La fine di Schengen? |
1)La decisione di aprire le frontiere ai migranti, in specie ai profughi siriani, da parte della Germania, motivata sia da nobili considerazioni umanitarie che calcolo utilitaristico (le masse d’immigrati risolverebbero il deficit demografico e potrebbero soddisfare la richiesta di mano d’opera a basso costo), si è rivelata un boomerang. Il marcia indietro di Angela Merkel, che ha chiuso improvvisamente le frontiere sospendendo Schengen a causa della repentina perdita di consensi e la crescita di movimenti ultranazionalisti, xenofobi ed euroscettici come AfD e Pegida in tutta la Germania, è di fatto la dimostrazione di un’Europa debole, divisa e confusa. Il destino di Schengen è nella mani del sultano Recep Erdogan. Un accordo inedito, determinerà gli equilibri geopolitici europei. Ue e Turchia hanno siglato un'intesa per ridurre i flussi verso le coste della Grecia. La contropartita per Ankara consta di tre miliardi di euro, un'accelerazione sulla liberalizzazione dei visti e un passo avanti verso l'adesione all'Unione. La rotta dei Balcani è chiusa! Da lì non si passa. Ma di certo il problema dei migranti non si risolve chiudendo delle rotte o alzando dei muri.
Norbert Hofer, candidato alle presidenziali austriache. |
2)La crescita dei consensi dei
movimenti ultranazionalisti ,generata dalla paura di un “invasione” straniera,
che si sta verificando in Austria(FPO),
Francia (Front National), Germania (AfD, Pegida,NPD), nel Regno Unito (Ukip),in
Danimarca(Df), Belgio e nel resto d’ Europa, lascia pensare ad una crisi d’identità
che ha investito tutti noi europei: siamo europeisti o nazionalisti? Di sicuro
questo clima di tensione sta generando un’intolleranza tra le diverse culture
che fino a poco tempo fa convivevano pacificamente in Europa. La paura dell’alieno
potrebbe prevalere, istigando e legittimando la ghettizzazione. Si pensi solo
all’impatto di nuovi flussi migratori che si annunciano imponenti. Con la
crisi di Schengen e la chiusura anche solo parziale delle frontiere alpine da parte dei vicini in deriva xenofoba potrebbero
riservare all’Italia un futuro simile alla Grecia: campo di concentramento, più
che di accoglienza per centinaia di migliaia di migranti, in grandissima
maggioranza musulmani. Cosi facendo si rischia la stigmatizzazione dello straniero, a
cominciare dall’ islamico, la diffusione di ghetti
urbani a forte omogeneità etnica,
raccoglitori di sofferenza, emarginazione e rabbia. Terreno di coltura per potenziali jihadisti.
3)Negli attentati di Parigi e Bruxelles gli attentatori erano europei, figli e fratelli delle vittime “infedeli”, nati e cresciuti nelle periferie di queste città.Parliamo di figli di immigrati (quindi europei) in crisi d’identità, che hanno ceduto alla radicalizzazione islamica, tagliando i ponti con la famiglia ed il passato per sposare la causa dello Stato islamico. Non siamo riusciti ad integrarli. Relegati nelle periferie, spesso accomunati da storie di droga, criminalità e disoccupazione, non si sono mai sentiti parte dell’Europa ma solo ospiti a tempo indeterminato. Nessuno pensi che sto giustificando il terrorismo! Voglio dare una spiegazione alla loro debolezza: ciò che li ha spinti a diventare Foreign Fighters. Credo che l’emarginazione sia stata una delle tante cause che ha contribuito in qualche modo a creare questo “nemico interno”. In Italia questo rischio è ancora basso ma non ne siamo immuni. Giocano a nostro favore una modesta e tardiva proiezione imperiale, indirizzata verso terre quasi disabitate, quale la Libia e un moderato sentimento nazionalistico (in rapporto a francesi, inglesi e tedeschi), caratteristiche per le quali è possibile annoverare l’Italia tra i paesi disposti all’accoglienza.
