sabato 4 luglio 2009

I segreti e la crisi della politica

di Guglielmo Bongiovanni. In un’aula deserta che simboleggia la crisi irreversibile della politica si è tenuta ieri sera la seduta del consiglio comunale. L’attività ispettiva, che era al primo punto dell’ordine del giorno, ha offerto i pochi spunti di interesse per i presenti per il resto tanta noia. L’intervento del consigliere Filetti può essere preso a simbolo di un consiglio comunale ormai svuotato di ogni funzione e privato di anche di quell’indirizzo politico che gli spetterebbe di diritto come scritto sullo statuto comunale. La seduta di ieri ha posto, in tutta la sua drammaticità, il ruolo e la natura del consiglio comunale. “Quando in una città passa il pensiero che l’ospedale vive sempre nell’emergenza, quando si prende atto che il problema dei rifiuti sembra ancora irrisolto con le ovvie conseguenze che la città sarebbe sporca, quando si dice che i lavori alla Villa Romana procedono a rilento, quando si afferma che i problemi con Acquaenna sembrano ancora sul tappeto mi chiedo cosa ci stiamo a fare noi? Che ruolo ci vogliamo ritagliare? Quelli di semplici messi notificatori di decisioni assunte in altre sedi oppure ritornare a essere protagonisti della vita politica cittadina assumendo un ruolo propositivo? Oggi – conclude il consigliere Filetti - non rappresentiamo niente se non solo noi stessi” Credo che il consigliere Filetti abbia centrato il nodo della questione. Le Istituzioni, oggi, sono lontane dai cittadini, dalla vita reale dei cittadini, che rappresentano. Anche le poche battaglie sposate da questo consiglio comunale, seppur nobili, e che vanno al di là delle appartenenze politiche e partitiche, sembrano non interessare nessuno: Perché? Il consigliere Filetti pone la necessità e l’urgenza di ricostruire un rapporto tra istituzioni e società civile, un nuovo rapporto di comunicazione che ponga al centro del dibattito politico le problematiche reali che vive la città di cui l’aula ne deve essere protagonista. Pone l’accento sul ruolo propositivo che il consiglio deve avere accompagnato dal concreto e reale controllo sull’operato degli uomini che compongono l’amministrazione. Gli strumenti che lo statuto comunale mette a disposizione del singolo consigliere sono sufficienti ad avviare un processo che restituisca alla politica piena dignità. La carta fondamentale della città mette in condizione i consiglieri, ad esempio, di portare in aula le politiche sul turismo o le politiche sociali sposate da questa amministrazione. Di verificare se nel comportamento degli amministratori si celano “segreti” a danno della nostra comunità. La risposta a legittimi quesiti posti dalla stampa non può che venire dalla politica, dai suoi processi democratici, non dalla piazza che alimenterebbero solo processi sommari, antidemocratici e prodotti di una cultura fascista. Se tutti i consiglieri comunali non riescono a ritagliarsi questo ruolo propositivo e di controllo sarebbe meglio accettare la provocazione del consigliere Rosario Paternicò “Tutti a casa”.

Chi sono

Qualcuno, di cui non ho molta stima, mi chiama "Architetto di Dio". La cosa, però, mi piace. Dicono che sono un architetto eclettico ed un pò anomalo. Il mio lavoro è a metà tra i restauri ed il turismo. Sono cooperatore salesiano e amo Don Bosco. Sono sposato con Cinzia che amo. Abbiamo tre figli, Gabriele Samuele e Gaia. Se vuoi scrivermi ecco la mail architettodidio@gmail.com


___________


"Il senso di inquietudine mi insegue sempre e quando mi pare di aver colto una certezza ricado nell'assoluto smarrimento. Mi chiedo: sono al posto giusto, al momento giusto? Boh! che casino è la VITA e quanto doloroso è questo cammino di scoperta dell'Assoluto che c'è in noi!"

TUTTI GLI ARTICOLI