In questo periodo di grave crisi economica e politica che rischia di sfociare in una rivolta diversi fedeli della nostra diocesi - soprattutto agricoltori, artigiani, commercianti, operai - si sono rivolti a me per chiedere un giudizio.
La crisi finanziaria nel nostro territorio oltre a coinvolgere le grandi aziende, costrette a diminuire la produzione e quindi le ore lavorative a causa della diminuzione dei consumi, sta interessando tante piccole e medie imprese, che costituiscono il tessuto fondamentale della nostra economia.
La crisi finanziaria nel nostro territorio oltre a coinvolgere le grandi aziende, costrette a diminuire la produzione e quindi le ore lavorative a causa della diminuzione dei consumi, sta interessando tante piccole e medie imprese, che costituiscono il tessuto fondamentale della nostra economia.
Come Pastore della nostra Chiesa locale, facendo mia la dichiarazione sottoscritta recentemente dai confratelli vescovi di Siracusa, Noto e Ragusa, voglio portare all’attenzione delle istituzioni, il grave e devastante problema che attanaglia le piccole e medie imprese agricole, artigianali edili e commerciali - e pertanto la nostra gente, le nostre famiglie, i nostri lavoratori, il futuro dei nostri giovani - a causa dell’esposizione debitoria nei confronti degli istituti previdenziali e di riscossione , l’aumento dei prezzi dei carburanti, la diminuzione dei prezzi dei prodotti agricoli alla fonte, certe liberalizzazioni del commercio che impediscono il riposo festivo e creano difficoltà alla vita familiare.
Nel periodo natalizio – come negli anni passati - ho visitato le officine, i laboratori e le aziende e ho incontrato operai, artigiani, piccoli imprenditori e coltivatori diretti .Questi ultimi sono preoccupati dalla filiera lunga che comporta un’enorme differenza fra il valore dei prodotti agricoli sugli alberi o nelle serre e quello della stessa merce nei grandi supermercati e la concorrenza sleale di produttori di altri paesi. Tutto questo spesso costringe a ritmi di lavoro disumani, mina la serenità e l’unità delle famiglie e le rende irreversibilmente povere.
La città degli uomini raggiunta dall’annuncio del Vangelo deve ritrovare la sua armonia: la solidarietà deve prevalere sul tornaconto, la giustizia sull’illegalità; il lavoro deve essere riscattato dallo sfruttamento, la dignità del lavoratore riconosciuta e tutelata; la convivenza civile deve essere affrancata dalla disperazione.
Per questo motivo faccio appello ai rappresentanti eletti dal popolo ad ogni livello di ogni schieramento politico e al Governo nazionale e regionale perché non sottovalutino il clima di rivolta sociale che sta interessando molti territori della Sicilia ascoltino il grido di disperazione che proviene da tanta gente che si sente abbandonata a sé stessa, favoriscano lo sviluppo economico dei nostri territori attraverso infrastrutture viarie adeguate, aiuti concreti e immediati alle nostre popolazioni, emanino leggi giuste che favoriscano il bene comune delle nostre popolazioni.
Faccio appello a tutte le categorie produttive perché rispettano la legalità e i diritti di tutti, non compiano atti autolesionisti che danneggino ulteriormente l’economia e cerchino attraverso il senso di responsabilità e il dialogo con tutte le rappresentanze sindacali e di categoria di fare delle proposte concrete e condivise al Governo nazionale e regionale.
Michele Pennisi , Vescovo di Piazza Armerina