Lettera a Don Bosco
Piazza, 01/02/2014 -
Caro Don Bosco
Sono quasi 25 anni che ti conosco e 5 anni li ho vissuti in una delle tante scuole salesiane d’Italia… e sinceramente posso dire che sono stati 5 anni meravigliosi perché ogni giornata trascorsa è stata come viverla a casa e in famiglia.
Ricordo ancora il mio primo giorno di scuola, in prima media, quando ti conoscevo solo di nome e non sapevo ancora che amico prezioso saresti diventato.
Ricordo ancora il mio primo giorno di scuola, in prima media, quando ti conoscevo solo di nome e non sapevo ancora che amico prezioso saresti diventato.
Ricordo soprattutto quando don Edoardo Cutuli direttore della casa mi spediì al refettorio per la cena e lì mi trovai in mezzo a tanti ragazzi e un Salesiano che si chiamava, se non ricordo male , don Alfio Bruno… mi sentivo spaesato ma nel muro vidi un’immagine di Maria Ausiliatrice con sotto la scritta che mi è rimasta impressa ancora oggi: “Chiunque entra nella mia casa, io lo prendo sotto la mia protezione”.
Da quel momento, ogni giorno dei successivi tre anni di scuola media e due di scuola superiore, passando davanti alla porta, mentre leggevo quella scritta mi sono sentito sempre più fortunato di trovarmi in quella scuola. Sono stati Cinque anni arricchiti da lezioni, amici, studio e, soprattutto, da vero affetto.
Un affetto che veniva direttamente da don Bosco.
E' proprio questo il segreto di questa scuola, quello che mi ha portato ad amarla sempre di più perchè mi ha fatto sentire protagonista di un progetto educativo che mirava alla crescita complessiva di ragazzo a uomo.
Ma al tipo di scuola che ho avuto la fortuna di vivere non si addicono le generalizzazioni.
E' stata un'esperienza intima e vera che voglio tentare di ripercorrere per flash.
Ed è curioso come non sia iniziata con il primo giorno di scuola!
Infatti il mio primo incontro con l'Istituto salesiano è stato alla festa del "Savio Club "… frequentavo la quinta elementare e suor Lucia dell’istituto FMA di Piazza Armerina mi ha proposto di andare a vedere in cosa consisteva questa famigerata festa dei salesiani: ho visto decorazioni, luci, musica, balli e un clima di famiglia che già mi avvolgeva all'ingresso nel cortile. E quel clima mi ha così convinto a scegliere, in particolare, l'Istituto salesiano per la scuola media che avevo in mente.
E' proprio questo il segreto di questa scuola, quello che mi ha portato ad amarla sempre di più perchè mi ha fatto sentire protagonista di un progetto educativo che mirava alla crescita complessiva di ragazzo a uomo.
Ma al tipo di scuola che ho avuto la fortuna di vivere non si addicono le generalizzazioni.
E' stata un'esperienza intima e vera che voglio tentare di ripercorrere per flash.
Ed è curioso come non sia iniziata con il primo giorno di scuola!
Infatti il mio primo incontro con l'Istituto salesiano è stato alla festa del "Savio Club "… frequentavo la quinta elementare e suor Lucia dell’istituto FMA di Piazza Armerina mi ha proposto di andare a vedere in cosa consisteva questa famigerata festa dei salesiani: ho visto decorazioni, luci, musica, balli e un clima di famiglia che già mi avvolgeva all'ingresso nel cortile. E quel clima mi ha così convinto a scegliere, in particolare, l'Istituto salesiano per la scuola media che avevo in mente.
"Dai salesiani, ti tocca studiare!" mi è stato più volte ripetuto da chi mi stava attorno; avevano ragione, ma dimenticavano la parte più importante: mi toccava pormi di fronte ad un padre, ad un maestro e ad un amico... non tre persone, ma tutti insieme!
Crescendo ho avuto modo di comprendere il progetto in cui quell'uomo aveva investito la sua vita.
Tre le parole d'ordine: Ragione, Religione e Amorevolezza. Le sentivo ripetere dai miei insegnanti e quel che mi rassicurava di più era il sorriso e la gioia con cui non si stancavano di riportarle alla memoria mia e dei miei compagni.
E tra feste dell’Immacolata, di Natale e di Pasqua si arrivava sempre a quel 24 maggio che sanciva la fine della scuola più dei soliti primi giorni di giugno…. Per non parlare della festa di fine anno, con canti e recite, ci si salutava con un arrivederci a Montagna Gebbia!
Tre le parole d'ordine: Ragione, Religione e Amorevolezza. Le sentivo ripetere dai miei insegnanti e quel che mi rassicurava di più era il sorriso e la gioia con cui non si stancavano di riportarle alla memoria mia e dei miei compagni.
