il comandante; Tarek Laamami, di 19; i libici Mohamed Assayd e Alì Farah Ahmad, entrambi di 18; il sedicenne siriano J. M.; Mustapha Saaid, di 23 anni, marocchino; Abd Arahman Abd Al Monsiff, libico, 18 anni.
I racconti dei superstiti a Pozzallo, gli investigatori: "Come sul barcone della strage di Ferragosto". Un racconto tragicamente simile a quello ascoltato nell'aula del tribunale di Catania arriva dai migranti sbarcati a Pozzallo. "Ci hanno chiusi nella stiva e quando abbiamo capito che potevamo morire soffocati abbiamo sfondato la botola per potere prendere aria e respirare...". Così alcuni dei 350 migranti sbarcati a Pozzallo hanno ricostruito alla polizia di Stato di Ragusa i momenti di tensione su un barcone che è stato soccorso nel Canale di Sicilia. "Hanno rischiato di morire soffocati come i 49 migranti arrivati a Catania per la strage di ferragosto, commenta un investigatore impegnato nell'inchiesta. Intanto la squadra mobile della Questura, su provvedimento della Procura di Ragusa, in collaborazione con carabinieri e guardia di finanza, ha fermato i due presunti scafisti dell'imbarcazione: un tunisino e un marocchino. I migranti oltre a descrivere ed indicare, riconoscendo in foto i due scafisti, hanno riferito di "essere stati chiusi in stiva in oltre 200, mentre gli altri erano sopra coperta". Quando la mancanza d'aria stava iniziando a far svenire qualcuno e gli altri ancora in forze hanno compreso che potevano morire, hanno sfondato la botola che era stata chiusa proprio per non farli uscire. "Soltanto in quel momento - hanno aggiunto i testimoni che erano chiusi nella stiva - abbiamo ripreso a respirare e nessuno è stato più male come prima". I due scafisti fermati sono un tunisino di 35 anni, Moktar Sadok, e un marocchino di 18, Mohamed Yousef, responsabili di "aver condotto una fatiscente imbarcazione in legno con a bordo 350 migranti, tutti in pericolo di vita", soccorsi da nave Diciotti, che ha fatto incassare ai trafficanti libici circa 700mila dollari. Il tunisino, che svolgeva il ruolo di timoniere, ha ammesso le sue responsabilità agli investigatori della squadra mobile della Questura di Ragusa: ha confessato che gli accordi con i libici erano quelli di ricevere 2.500 dollari al suo rientro, dopo che le autorità italiane lo avrebbero respinto. Parte dei migranti proveniente da regioni del nord Africa verranno respinti alla frontiera per ordine del Questore di Ragusa, così come previsto dalle norme contenute nel testo unico per l'immigrazione.
Sbarco nella notte a Lampedusa. Sono sbarcati a Lampedusa, la notte scorsa, i 120 migranti soccorsi da due motovedette della Guardia costiera a circa 40 miglia a nord delle coste libiche. Tra di loro anche 17 donne, cinque delle quali incinte, e due bambini. I migranti si trovavano a bordo di un gommone. Le operazione di soccorso sono state coordinate dalla Centrale operativa della Guardia Costiera. Inoltre, nella mattinata di ieri, sono stati tratti in salvo altri 133 migranti da due motovedette, una della Guardia costiera di Roccella Jonica e l'altra di Crotone. Gli stranieri, condotti nel porto di Roccella Jonica, si trovavano a bordo di un barcone a circa 150 miglia a sud-est dalla costa, precedentemente individuato da un velivolo della Guardia Costiera alzatosi in volo nella notte.
Tumulate oggi a Catania le salme di 92 migranti. "Le 45 salme provenienti da Melilli e 37 di quelle sbarcate a Catania dalla nave olandese Siem Pilot sono state tumulate nel cimitero del capoluogo etneo", ha reso noto l'assessore comunale Rosario D'Agata, precisando che le altre 12 saranno tumulate nelle prossime ore dopo che l'autorita' giudiziaria le avra' rese disponibili al termine degli esami autoptici. A queste c'e' poi da aggiungere il cadavere del giovane sudanese arrivato questa mattina. "I corpi di questi 92 sfortunati immigrati hanno quindi trovato posto vicino agli altri 31 che gia' riposano nel Camposanto cittadino", ha ricordato l'assessore D'Agata.
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Grande successo per gli eventi del progetto regionale "I Art"
Il successo degli eventi già realizzati sta fortemente
incoraggiando il Centro Culturale Polivalente di Piazza Armerina, istituito lo
scorso Giugno nell’ambito del progetto regionale ‘I Art: Il Polo diffuso per le
Identità e l’arte contemporanea in Sicilia’ (www. i-art.it) di cui il Comune è
partner, ad andare avanti nella fitta programmazione di eventi che promuovano
artisti contemporanei siciliani specialisti nelle varie discipline contemplate
dal progetto, come l’arte, la musica, la letteratura, il teatro e il cinema.
Dopo due manifestazioni dedicate all’arte realizzate a
Monte Prestami, cioè la mostra di pittura e scultura su rame “Dee eroi e miti
della bellezza” di Alessandro La Motta, aperta dal 8 al 20 Agosto, e la
collettiva di fotografia “Paesaggi nei paraggi” dell’Associazione Photohouse di
Enna, ancora in corso fino al 29 Agosto, è stata la volta di un evento musicale
realizzato nella suggestiva cornice dell’atrio della biblioteca comunale.
Lunedì 24 agosto si è tenuto, infatti, il concerto jazz “Naumachia”, che ha
visto esibirsi con enorme successo di pubblico il chitarrista Giuseppe
Mirabella insieme al pianista Dino Rubino, al contrabbassista Pietro Ciancaglini
e al batterista Emanuele Primavera. Gli eccezionali virtuosismi musicali del
quartetto hanno incantato per oltre un’ora un’attenta platea di oltre trecento
ospiti, tra cui Sua Eccellenza il Prefetto di Enna Dott. Fernando Guida,
regalando intense emozioni.
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Chi sono
Qualcuno, di cui non ho molta stima, mi chiama "Architetto di Dio". La cosa, però, mi piace. Dicono che sono un architetto eclettico ed un pò anomalo. Il mio lavoro è a metà tra i restauri ed il turismo. Sono cooperatore salesiano e amo Don Bosco. Sono sposato con Cinzia che amo. Abbiamo tre figli, Gabriele Samuele e Gaia. Se vuoi scrivermi ecco la mail architettodidio@gmail.com
___________
"Il senso di inquietudine mi insegue sempre e quando mi pare di aver colto una certezza ricado nell'assoluto smarrimento. Mi chiedo: sono al posto giusto, al momento giusto? Boh! che casino è la VITA e quanto doloroso è questo cammino di scoperta dell'Assoluto che c'è in noi!"
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