4)La Sicilia, ha ruolo fondamentale in questo lungo percorso di accoglienza ed integrazione, potrebbe essere un esempio per quest’Europa che litiga su tutto, potrebbe riscattarsi da questa nomea di terra di mafia, sole, mare e buon cibo, adatta per una bella vacanza e niente più. D’altronde la Sicilia è la periferia d’ Europa, il tipico luogo in cui si cerca di relegare tutti i problemi. Secondo l'ultimo rapporto Svimez la Sicilia è la regione italiana con il più alto rischio di povertà (41,8%), penultima per Pil pro capite 16.283 € , il saldo naturale e migratorio sono negativi e l’età media è di 42,4 anni. Nel 2050 avrà perso un terzo dei suoi abitanti ed un quarto del suo prodotto interno lordo. I residenti avranno un’età media di 55 anni. Più poveri e più vecchi. Questo trend negativo, che deve assolutamente cambiare verso, è dovuto alla sterilità sociale, alle difficoltà economiche delle famiglie, alla disoccupazione che provoca quindi l’emigrazione giovanile. In altre zone d’Europa come il Nord Italia il trend è diverso, l’indice di invecchiamento e l’età media sono più bassi, ove è presente una rilevante presenza di stranieri integrati che lavorano, pagano le tasse e soprattutto fondano una famiglia.
3)Negli attentati di Parigi e Bruxelles gli attentatori erano europei, figli e fratelli delle vittime “infedeli”, nati e cresciuti nelle periferie di queste città.Parliamo di figli di immigrati (quindi europei) in crisi d’identità, che hanno ceduto alla radicalizzazione islamica, tagliando i ponti con la famiglia ed il passato per sposare la causa dello Stato islamico. Non siamo riusciti ad integrarli. Relegati nelle periferie, spesso accomunati da storie di droga, criminalità e disoccupazione, non si sono mai sentiti parte dell’Europa ma solo ospiti a tempo indeterminato. Nessuno pensi che sto giustificando il terrorismo! Voglio dare una spiegazione alla loro debolezza: ciò che li ha spinti a diventare Foreign Fighters. Credo che l’emarginazione sia stata una delle tante cause che ha contribuito in qualche modo a creare questo “nemico interno”. In Italia questo rischio è ancora basso ma non ne siamo immuni. Giocano a nostro favore una modesta e tardiva proiezione imperiale, indirizzata verso terre quasi disabitate, quale la Libia e un moderato sentimento nazionalistico (in rapporto a francesi, inglesi e tedeschi), caratteristiche per le quali è possibile annoverare l’Italia tra i paesi disposti all’accoglienza.
4)La Sicilia, ha ruolo fondamentale in questo lungo percorso di accoglienza ed integrazione, potrebbe essere un esempio per quest’Europa che litiga su tutto, potrebbe riscattarsi da questa nomea di terra di mafia, sole, mare e buon cibo, adatta per una bella vacanza e niente più. D’altronde la Sicilia è la periferia d’ Europa, il tipico luogo in cui si cerca di relegare tutti i problemi. Secondo l'ultimo rapporto Svimez la Sicilia è la regione italiana con il più alto rischio di povertà (41,8%), penultima per Pil pro capite 16.283 € , il saldo naturale e migratorio sono negativi e l’età media è di 42,4 anni. Nel 2050 avrà perso un terzo dei suoi abitanti ed un quarto del suo prodotto interno lordo. I residenti avranno un’età media di 55 anni. Più poveri e più vecchi. Questo trend negativo, che deve assolutamente cambiare verso, è dovuto alla sterilità sociale, alle difficoltà economiche delle famiglie, alla disoccupazione che provoca quindi l’emigrazione giovanile. In altre zone d’Europa come il Nord Italia il trend è diverso, l’indice di invecchiamento e l’età media sono più bassi, ove è presente una rilevante presenza di stranieri integrati che lavorano, pagano le tasse e soprattutto fondano una famiglia.
Tra le tante storie di successo ce n’è una, collegata ai migranti direttamente o indirettamente che mi ha colpito. Quella di Steve Jobs. Figlio di un migrante siriano, fonda Apple nel 1976, oggi azienda leader nel campo tecnologico che vale 700 miliardi di dollari con 115.000 dipendenti. Lo slogan di Apple è: “Think different”. E se lo dice Apple…
Per approfondire:
http://www.rainews.it/dl/rainews/articoli/Rapporto-Svimez-crolla-Sud-Pil-calo-da-7-anni-cresciuto-meta-della-Grecia-b7a7e246-5af6-4ec3-b7c0-db6eca23588c.html
http://www.istat.it/it/immigrati/indicatori-sintetici/confronto-italiani-stranieri
http://www.limesonline.com/