CITTÀ DEL VATICANO - Il Papa delperiferie ignora ancora le sedi più prestigiose e disegna un collegio cardinalizio che guarda alla Chiesa di frontiera. Bergoglio ha annunciato i nomi dei presuli che riceveranno la berretta porporata nel concistoro fissato per il 14 febbraio. Sono quindici e provengono, come ha sottolineato il pontefice "da quattordici nazioni del mondo": dalle Isole di Tonga all'Etiopia, da Capo Verde alla Nuova Zelanda. Due sono gli italiani. E si tratta di nomine a sorpresa perché ignorano ancora sedi tradizionalmente cardinalizie come Venezia e Torino, rivolgendo invece lo sguardo su Ancona-Osimo e Agrigento, con la creazione a cardinale degli arcivescovi Edoardo
Menichelli, 75 anni, e Francesco Montenegro, 69 anni. La sorpresa di Menichelli al telefono. Proprio Menichelli ha raccontato di aver appreso la notizia al telefono da un amico che aveva appena seguito in televisione l'Angelus del Papa: ''Mi prendi in giro?" gli ha replicato il presule, ma poi, sentendo che l'altro aveva la voce rotta dalla commozione, ha aggiunto: "Se piangi, allora è vero, Dio mio!". Originario di San Severino Marche, Menichelli è stato per anni in Vaticano fin quando, nel 1994, Giovanni Paolo II lo ha nominato vescovo prima a Chieti e poi, dal 2004, ad Ancona, dove raccontano che ancora gioca a pallone con preti e seminaristi. Papa Francesco ha avuto modo di conoscerlo da vicino durante il Sinodo sulla famiglia al quale il presule ha partecipato su invito specifico del pontefice e durante il quale ha portato testimonianza di esperienze pastorali di accoglienza di risposati. La porpora per l'arcivescovo dei migranti. Inattesa ma significativa anche la scelta di Montenegro. L'arcivescovo siciliano è infatti una delle figure chiave della Chiesa dell'accoglienza. Nella sua diocesi c'è l'isola di Lampedusa, snodo cruciale nelle rotte dell'immigrazione e scenario delle tragedie che hanno indotto papa Francesco a compiere proprio nel cuore del Mediterraneo il suo primo viaggio dopo il conclave che lo ha eletto. Montenegro, tra l'altro, è stato presidente della Caritas italiana fino al 2008 e ora è il presidente della Commissione per le migrazioni della Conferenza episcopale italiana e della fondazione Migrantes, ruolo con il quale ha fatto sentire più volte la propria voce anche nei confronti delle istituzioni: "Si continua a fare politica sulla pelle della gente", aveva dichiarato all'indomani di uno dei tanti naufragi al largo delle coste siciliane. Da tempo il nome di Montenegro - che è nato a Messina, è stato nominato da Giovanni Paolo II vescovo ausiliare della sua città nel 2000 e poi da Benedetto XVI arcivescovo di Agrigento nel 2008 - è indicato tra quelli che potrebbero essere scelti per la sede vescovile di Palermo, nella quale si attende di conoscere il successore del cardinale Paolo Romeo che a febbraio compirà 77 anni, due in più della soglia oltre la quale si resta in carica solo in virtù di una proroga pontificia. Non è da escludere, però, che Bergoglio intenda lasciare il neo porporato ad Agrigento, proprio per marcare la centralità della missione nei confronti degli immigrati. Gli esclusi eccellenti. Nell'ottica del Pontefice argentino perdono centralità invece le cattedre episcopali del patriarca Francesco Moraglia, arrivato a Venezia tre anni fa, e dell'arcivescovo di Torino Cesare Nosiglia, che per la sesta volta resta fuori dal concistoro nonostante il 2015 sia l'anno dell'ostensione della Sindone, per la quale il 21 giugno arriverà in città il Papa. Anche nel 2014, Moraglia e Nosiglia erano stati esclusi a vantaggio di un'altra figura inattesa, quella dell'arcivescovo di Perugia-Città della Pieve Gualtiero Bassetti. Le nuove porpore da tutto il mondo. Fuori dall'Italia le scelte di Bergoglio hanno trascurato i titolari delle sedi episcopali di Los Angeles, Philadelphia, Chicago e Madrid, ma in questi casi si tratta di una decisione prevedibile perché i loro predecessori, pur essendo arcivescovi emeriti, fanno ancora parte del nucleo dei cardinali elettori, non avendo ancora compiuto gli 80 anni. A ricevere la porpora il 14 febbraio saranno invece il patriarca di Lisbona (Portogallo) Manuel José Macário do Nascimento Clemente; l'arcieparca