sabato 18 febbraio 2012

Pino Di Bartolo: "Si parla usa con sufficienza la parola cancro"

caro Agostino,
il 4 febbraio u.s. si è celebrata la giornata mondiale contro il cancro, oggi e domani, invece, si scende nel concreto, celebrando la giornata mondiale contro il cancro infantile, sono due occasioni nelle quali si discute in molte sedi del problema che affligge la nostra società, in ogni paese e nel mondo, incontrando genitori e bambini che hanno affrontato, o stanno affrontando le diverse forme di questa grave malattia.


I medici, attraverso la stampa, aggiornano l'opinione pubblica sulle novità che la ricerca offre verso la soluzione della malattia. Ma un aspetto rilevante della comunicazione riguarda anche la "maniera di vivere" il male che sconvolge tante esistenze e le loro famiglie. Un aspetto a volte sgradevole, ma forse necessario, è la trattazione dei numeri e della statistica che concerne la diffusione del cancro, tanto negli adulti quanto nei bambini.


Si parla con la disinvoltura di chi " è del mestiere" delle percentuali di sopravvivenza, delle conseguenze per la vita futura di chi riesce a farcela; ma si parla anche di chi purtroppo, non ce la fa.


L'elencazione dei numeri somiglia tanto a quella prassi che si verifica dopo ogni catastrofe naturale, o dopo una guerra o un genocidio. Tanti morti, tanti mutilati, tante persone colpite nel loro equilibrio vitale. Dietro quei numeri, dispiegati con incredibile cinismo, ci sono storie individuali, di sofferenza, di paura, di solitudine e di morte. E sono storie di uomini, di donne, di bambini, di padri e madri.


Ora sembra impossibile ma è vero. A Piazza Armerina ci sei Tu. L'Architettodidio, vicino alla fede (non solo in cielo, ma anche in terra) che diventi capace di rapportare la parola "cancro" prima alla categoria dei forestale e poi, incredibile a dirsi, anche a quella dei dipendenti pubblici.


A parte quello che ne penseranno i forestali e i dipendenti pubblici, il tuo modo superficiale di pensare e di scrivere offende in maniera non perdonabile quegli uomini, quelle donne, quei bambini che il cancro lo hanno avuto nella loro carne, e non lo hanno vinto. Di quella malattia sono stati sopraffatti e hanno perso la vita. Offende chi ha sopportato la terapia ed è riuscito a salvarsi.


Tu non lo sai, ma il cancro è un calvario che solo chi ha portato questa croce può conoscere davvero. Sappi allora che è come una clessidra, la quale, dall'istante in cui è formulata la diagnosi, può finire di far scorrere la sua sabbia dopo un giorno, dopo una settimana o un mese o un anno e che talvolta, invece, questa sabbia non finisce quando ricomincia una nuova vita.


Adesso lo sai anche tu. Abbi rispetto per gli uomini che ti stanno intorno con le loro sofferenze, i loro problemi, che siano forestali o pubblici dipendenti, che stiano bene in salute o abbiano conosciuto il cancro. Questo deve essere il nostro obbiettivo, rispettare, comprendere, aiutare, cercare insieme ogni modo per risparmiare loro sofferenze.


ciao, Pino Di Bartolo

Chi sono

Qualcuno, di cui non ho molta stima, mi chiama "Architetto di Dio". La cosa, però, mi piace. Dicono che sono un architetto eclettico ed un pò anomalo. Il mio lavoro è a metà tra i restauri ed il turismo. Sono cooperatore salesiano e amo Don Bosco. Sono sposato con Cinzia che amo. Abbiamo tre figli, Gabriele Samuele e Gaia. Se vuoi scrivermi ecco la mail architettodidio@gmail.com


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"Il senso di inquietudine mi insegue sempre e quando mi pare di aver colto una certezza ricado nell'assoluto smarrimento. Mi chiedo: sono al posto giusto, al momento giusto? Boh! che casino è la VITA e quanto doloroso è questo cammino di scoperta dell'Assoluto che c'è in noi!"

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