E tra feste dell’Immacolata, di Natale e di Pasqua si arrivava sempre a quel 24 maggio che sanciva la fine della scuola più dei soliti primi giorni di giugno…. Per non parlare della festa di fine anno, con canti e recite, ci si salutava con un arrivederci a Montagna Gebbia!
Di questi cinque anni ricordo tutto giorno per giorno, compresi i castighi, che porto come insegnamenti di vita!
Don Bosco è il santo protettore dei giovani e dei miracoli. Tra questi miracoli ne ho visto uno proprio quest’anno quando l’urna di Don Bosco il 10 novembre 2013 è giunta a Piazza Armerina, tappa di un lungo e articolato pellegrinaggio mondiale, partito nel 2009. “Il pellegrinaggio dell’Urna di San Giovanni Bosco è un’iniziativa voluta dal Rettor Maggiore dei Salesiani, don Pascual Chàvez Villanueva, in preparazione al bicentenario della nascita di don Bosco che si celebrerà nel 2015”. Qualche dato tecnico: l’urna è stata progettata dall’architetto Gianpiero Zoncu e realizzata in alluminio, bronzo e cristallo. Il basamento rappresenta un ponte sostenuto da quattro piloni sui quali sono riportate le date che definiscono il bicentenario: 1815-2015. I piloni sono decorati, ai lati dell’urna, da formelle quadrangolari con volti di giovani dei cinque continenti realizzati dallo scultore Gabriele Garbolino. Lo stemma della Congregazione salesiana, che ha recentemente celebrato i 150 anni di fondazione, e il motto carismatico adottato dallo stesso don Bosco – “Da mihi animas cetera tolle” – completano la decorazione. All’interno dell’Urna è stata collocata una statua raffigurante San Giovanni Bosco e contenente un’insigne reliquia del Santo, simile a quella che si trova nell’urna conservata nella basilica di Maria Ausiliatrice di Torino.
Proprio a Piazza Armerina ho visto un altro miracolo di don Bosco quando è arrivato all’oratorio: ho visto la faccia di molti giovani piangere e cercare di toccare l'urna, qualcuno voleva arrivare fino al suo viso, ma non si poteva. Meno male che c'era il vetro!
C'erano molti giovani, exallievi, cooperatori, ma anche persone che non conoscevano molto don Bosco, tutto esaurito. Non sono riuscito ad entrare in chiesa san Giovanni perché stra piena, tutti gridavano: “ Si vede, si sente Don Bosco è qui presente”… all’oratorio tantissima gente, poi in cattedrale non c'era più posto per nessuno, una cooperatrice mi ha detto che non aveva mai visto tanti giovani insieme e che "Soltanto don Bosco fa questi miracoli".
Mi sono reso conto che don Bosco non soltanto ha fatto miracoli nella sua vita, ma la cosa più importante è che adesso fa miracoli più grandi ancora: dà un senso alla vita dei giovani di oggi che forse hanno tutto meno che un senso per vivere.
Ho visto giovani, non soltanto cantare e applaudire, ma ho visto giovani con lo sguardo fisso nel volto di don Bosco, in silenzio, a pregare, piangere e ancora pregare; il loro volto manifestava le emozioni del cuore.
I giovani vogliono la vita, amano la vita, ma quella vera, quella che nasce dal cuore.
È vero che oggi molti giovani si perdono nella droga, nel consumismo, ma don Bosco fa miracoli anche oggi con molti giovani.
Ho visto giovani, non soltanto cantare e applaudire, ma ho visto giovani con lo sguardo fisso nel volto di don Bosco, in silenzio, a pregare, piangere e ancora pregare; il loro volto manifestava le emozioni del cuore.
I giovani vogliono la vita, amano la vita, ma quella vera, quella che nasce dal cuore.
È vero che oggi molti giovani si perdono nella droga, nel consumismo, ma don Bosco fa miracoli anche oggi con molti giovani.
Don Bosco in quei giorni hai conquistato molti giovani del nostro paese. Mi auguro dal profondo del loro cuore che il nostro paese abbia più oratori affinché i giovani siano ascoltati.
Grazie don Bosco, grazie per averci visitato, grazie per aver dato un senso alla vita di molti giovani piazzesi.
Ti prego di fare l'ultimo miracolo: resta sempre in mezzo a noi.
Ti prego di fare l'ultimo miracolo: resta sempre in mezzo a noi.
Comunque, penso che Forse il miracolo più grande l'hai fatto a me: se sono come sono lo devo anche a Te! Chissà se Uno di questi futuri allievi sarà anche mio figlio?
Gianluca Speranza