ROMA - Frasi inequivocabili. Il presidente della Conferenza episcopale, Angelo Bagnasco, parla davanti al consiglio permanente dei vescovi. E, pur senza nominarlo esplicitamente, pronuncia quelle parole forti - contro il comportamento del premier - che in tanti avevano invocato. "I comportamenti licenziosi e le relazioni improprie - dice Bagnasco - sono in se stessi negativi e producono un danno sociale a prescindere dalla loro notorietà. Ammorbano l'aria e appesantiscono il cammino comune". "Mortifica dover prendere atto di comportamenti non solo contrari al pubblico decoro ma intrinsecamente tristi e vacui", dice il numero uno dei vescovi. "Non è la prima volta - continua - che ci occorre di annotarlo: chiunque sceglie la militanza politica, deve essere consapevole della misura e della sobrietà, della disciplina e dell'onore che comporta, come anche la nostra Costituzione ricorda". E ancora: "Si rincorrono, con mesta sollecitudine, racconti che, se comprovati, a livelli diversi rilevano stili di vita difficilmente compatibili con la dignità delle persone e il decoro delle istituzioni e della vita pubblica". Infine l'affondo: "La collettività guarda con sgomento gli attori della scena pubblica e l'immagine del Paese all'esterno ne viene pericolosamente fiaccata". "Quando le congiunture si rivelano oggettivamente gravi - conclude Bagnasco - e sono rese ancor più complicate da dinamiche e rapporti cristallizzati e insolubili, tanto da inibire seriamente il bene generale,
allora non ci sono nè vincitori nè vinti: ognuno è chiamato a comportamenti responsabili e nobili. La storia ne darà atto".
Un intervento attesissimo, quello del numero uno dei vescovi italiani. Fuori e dentro il mondo cattolico. Tanto che molti avevano apertamente criticato il silenzio della Chiesa 1. E d'altra parte l'intervento di Bagnasco arriva a quattro giorni dalle parole pronunciate dal Papa, durante il viaggio a Berlino. Allora Ratzinger si augurò un "rinnovamento etico" 2dell'Italia, parole lette da più parti come un riferimento diretto al premier.
Le perplessità. Bagnasco avanza qualche dubbio sul massiccio impegno investigativo che ha riguardato il premier e su alcuni atteggiamenti della stampa. "Colpisce - dice Bagnasco - l'ingente mole di strumenti di indagine messa in campo su questi versanti, quando altri restano disattesi e indisturbati. E colpisce la dovizia delle cronache a ciò dedicate". Ma queste perplessità non rappresentano un'attenuante per la condotta del premier. "Nessun equivoco tuttavia può qui annidarsi - dice il presidente della Cei - la responsabilità morale ha una gerarchia interna che si evidenzia da sé, a prescindere dalle strumentalizzazioni che pur non mancano". Bagnasco mostra di essere rimasto colpito dalla critiche al silenzio della Chiesa venute anche da tanti giornali diocesani. "Da più parti, nelle ultime settimane - dice - si sono elevate voci che invocavano nostri pronunciamenti. Forse che davvero è mancata in questi anni la voce responsabile del Magistero ecclesiale che chiedeva e chiede orizzonti di vita buona, libera dal pansessualismo e dal relativismo amorale?". E cita il presidente emerito della Corte costituzionale, Franco Casavola: "L'unica voce che denuncia i guasti della società della politica è quella della Chiesa cattolica".
La corruzione. Altro monito della politica arriva - con un implicito riferimento alle tante inchieste in corso - sul tema della corruzione. "È sull'impegno a combattere la corruzione, piovra inesausta dai tentacoli mobilissimi - dice Bagnasco - che la politica oggi è chiamata a severo esame. L'improprio sfruttamento della funzione pubblica è grave per le scelte a cascata che esso determina e per i legami che possono pesare anche a distanza di tempo. Non si capisce quale legittimazione possano avere in un consorzio democratico i comitati di affari che, non previsti dall'ordinamento, si auto-impongono attraverso il reticolo clientelare, andando a intasare la vita pubblica con remunerazioni, in genere, tutt'altro che popolari". "La questione morale - continua - non è una debolezza esclusiva di una parte soltanto e non riguarda semplicemente i singoli, ma gruppi, strutture, ordinamenti, a proposito dei quali è necessario che ciascuna istituzione rispetti rigorosamente i propri ambiti di competenza e di azione, anche nell'esercizio del reciproco controllo".
Evasione fiscale. Il presidente della Cei torna, con toni indignati, sul tema dell'evasione fiscale. Tema già affrontato - nelle scorse settimane - sia dallo stesso Bagnasco 3 che da altri esponenti della Chiesa, come il cardinale di Bologna Caffarra 4. "Difficile sottrarsi all'impressione - dice il presidente della Cei - che non tutto sia stato finora messo in campo per rimuovere questo cancro sociale". Insomma, una bocciatura delle misure intraprese per far fronte al fenomeno. Bagnasco parla anche delle tante critiche mosse alla Chiesa per i privilegi fiscali degli enti religiosi, che si è tradotta tra l'altro in una mobilitazione in rete 5. E si difende appellandosi alle "leggi" e "all'intelligenza degli uomini". Dice Bagnasco: "Quanto alla discussione, non sempre garbata e informata, che c'è stata negli ultimi tempi circa le risorse della Chiesa, facciamo solo notare che per noi, sacerdoti e viscovi, e per la nostra sussistenza, basta in realtà poco. Così come per la gestione degli enti dipendenti dalle diocesi. Se abusi si dovessero accertare, siano perseguiti secondo giustizia, in linea con le norme vigenti. Per il resto, ci affidiamo all'intelligenza e all'onestà degli uomini".
Fine vita. Infine, il pressing della Chiesa sul testamento biologico. "Esprimiamo l'auspicio - dice Bagnasco - che la legge sulle dichiarazioni anticipate di trattamento possa giungere quanto prima in porto: dopo l'approvazione della Camera dei Deputati, essa attende il secondo passaggio al Senato". Un provvedimento che invece ha fatto insorgere il mondo laico 6
Repubblica.it
AGOSTì METTILE STE COSE ALTRIMENTI SEMBRA CHE SOLO IO CE L'HO CON BERLUSCONI
lunedì 26 settembre 2011
LA CEI CONTRO BERLUSCONI: "COLLETTIVITA' SGOMENTA: L'IMMAGINE DEL PAESE E' DANNEGGIATA DA ATTI TRISTI E VACUI".
Chi sono
Qualcuno, di cui non ho molta stima, mi chiama "Architetto di Dio". La cosa, però, mi piace. Dicono che sono un architetto eclettico ed un pò anomalo. Il mio lavoro è a metà tra i restauri ed il turismo. Sono cooperatore salesiano e amo Don Bosco. Sono sposato con Cinzia che amo. Abbiamo tre figli, Gabriele Samuele e Gaia. Se vuoi scrivermi ecco la mail architettodidio@gmail.com
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"Il senso di inquietudine mi insegue sempre e quando mi pare di aver colto una certezza ricado nell'assoluto smarrimento. Mi chiedo: sono al posto giusto, al momento giusto? Boh! che casino è la VITA e quanto doloroso è questo cammino di scoperta dell'Assoluto che c'è in noi!"
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