venerdì 27 maggio 2016

L’Europa dei muri, le destre populiste, i terroristi in casa e la Sicilia dell’accoglienza


  



Schermata 04-2457491 alle 15.03.57
La fine di Schengen?
Il Brennero rischia di essere chiuso come i confini tra  Grecia e Macedonia, Slovenia e Croazia, Ungheria ed Austria. La rotta balcanica non esiste più. Germania, Francia, Danimarca, Svezia e Norvegia (mete più ambite dai migranti) hanno sospeso Schengen. L’Europa si affida al sultano Erdogan per “risolvere” la crisi umanitaria. Le periferie delle principali città europee sono soggette a rivolte radicali di stampo islamico. L’ ISIS ne approfitta per arruolare nuovi jihadisti. Intanto le destre populiste crescono in Nord Europa e non solo. E la Sicilia? Diventerà un’ enorme centro profughi o un esempio per l’Europa o magari il mondo intero?



1)La decisione di aprire le frontiere ai migranti, in specie ai profughi siriani, da parte della Germania, motivata sia da nobili considerazioni umanitarie che calcolo utilitaristico (le masse d’immigrati risolverebbero il deficit demografico e potrebbero soddisfare la richiesta di mano d’opera a basso costo), si è rivelata un boomerang. Il marcia indietro di Angela Merkel, che ha chiuso improvvisamente le frontiere sospendendo Schengen a causa della repentina perdita di consensi e la crescita di movimenti ultranazionalisti, xenofobi ed euroscettici come AfD e Pegida in tutta la Germania, è di fatto la dimostrazione di un’Europa debole, divisa e confusa. Il destino di Schengen è nella mani del sultano Recep Erdogan. Un accordo inedito, determinerà gli equilibri geopolitici europei. Ue e Turchia hanno siglato un'intesa per ridurre i flussi verso le coste della Grecia. La contropartita per Ankara consta di tre miliardi di euro, un'accelerazione sulla liberalizzazione dei visti e un passo avanti verso l'adesione all'Unione. La rotta dei Balcani è chiusa! Da lì non si passa. Ma di certo il problema dei migranti non si risolve chiudendo delle rotte o alzando dei muri.
Norbert Hofer, candidato alle presidenziali austriache.
2)La crescita dei consensi dei movimenti ultranazionalisti ,generata   dalla paura di un “invasione” straniera, che si sta verificando in  Austria(FPO), Francia (Front National), Germania (AfD, Pegida,NPD), nel Regno Unito (Ukip),in Danimarca(Df), Belgio e nel resto d’ Europa, lascia pensare ad una crisi d’identità che ha investito tutti noi europei: siamo europeisti o nazionalisti? Di sicuro questo clima di tensione sta generando un’intolleranza tra le diverse culture che fino a poco tempo fa convivevano pacificamente in Europa. La paura dell’alieno potrebbe prevalere, istigando e legittimando la ghettizzazione. Si pensi solo all’impatto di nuovi flussi migratori che si annunciano imponenti. Con la crisi di Schengen e la chiusura anche solo parziale delle frontiere alpine  da parte dei vicini in deriva xenofoba potrebbero riservare all’Italia un futuro simile alla Grecia: campo di concentramento, più che di accoglienza per centinaia di migliaia di migranti, in grandissima maggioranza musulmani. Cosi facendo si rischia la stigmatizzazione dello straniero, a cominciare dall’ islamico, la diffusione di ghetti urbani a forte omogeneità  etnica, raccoglitori di sofferenza, emarginazione e rabbia. Terreno di coltura  per potenziali jihadisti.
3)Negli attentati di Parigi e Bruxelles gli attentatori erano europei, figli e fratelli delle vittime “infedeli”, nati e cresciuti nelle periferie di queste città.Parliamo di figli di immigrati (quindi europei) in crisi d’identità, che hanno ceduto alla radicalizzazione islamica, tagliando i ponti con la famiglia ed il passato per sposare la causa dello Stato islamico. Non siamo riusciti ad integrarli. Relegati nelle periferie, spesso accomunati da storie di droga, criminalità e disoccupazione, non si sono mai sentiti parte dell’Europa ma solo ospiti a tempo indeterminato. Nessuno pensi che sto giustificando il terrorismo! Voglio dare una spiegazione alla loro debolezza: ciò che li ha spinti a diventare Foreign Fighters. Credo che l’emarginazione sia stata una delle tante cause che ha contribuito in qualche modo a creare questo “nemico interno”. In Italia questo rischio è ancora basso ma non ne siamo immuni. Giocano a nostro favore una modesta e tardiva proiezione imperiale, indirizzata verso terre quasi disabitate, quale la Libia e un moderato sentimento nazionalistico (in rapporto a francesi, inglesi e tedeschi), caratteristiche per le quali è possibile annoverare l’Italia tra i paesi disposti all’accoglienza.
