di Ilaria Catarrasa
Il viaggio
della speranza raccontato agli studenti del Liceo.
Giorno 26 Novembre, alcune
classi del Liceo Scientifico “Vito
Romano”, a conclusione di un percorso didattico che ha avuto come tema “la
tragedia dei migranti”, hanno avuto l’opportunità di un incontro “speciale” che si è svolto nell’auditorium della Scuola.
Gli ospiti sono stati la dott.ssa Cinzia Vella, psicologa, e quattro giovani immigrati, da pochi giorni in
Sicilia, ospitati presso il centro di rifugiati che ha sede all’Ostello del Borgo.
La preside Lidia Di Gangi ha
accolto con entusiasmo gli ospiti a nome dell’intera scuola, poi ha ceduto il
microfono alla dott.ssa Vella, la quale ha esordito dicendo di essere rimasta
molto contenta dell’invito, anche perché era il primo ricevuto da una scuola,
che dimostrava grande sensibilità alle tematiche dell’immigrazione. La
dottoressa ha spiegato che l’accoglienza degli immigrati presso l’Ostello del Borgo
si fonda sulla filosofia salesiana: accogliere ed aiutare l’altro come se fosse
Gesù, superando le barriere della diversità di cultura e di religione. Ha
chiesto, poi, molta delicatezza nel porgere le domande ai giovani immigrati
presenti. “Sono ragazzi provenienti dall’Afghanistan, ha ricordato, scappati da una situazione molto difficile,
dove la presenza del gruppo politico-religioso dei Talebani impone un regime
molto severo, e la morte e la guerra sono all’ordine del giorno. Questi giovani hanno rifiutato tutto ciò, a costo di
viaggiare per diversi giorni, nella speranza di trovare un futuro migliore”.
Il primo ad alzarsi per
discutere con noi è stato il più grande, di trent’anni.
Non parla l’italiano, così come gli altri quattro ragazzi, ma è l’unico a conoscere la lingua inglese.
Non parla l’italiano, così come gli altri quattro ragazzi, ma è l’unico a conoscere la lingua inglese.
La professoressa Silvana
Tigano ha fatto da interprete.
Il giovane, dopo aver
ringraziato per l’ospitalità, ha iniziato a raccontare la sua storia. “Sono
partito dall’Afghanistan verso l’Iran con l’aereo, poi da Istanbul ho camminato cinque giorni e sono salito su un barcone per arrivare in
Sicilia, a Siracusa.” Ha pagato 8000
euro circa per il viaggio, e possiamo solo immaginare quale grande fatica ha
dovuto affrontare per arrivare in Italia.
Quando gli è stato domandato se ha una famiglia, lui ha risposto “Sì, ho
una moglie e una figlia, mi mancano molto”. Non può nemmeno sentirle per telefono.
L’unico familiare con cui può rimanere in contatto è il fratello, che vive in
Inghilterra. Ha raccontato di aver avuto
problemi in Afghanistan con i Talebani e di essere stato aiutato dagli Americani
che gli avevano offerto un lavoro difficile e pericoloso. Si trattava di
scortare gli Americani.
La dott.ssa Vella ha aperto
una parentesi riguardo il permesso di soggiorno. Non è così facile da ottenere,
perché la procedura richiede da quattro a sei mesi. Molti dei migranti vogliono poi andare in altri Paesi, e non
vogliono farsi identificare in Italia. Il più delle volte ignorano la legge italiana, scappano dai centri di
accoglienza e, se scoperti, sono costretti al rimpatrio immediato. Purtroppo- ha
affermato la psicologa, non esistono leggi a livello internazionale. Al di fuori
dell’Italia, infatti, gli altri paesi non accettano extra-comunitari, a meno
che non provvisti di un contratto lavorativo.
Il secondo dei giovani ad
alzarsi è stato il più piccolo, di quindici anni, compiuti qui in Italia due giorni
prima dell’incontro. In seguito, anche gli altri ragazzi, di età compresa tra
sedici e diciassette anni, hanno partecipato, in un certo senso, alla
discussione. Non parlano, infatti, né italiano né inglese, ed è stata
necessaria una doppia traduzione, dall’italiano all’inglese e dall’inglese
all’arabo. Mohammed, Farin, Fardin, Kali sono i loro nomi, e dicono di essersi
integrati bene, e hanno voglia di imparare l’italiano. Frequentano la scuola
serale.
Gli studenti hanno ascoltato con particolare
attenzione e alla fine hanno proposto ai giovani afghani di partecipare ad
alcune iniziative organizzate dalla Scuola, in particolare ai tornei di calcio
a 5. L’incontro ha permesso di riflettere sul dramma dei migranti e sul loro
desiderio di vivere una vita lontana dalle guerre e dalla povertà. Come dice la
scrittrice Isabel Allende in “D’amore e ombra”
“L'umanità deve vivere in un mondo unito, dove si mescolino le razze, le lingue, i costumi e i sogni di tutti gli uomini.
“L'umanità deve vivere in un mondo unito, dove si mescolino le razze, le lingue, i costumi e i sogni di tutti gli uomini.
Ilaria
Catarrasa
VA
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