Dopo la recente chiusura di una
struttura di ristorazione che forniva pasti per una mensa dedicata agli alunni
di una scuola primaria di cui non conosco il nome, è successo pochi giorni fa che
la Scuola G. Falcone improvvisamente ha
comunicato ai genitori (io sono uno di loro), con un laconico bigliettino
attaccato nel diario dei bambini, che il servizio mensa veniva sospeso, senza fornire
alcuna spiegazione e pretendendo peraltro una firma per presa visione. Ogni
genitore si è allarmato, ma la scuola non ha fornito nessuna comunicazione
ufficiale. Le insegnati si sono limitate a dire che bisogna pazientare per un
po’, senza specificare nulla.
Atteggiamento insolito per una
istituzione scolastica che oltre a svolgere un servizio di istruzione svolge
anche un ruolo di formazione sociale puntando al coinvolgimento delle famiglie.
Vista l’assenza di informazioni
ogni genitore le ha cercate attraverso altre fonti, ed è emerso che l’ASP di
Enna ha giustamente avviato controlli specifici presso quelle scuole dove è
previsto il servizio mensa, rilevando purtroppo delle irregolarità.
In alcune scuole i locali adibiti
a refettorio non sono risultati a norma, mentre per tutte sono state rilevate
irregolarità relative alle modalità di affidamento del servizio mensa ai ristoratori.
In pratica, con il consenso dei dirigenti
e dei docenti, i genitori all’inizio dell’anno scolastico hanno incaricato ristoratori
di fiducia per fornire i pasti ai propri figli direttamente a scuola, e pare
che ciò sia in contrasto con le norme vigenti. È utile precisare che i
ristoratori sono pagati dai genitori.
Pertanto assieme ad un altro
genitore ho chiesto al dirigente della G. Falcone se era possibile, nell’attesa
di ripristinare il servizio mensa, di fare uscire i bambini alle 13:30. Invece
ci ha comunicato verbalmente che l’orario scolastico procede normalmente fino
alle 16:30 e che i bambini potranno portare due panini (uno per lo spuntino di
metà mattino e l’altro per il pranzo) e che quindi non c’è nessun problema per
i piccoli studenti. Alcuni docenti hanno invece comunicato che all’ora di
pranzo sarà possibile portare a propria discrezione cibo caldo o freddo ai
rispettivi figli, ammesso che i genitori ne abbiano la possibilità.
Pur non volendo entrare nel
merito delle scelte dirigenziali, è opportuno rilevare che viene meno l’educazione
alimentare, peraltro disciplinata dalle “Linee di indirizzo nazionale per la
ristorazione scolastica”, emesse dal Ministero della Salute (Provvedimento del 29 aprile 2010, ai sensi
dell’art.8, comma 6, della L. 131/2003) per facilitare, sin
dall’infanzia, l’adozione di abitudini alimentari corrette per la promozione
della salute e la prevenzione delle patologie cronico-degenerative, di cui
l'alimentazione scorretta è uno dei principali fattori di rischio.
E che dire dei locale refettorio?
Io ed alcuni genitori abbiamo scoperto solo ora che i bambini l’ora di mensa la
svolgono in aula, pur disponendo il Plesso S. Pietro di un ampio salone che
alla fine del 2013 fu oggetto di scialbatura
a cura di alcuni genitori volenterosi.
E in tutto questo c’è da
chiedersi, cosa ha fatto finora l’Amministrazione Comunale? Nulla. Pur essendo
stata informata per le vie brevi da chi ha effettuato i controlli, ad oggi non
è intervenuta per iniziare i lavori necessari per mettere a norma i locali da
adibire a refettorio.
A questo si aggiunge il fatto che
il Comune non ha ancora trasferito alle scuole i fondi per il servizio mensa.
Pertanto i dirigenti scolastici non potranno bandire nessuna gara d’appalto nel
rispetto delle norme evidenziate dall’ASP. E se i locali refettorio non saranno
a norma, i ristoratori che vorranno concorrere alla gara d’appalto non potranno
presentare in modo congruo la Denuncia di Inizio Attività (DIA) alimentare,
requisito necessario per ottenere l’autorizzazione.
Sembra proprio un cane che si
morde la coda, dove l’unico soggetto che ha ragione è l’ASP perché giustamente
esige il rispetto delle regole, e chi invece subisce il disservizio sono i
piccoli studenti delle scuole primarie comprese alcune scuole dell’infanzia.
E se da un lato ci sono genitori
pronti ad intervenire in soccorso della scuola ed integrare il magro
contributo, e non è una critica, che a breve dovrebbe erogare il Comune,
dall’atro lato è evidente una lacuna gestionale delle due istituzioni
coinvolte.
Bisognerebbe prendere atto che
non ci sono gli strumenti e la giusta maturità per offrire un servizio
scolastico integrato, purtroppo la scuola statale non è uguale dappertutto. Va
ricordato che la scuola è al servizio dei giovani cittadini e delle loro
famiglie, è al servizio dei contribuenti. L’Ente locale ha il dovere di
provvedere e supportare il servizio ed attivare una programmazione annua per la
pianificazione del sistema logistico e dei servizi necessari alle scuole dell’obbligo.
Prendersi cura della formazione e dell’istruzione dei piccoli cittadini
dovrebbe essere in cima all’agenda di ogni amministratore, in tempi di profonda
crisi la speranza risiede nei giovani ai quali vanno dati strumenti affinchè
diventino il motore per far ripartire il Paese.
02 febbraio 2015
Riccardo Calamaio