4)La Sicilia, ha ruolo fondamentale  in questo lungo percorso di accoglienza ed integrazione, potrebbe essere un esempio per quest’Europa che litiga su tutto, potrebbe riscattarsi da questa nomea di terra di mafia, sole, mare e buon cibo, adatta per una bella vacanza e niente più. D’altronde la Sicilia è la periferia d’ Europa, il tipico luogo in cui si cerca di relegare tutti i problemi. Secondo l'ultimo rapporto Svimez la Sicilia è la regione italiana con il più alto rischio di povertà (41,8%), penultima per Pil pro capite 16.283 € , il saldo naturale e migratorio sono negativi e l’età media è di 42,4 anni. Nel 2050 avrà perso un terzo dei suoi abitanti ed un quarto del suo prodotto interno lordo. I residenti avranno un’età media di 55 anni. Più poveri e più vecchi. Questo trend negativo, che deve assolutamente cambiare verso, è dovuto alla sterilità sociale, alle difficoltà economiche delle famiglie, alla disoccupazione che provoca quindi l’emigrazione giovanile. In altre zone d’Europa come il Nord Italia il trend è diverso, l’indice di invecchiamento e l’età media sono più bassi, ove è presente una rilevante presenza di stranieri integrati che lavorano, pagano le tasse e soprattutto fondano una famiglia. 
Gli stranieri, inoltre, hanno un ruolo importante nella società e nell' economia, fosse solo per evitare il declino demografico all'orizzonte o per occuparsi di quei lavori che le popolazioni autoctone non vogliono più fare. L’aumento demografico sarebbe una manna dal cielo per la Sicilia, comporterebbe una crescita della domanda e quindi di consumi, innescherebbe un circolo virtuoso che si tradurrebbe in più possibilità occupazionali per la popolazione autoctona e quindi benessere. L’integrazione rappresenta un passaggio cruciale per trarre vantaggio dal fenomeno migratorio. Diffidare da certi centri che dell’accoglienza ne hanno fatto un business è doveroso, quest’ultimi non solo danneggiano l’immagine della Sicilia ma alimentano il malaffare togliendo l’ennesima opportunità di crescita ai siciliani. E' necessario rendere il fenomeno migratorio un vantaggio per tutta la regione, un modo per riscattarci dal passato e dare dimostrazione al mondo di come un “problema” possa diventare una risorsa. Sarebbe bene mettere da parte pregiudizi e paure, che oggi non hanno senso e studiare il problema come opportunità di sviluppo. Scrolliamoci di dosso le titubanze e guardiamo in faccia la realtà. Ovviamente, occorre fermare l’emorragia dei giovani che lasciano la Sicilia per mancanza di lavoro. Ma l’immigrazione non minaccia di certo i giovani laureati, formati e specializzati. Favorire l’integrazione degli immigrati non è solo giusto ma conveniente per la Sicilia.
Tra le tante storie di successo ce n’è una, collegata ai migranti direttamente o indirettamente che mi ha colpito. Quella di Steve Jobs. Figlio di un migrante siriano, fonda Apple nel 1976, oggi azienda leader nel campo tecnologico che vale 700 miliardi di dollari con 115.000 dipendenti. Lo slogan di Apple è: “Think different”. E se lo dice Apple…

Per approfondire:
http://www.rainews.it/dl/rainews/articoli/Rapporto-Svimez-crolla-Sud-Pil-calo-da-7-anni-cresciuto-meta-della-Grecia-b7a7e246-5af6-4ec3-b7c0-db6eca23588c.html
http://www.istat.it/it/immigrati/indicatori-sintetici/confronto-italiani-stranieri
http://www.limesonline.com/




Chi sono

Qualcuno, di cui non ho molta stima, mi chiama "Architetto di Dio". La cosa, però, mi piace. Dicono che sono un architetto eclettico ed un pò anomalo. Il mio lavoro è a metà tra i restauri ed il turismo. Sono cooperatore salesiano e amo Don Bosco. Sono sposato con Cinzia che amo. Abbiamo tre figli, Gabriele Samuele e Gaia. Se vuoi scrivermi ecco la mail architettodidio@gmail.com


___________


"Il senso di inquietudine mi insegue sempre e quando mi pare di aver colto una certezza ricado nell'assoluto smarrimento. Mi chiedo: sono al posto giusto, al momento giusto? Boh! che casino è la VITA e quanto doloroso è questo cammino di scoperta dell'Assoluto che c'è in noi!"

TUTTI GLI ARTICOLI