Finalmente! Lo aspettavo, insieme a tanti altri, dal 1991. Dopo una gestazione piena di problemi, di dubbi, di incertezze, il Partito Democratico è nato, da parto programmato, il 14 ottobre 2007.Ciò che non era programmato e che mi appare una inattesa buona notizia è la fortissima affluenza di cittadini nei seggi allestiti per le primarie. Se si considera che in occasione delle primarie che scelsero Prodi quale capo del governo partecipavano anche i sostenitori degli altri partiti del centro-sinistra, si capisce la rilevanza del dato. A maggior ragione in una fase di crisi evidentissima della fiducia dei cittadini nei partiti.
Molti commentatori hanno evidenziato tale rilevanza e hanno avvertito Veltroni e gli altri dirigenti del PD che non possono sprecare quest'occasione, questa grande spinta alla democrazia e al rinnovamento del modo di fare politica in Italia oltre che l'aspirazione a forme di organizzazione partitica con nuove regole e nuovi riti.
A me, a dire il vero, un po' d'amaro in bocca rimane per le modalità con le quali si è giunti a questo importante risultato, ma sono contento di non avere mollato insieme a quella parte consistente di cittadini non militanti di partiti tradizionali che, con queste primarie stanno mandando un forte segnale al tempo stesso di fiducia e di messa in mora alla classe dirigente del Pd.
In provincia di Enna si conferma la proverbiale capacità di mobilitazione della leadership del centro sinistra cui si è aggiunta una non trascurabile partecipazione di "sfusi" che hanno condotto a superare il numero di votanti - già alto - delle primarie del 2005 con un'affermazione di Veltroni che non è distante da quella nazionale con il 75% circa di consensi.
Questo significa che l'area non disponibile a votare per il sindaco di Roma non è stata ampliata dalla posizione di Carmelo Tumino a favore di Letta che ha, piuttosto, cannibalizzato il possibile bacino elettorale di Rosi Bindi (la quale si ferma a poco più dell'8%) senza peraltro discostarsi (10%) dal dato nazionale dello stesso Letta.
Anche a Piazza, dove pure Letta era sostenuto oltre che dal deputato regionale, dal segretario della Margherita, da Lina Grillo e da non pochi dirigenti diellini, Letta, con il 31% è rimasto distantissimo da Veltroni che patisce un po' il protagonismo dei "lettini", ma raggiunge comunque un significativo 55%.
Questo significa, a mio avviso, che una parte maggioritaria dei democratici di Piazza non è caduta nel tranello di utilizzare l'elezione diretta del segretario nazionale come strumento per rimettere in discussioni gli equilibri locali e provinciali che, invece, dovranno essere oggetto dei confronti che nelle prossime settimane si terranno in preparazione dell'elezione dei segretari provinciali e locali.
La forte valenza locale e la esplicita volontà di utilizzare il voto a Letta come strumento per "contarsi" e organizzare una corrente nei diversi comuni della provincia, non credo abbia giovato a Tumino.
Tuttavia la questione mi sembra un'altra. Partorito il PD, adesso occorrerà lavorare per formarlo e ciò sarà bene che avvenga in maniera innovativa (il meccanismo elettorale è stato l'ultimo atto dei vecchi partiti e non il primo del nuovo) e soprattutto attorno alle idee e non basandosi sulla contrapposizione pregiudiziale tra gruppi consolidati nei rispettivi partiti.
Questo occorrerà fare, a livelo nazionale come a livello locale, per non perdere l'occasione come auspicano, per esempio, Eugenio Scalfari ed Ezio Mauro.
C'è da rimboccarsi le maniche.
Carmelo Nigrelli.
Molti commentatori hanno evidenziato tale rilevanza e hanno avvertito Veltroni e gli altri dirigenti del PD che non possono sprecare quest'occasione, questa grande spinta alla democrazia e al rinnovamento del modo di fare politica in Italia oltre che l'aspirazione a forme di organizzazione partitica con nuove regole e nuovi riti.
A me, a dire il vero, un po' d'amaro in bocca rimane per le modalità con le quali si è giunti a questo importante risultato, ma sono contento di non avere mollato insieme a quella parte consistente di cittadini non militanti di partiti tradizionali che, con queste primarie stanno mandando un forte segnale al tempo stesso di fiducia e di messa in mora alla classe dirigente del Pd.
In provincia di Enna si conferma la proverbiale capacità di mobilitazione della leadership del centro sinistra cui si è aggiunta una non trascurabile partecipazione di "sfusi" che hanno condotto a superare il numero di votanti - già alto - delle primarie del 2005 con un'affermazione di Veltroni che non è distante da quella nazionale con il 75% circa di consensi.
Questo significa che l'area non disponibile a votare per il sindaco di Roma non è stata ampliata dalla posizione di Carmelo Tumino a favore di Letta che ha, piuttosto, cannibalizzato il possibile bacino elettorale di Rosi Bindi (la quale si ferma a poco più dell'8%) senza peraltro discostarsi (10%) dal dato nazionale dello stesso Letta.
Anche a Piazza, dove pure Letta era sostenuto oltre che dal deputato regionale, dal segretario della Margherita, da Lina Grillo e da non pochi dirigenti diellini, Letta, con il 31% è rimasto distantissimo da Veltroni che patisce un po' il protagonismo dei "lettini", ma raggiunge comunque un significativo 55%.
Questo significa, a mio avviso, che una parte maggioritaria dei democratici di Piazza non è caduta nel tranello di utilizzare l'elezione diretta del segretario nazionale come strumento per rimettere in discussioni gli equilibri locali e provinciali che, invece, dovranno essere oggetto dei confronti che nelle prossime settimane si terranno in preparazione dell'elezione dei segretari provinciali e locali.
La forte valenza locale e la esplicita volontà di utilizzare il voto a Letta come strumento per "contarsi" e organizzare una corrente nei diversi comuni della provincia, non credo abbia giovato a Tumino.
Tuttavia la questione mi sembra un'altra. Partorito il PD, adesso occorrerà lavorare per formarlo e ciò sarà bene che avvenga in maniera innovativa (il meccanismo elettorale è stato l'ultimo atto dei vecchi partiti e non il primo del nuovo) e soprattutto attorno alle idee e non basandosi sulla contrapposizione pregiudiziale tra gruppi consolidati nei rispettivi partiti.
Questo occorrerà fare, a livelo nazionale come a livello locale, per non perdere l'occasione come auspicano, per esempio, Eugenio Scalfari ed Ezio Mauro.
C'è da rimboccarsi le maniche.