di Addis Abeba (Etiopia) Berhaneyesus Demerew Souraphiel e poi John Atcherley Dew, arcivescovo di Wellington (Nuova Zelanda), Pierre Nguyên V? n Nhon, arcivescovo di Hanoi (Vietnam), Alberto Suárez Inda, arcivescovo di Morelia (Messico), Charles Maung Bo, arcivescovo di Yangon (Myanmar), Francis Xavier Kriengsak Kovithavanij, arcivescovo di Bangkok (Thailandia), Daniel Fernando Sturla Berhouet, arcivescovo di Montevideo (Uruguay), Ricardo Blázquez Pérez, arcivescovo di Valladolid (Spagna), José Luis Lacunza Maestrojuán, vescovo di David (Panamá), Arlindo Gomes Furtado, vescovo di Santiago de Cabo Verde (Arcipelago di Capo Verde), Soane Patita Paini Mafi, vescovo di Tonga (Isole di Tonga). Quest'ultimo ha 53 anni e diventa il più giovane del collegio cardinalizio. Un solo curiale, cinque gli ultraottantenni. Uno solo, invece, il neo cardinale che opera nella curia vaticana. Si tratta del corso Dominique Mamberti, una carriera in diplomazia culminata con l'incarico di Segretario per i rapporti con gli Stati - l'equivalente del "ministro degli esteri" vaticano - conferitogli da Benedetto XVI e confermato da Francesco, che nell'anno appena concluso gli ha poi affidato quello di prefetto del Supremo tribunale della segnatura apostolica, al posto di Raymond Leo Burke. Tra i nuovi porporati ci sono poi cinque ultraottantenni che non entreranno in un futuro conclave ma che Bergoglio ha voluto premiare perché, ha detto, "si sono distinti per la loro carità pastorale nel servizio alla Santa Sede e alla Chiesa". Si tratta José de Jesús Pimiento Rodríguez; Luigi De Magistris; Karl-Joseph Rauber; Luis Héctor Villalba; Júlio Duarte Langa. La geografia dei "principi della Chiesa". Con le nuove nomine, il numero di elettori in caso di conclave torna a quota 125 su un totale di 228 cardinali, superando la soglia massima di 120 fissata da Paolo VI ma derogabile a discrezione del Pontefice. Già nei prossimi quattro mesi, comunque, compiranno 80 anni e usciranno dall'elenco l'egiziano Antonios Naguib e lo statunitense Justin Rigali. Al momento, tra i "principi della Chiesa" che hanno diritto di ingresso nella Sistina, gli europei sono 57, 26 dei quali italiani, mentre si affacciano altre sei nazioni che prima non erano rappresentate. E ora sono 19 i latinoamericani, 17 i nordamericani, 15 gli africani, 14 gli asiatici, tre dall'Oceania.
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http://www.repubblica.it/esteri/2015/01/04/news/vaticano_cardinali_papa_francesco-104266979/
Menichelli, 75 anni, e Francesco Montenegro, 69 anni. La sorpresa di Menichelli al telefono. Proprio Menichelli ha raccontato di aver appreso la notizia al telefono da un amico che aveva appena seguito in televisione l'Angelus del Papa: ''Mi prendi in giro?" gli ha replicato il presule, ma poi, sentendo che l'altro aveva la voce rotta dalla commozione, ha aggiunto: "Se piangi, allora è vero, Dio mio!". Originario di San Severino Marche, Menichelli è stato per anni in Vaticano fin quando, nel 1994, Giovanni Paolo II lo ha nominato vescovo prima a Chieti e poi, dal 2004, ad Ancona, dove raccontano che ancora gioca a pallone con preti e seminaristi. Papa Francesco ha avuto modo di conoscerlo da vicino durante il Sinodo sulla famiglia al quale il presule ha partecipato su invito specifico del pontefice e durante il quale ha portato testimonianza di esperienze pastorali di accoglienza di risposati. La porpora per l'arcivescovo dei migranti. Inattesa ma significativa anche la scelta di Montenegro. L'arcivescovo siciliano è infatti una delle figure chiave della Chiesa dell'accoglienza. Nella sua diocesi c'è l'isola di Lampedusa, snodo cruciale nelle rotte dell'immigrazione e scenario delle tragedie che hanno indotto papa Francesco a compiere proprio nel cuore del Mediterraneo il suo primo viaggio dopo il conclave che lo ha eletto. Montenegro, tra l'altro, è stato presidente della Caritas italiana fino al 2008 e ora è il presidente della Commissione per le migrazioni della Conferenza episcopale italiana e della fondazione Migrantes, ruolo con il quale ha fatto sentire più volte la propria voce anche nei confronti delle istituzioni: "Si continua a fare politica sulla pelle della gente", aveva dichiarato