CIVITAVECCHIA — «Sono stata una stupida, non dovevo fidarmi ». Non pensava di finire così, Federica Gagliardi. Lei che parlava un giorno sì e l'altro pure con il presidente del Consiglio quando a Palazzo Chigi c'era Berlusconi, che bazzicava ministri e imprenditori, ristoranti di lusso e suite da sogno, mai avrebbe immaginato di trascorrere anche una sola notte in una prigione di periferia. Proprio lei che da quando nel 2010 il Cavaliere la volle con sé sull'aereo di Stato diretto in Canada per il G8, non aveva più smesso di volare: feste, locali notturni, viaggi ai quattro angoli del mondo. Miami, Ibiza, Saint Tropez... E ora che l'accusano di trafficare droga per conto della camorra, «mi faranno pagare anche quello, non mi giudicheranno per ciò che ho fatto, ma perché sono amica di politici e potenti». Pantaloni a quadretti e scarpe da ginnastica, della mangiatrice di uomini in tacchi a spillo immortalata su Facebook non ha più nulla. Né gli occhi bistrati né la spavalderia. Ora la "dama bianca" che, dicevano, «alzava il telefono e chiamava direttamente il Cavaliere, tutti sapevano che aveva il suo numero privato» è una giovane donna che spunta nella stanza colloqui del carcere di Civitavecchia come un naufrago all'ultima scialuppa. Abile recita o autentico terrore? Di fronte ha Patrizia Lanzalaco, collaboratrice del garante regionale dei detenuti. «Sono stata una stupida», racconta, «non riesco a credere che stia capitando a me». Come una che ha puntato in alto e ha perso tutto, Federica è consapevole: «Sono laureata in legge, mi contestano un reato gravissimo, so bene che cosa rischio», dice con freddezza. I giornali e i tg l'hanno spaventata a morte: «Quanti pregiudizi su di me, quante distorsioni... Sono gli stessi pregiudizi e le stesse distorsioni che hanno condizionato tutta la mia vita. È chiaro cosa accadrà, no? Io sono considerata l'amica di Berlusconi: non verrò processata per quel che ho fatto o non ho fatto, ma perché ho conosciuto uomini potenti». Una colpa che, dice, adesso deve espiare. «In passato ho commesso degli errori, ho tenuto comportamenti moralmente sbagliati e siccome sono credente penso che non tutto venga per caso. Forse quello che mi sta succedendo è la punizione per ciò che ho fatto». Piange Federica, non riesce a ricacciare indietro le lacrime. «Povera mamma, non avrei mai voluto darle questo dolore». Ma non poteva pensarci prima? Prima di finire in una storia che puzza di mafia e narcotraffico, prima di farsi beccare all'aeroporto di Fiumicino con 24 chili di coca in valigia? Ha una sua versione, la "dama bianca", una ricostruzione da spy story: «Ero andata in Sudamerica per accompagnare un uomo di affari in viaggio di lavoro. Lì, a Caracas, sono stata ospite di ambienti governativi, di alti funzionari dello Stato. A un certo punto, prima di lasciare l'albergo, mi è stato detto che avrei dovuto portare dei documenti. E io mi sono fidata. Solo quando a Fiumicino mi hanno controllato il trolley e ho visto che molti dei miei effetti personali erano spariti, ho capito che l'avevano manomesso». Ma come c'era capitata, lei, in quello strano giro? «Quando all'inizio del 2013 il mio incarico in Regione Lazio è finito», ricorda Federica tormentandosi le mani, «non ho più trovato lavoro, nessuna proposta, solo un sacco di problemi perché tutti pensavano fossi una con chissà quali privilegi. Ma io Berlusconi l'ho conosciuto dopo che la governatrice Polverini mi aveva assunto e prima avevo lavorato anche con la giunta Veltroni». È la storia di tante: illudersi che l'ex premier avrebbe cambiato la loro vita. Un sogno finito dietro le sbarre.
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