martedì 3 febbraio 2015

Calamaio e le mense.

Dopo la recente chiusura di una struttura di ristorazione che forniva pasti per una mensa dedicata agli alunni di una scuola primaria di cui non conosco il nome, è successo pochi giorni fa che la Scuola G. Falcone  improvvisamente ha comunicato ai genitori (io sono uno di loro), con un laconico bigliettino attaccato nel diario dei bambini, che il servizio mensa veniva sospeso, senza fornire alcuna spiegazione e pretendendo peraltro una firma per presa visione. Ogni genitore si è allarmato, ma la scuola non ha fornito nessuna comunicazione ufficiale. Le insegnati si sono limitate a dire che bisogna pazientare per un po’, senza specificare nulla.
Atteggiamento insolito per una istituzione scolastica che oltre a svolgere un servizio di istruzione svolge anche un ruolo di formazione sociale puntando al coinvolgimento delle famiglie.
Vista l’assenza di informazioni ogni genitore le ha cercate attraverso altre fonti, ed è emerso che l’ASP di Enna ha giustamente avviato controlli specifici presso quelle scuole dove è previsto il servizio mensa, rilevando purtroppo delle irregolarità.

In alcune scuole i locali adibiti a refettorio non sono risultati a norma, mentre per tutte sono state rilevate irregolarità relative alle modalità di affidamento del servizio mensa ai ristoratori.
In pratica, con il consenso dei dirigenti e dei docenti, i genitori all’inizio dell’anno scolastico hanno incaricato ristoratori di fiducia per fornire i pasti ai propri figli direttamente a scuola, e pare che ciò sia in contrasto con le norme vigenti. È utile precisare che i ristoratori sono pagati dai genitori.
Pertanto assieme ad un altro genitore ho chiesto al dirigente della G. Falcone se era possibile, nell’attesa di ripristinare il servizio mensa, di fare uscire i bambini alle 13:30. Invece ci ha comunicato verbalmente che l’orario scolastico procede normalmente fino alle 16:30 e che i bambini potranno portare due panini (uno per lo spuntino di metà mattino e l’altro per il pranzo) e che quindi non c’è nessun problema per i piccoli studenti. Alcuni docenti hanno invece comunicato che all’ora di pranzo sarà possibile portare a propria discrezione cibo caldo o freddo ai rispettivi figli, ammesso che i genitori ne abbiano la possibilità.
Pur non volendo entrare nel merito delle scelte dirigenziali, è opportuno rilevare che viene meno l’educazione alimentare, peraltro disciplinata dalle “Linee di indirizzo nazionale per la ristorazione scolastica”, emesse dal Ministero della Salute (Provvedimento del 29 aprile 2010, ai sensi dell’art.8, comma 6, della L. 131/2003) per facilitare, sin dall’infanzia, l’adozione di abitudini alimentari corrette per la promozione della salute e la prevenzione delle patologie cronico-degenerative, di cui l'alimentazione scorretta è uno dei principali fattori di rischio.
E che dire dei locale refettorio? Io ed alcuni genitori abbiamo scoperto solo ora che i bambini l’ora di mensa la svolgono in aula, pur disponendo il Plesso S. Pietro di un ampio salone che alla fine del 2013 fu oggetto di scialbatura  a cura di alcuni genitori volenterosi.
E in tutto questo c’è da chiedersi, cosa ha fatto finora l’Amministrazione Comunale? Nulla. Pur essendo stata informata per le vie brevi da chi ha effettuato i controlli, ad oggi non è intervenuta per iniziare i lavori necessari per mettere a norma i locali da adibire a refettorio.
A questo si aggiunge il fatto che il Comune non ha ancora trasferito alle scuole i fondi per il servizio mensa. Pertanto i dirigenti scolastici non potranno bandire nessuna gara d’appalto nel rispetto delle norme evidenziate dall’ASP. E se i locali refettorio non saranno a norma, i ristoratori che vorranno concorrere alla gara d’appalto non potranno presentare in modo congruo la Denuncia di Inizio Attività (DIA) alimentare, requisito necessario per ottenere l’autorizzazione.
Sembra proprio un cane che si morde la coda, dove l’unico soggetto che ha ragione è l’ASP perché giustamente esige il rispetto delle regole, e chi invece subisce il disservizio sono i piccoli studenti delle scuole primarie comprese alcune scuole dell’infanzia.
E se da un lato ci sono genitori pronti ad intervenire in soccorso della scuola ed integrare il magro contributo, e non è una critica, che a breve dovrebbe erogare il Comune, dall’atro lato è evidente una lacuna gestionale delle due istituzioni coinvolte. 
Bisognerebbe prendere atto che non ci sono gli strumenti e la giusta maturità per offrire un servizio scolastico integrato, purtroppo la scuola statale non è uguale dappertutto. Va ricordato che la scuola è al servizio dei giovani cittadini e delle loro famiglie, è al servizio dei contribuenti. L’Ente locale ha il dovere di provvedere e supportare il servizio ed attivare una programmazione annua per la pianificazione del sistema logistico e dei servizi necessari alle scuole dell’obbligo. Prendersi cura della formazione e dell’istruzione dei piccoli cittadini dovrebbe essere in cima all’agenda di ogni amministratore, in tempi di profonda crisi la speranza risiede nei giovani ai quali vanno dati strumenti affinchè diventino il motore per far ripartire il Paese.


02 febbraio 2015                                                 Riccardo Calamaio

Chi sono

Qualcuno, di cui non ho molta stima, mi chiama "Architetto di Dio". La cosa, però, mi piace. Dicono che sono un architetto eclettico ed un pò anomalo. Il mio lavoro è a metà tra i restauri ed il turismo. Sono cooperatore salesiano e amo Don Bosco. Sono sposato con Cinzia che amo. Abbiamo tre figli, Gabriele Samuele e Gaia. Se vuoi scrivermi ecco la mail architettodidio@gmail.com


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"Il senso di inquietudine mi insegue sempre e quando mi pare di aver colto una certezza ricado nell'assoluto smarrimento. Mi chiedo: sono al posto giusto, al momento giusto? Boh! che casino è la VITA e quanto doloroso è questo cammino di scoperta dell'Assoluto che c'è in noi!"

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