all'indomani di uno dei tanti naufragi al largo delle coste siciliane. Da tempo il nome di Montenegro - che è nato a Messina, è stato nominato da Giovanni Paolo II vescovo ausiliare della sua città nel 2000 e poi da Benedetto XVI arcivescovo di Agrigento nel 2008 - è indicato tra quelli che potrebbero essere scelti per la sede vescovile di Palermo, nella quale si attende di conoscere il successore del cardinale Paolo Romeo che a febbraio compirà 77 anni, due in più della soglia oltre la quale si resta in carica solo in virtù di una proroga pontificia. Non è da escludere, però, che Bergoglio intenda lasciare il neo porporato ad Agrigento, proprio per marcare la centralità della missione nei confronti degli immigrati. Gli esclusi eccellenti. Nell'ottica del Pontefice argentino perdono centralità invece le cattedre episcopali del patriarca Francesco Moraglia, arrivato a Venezia tre anni fa, e dell'arcivescovo di Torino Cesare Nosiglia, che per la sesta volta resta fuori dal concistoro nonostante il 2015 sia l'anno dell'ostensione della Sindone, per la quale il 21 giugno arriverà in città il Papa. Anche nel 2014, Moraglia e Nosiglia erano stati esclusi a vantaggio di un'altra figura inattesa, quella dell'arcivescovo di Perugia-Città della Pieve Gualtiero Bassetti. Le nuove porpore da tutto il mondo. Fuori dall'Italia le scelte di Bergoglio hanno trascurato i titolari delle sedi episcopali di Los Angeles, Philadelphia, Chicago e Madrid, ma in questi casi si tratta di una decisione prevedibile perché i loro predecessori, pur essendo arcivescovi emeriti, fanno ancora parte del nucleo dei cardinali elettori, non avendo ancora compiuto gli 80 anni. A ricevere la porpora il 14 febbraio saranno invece il patriarca di Lisbona (Portogallo) Manuel José Macário do Nascimento Clemente; l'arcieparca di Addis Abeba (Etiopia) Berhaneyesus Demerew Souraphiel e poi John Atcherley Dew, arcivescovo di Wellington (Nuova Zelanda), Pierre Nguyên V? n Nhon, arcivescovo di Hanoi (Vietnam), Alberto Suárez Inda, arcivescovo di Morelia (Messico), Charles Maung Bo, arcivescovo di Yangon (Myanmar), Francis Xavier Kriengsak Kovithavanij, arcivescovo di Bangkok (Thailandia), Daniel Fernando Sturla Berhouet, arcivescovo di Montevideo (Uruguay), Ricardo Blázquez Pérez, arcivescovo di Valladolid (Spagna), José Luis Lacunza Maestrojuán, vescovo di David (Panamá), Arlindo Gomes Furtado, vescovo di Santiago de Cabo Verde (Arcipelago di Capo Verde), Soane Patita Paini Mafi, vescovo di Tonga (Isole di Tonga). Quest'ultimo ha 53 anni e diventa il più giovane del collegio cardinalizio. Un solo curiale, cinque gli ultraottantenni. Uno solo, invece, il neo cardinale che opera nella curia vaticana. Si tratta del corso Dominique Mamberti, una carriera in diplomazia culminata con l'incarico di Segretario per i rapporti con gli Stati - l'equivalente del "ministro degli esteri" vaticano - conferitogli da Benedetto XVI e confermato da Francesco, che nell'anno appena concluso gli ha poi affidato quello di prefetto del Supremo tribunale della segnatura apostolica, al posto di Raymond Leo Burke. Tra i nuovi porporati ci sono poi cinque ultraottantenni che non entreranno in un futuro conclave ma che Bergoglio ha voluto premiare perché, ha detto, "si sono distinti per la loro carità pastorale nel servizio alla Santa Sede e alla Chiesa". Si tratta José de Jesús Pimiento Rodríguez; Luigi De Magistris; Karl-Joseph Rauber; Luis Héctor Villalba; Júlio Duarte Langa. La geografia dei "principi della Chiesa". Con le nuove nomine, il numero di elettori in caso di conclave torna a quota 125 su un totale di 228 cardinali, superando la soglia massima di 120 fissata da Paolo VI ma derogabile a discrezione del Pontefice. Già nei prossimi quattro mesi, comunque, compiranno 80 anni e usciranno dall'elenco l'egiziano Antonios Naguib e lo statunitense Justin Rigali. Al momento, tra i "principi della Chiesa" che hanno diritto di ingresso nella Sistina, gli europei sono 57, 26 dei quali italiani, mentre si affacciano altre sei nazioni che prima non erano rappresentate. E ora sono 19 i latinoamericani, 17 i nordamericani, 15 gli africani, 14 gli asiatici, tre dall'Oceania.
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