Egregio Presidente,
mi preme evidenziare come la Sua posizione emersa sabato 6 ottobre in seno al dibattito, organizzato da Alleanza Nazionale ad Enna, che ha visto partecipare fra gli altri anche il responsabile provinciale di Assoutenti, la Dr. De Simone, sia quantomeno sconvolgente.
Dopo avere esordito con "… non siamo a Trento. Siamo in Sicilia e dobbiamo fare i conti con la realtà siciliana …" ma anche – e forse quindi (?) – "siamo costretti a ragionare con la mentalità siciliana", dopo che in seno al dibattito è emerso chiaramente che l'organico dell'ATO è sovradimensionato, dopo che è emerso altrettanto chiaramente che le assunzioni sono state fatte senza alcun criterio di evidenza pubblica ma solo ed esclusivamente in base a bieche logiche clientelari, dopo che è emerso - è stato detto a chiare lettere - che negli uffici amministrativi dell'ATO ci sono "impiegati che non sanno neanche fare i versamenti all'INPS o all'INAIL" perché si tratta di persone che - poverine – "sono state gran parte della loro vita nelle segreterie dei partiti a rispondere al telefono"; dopo avere ammesso che: "io il servizio lo avrei organizzato in modo diverso" … dopo tutto questo mi ha sorpreso come abbia potuto avere, mi permetta di dire, il coraggio di chiede alla platea "il senso civico" di contribuire per "almeno" 15 milioni di euro.
Attenzione! Mi pare di aver capito che questa cifra, che comunque non sanerebbe i 60 milioni di euro (pari a vecchie £ 116.176.200.000 diconsi centoundicimiliardicentosettantaseimilioniduecentomila) di debiti già contratti e che comunque restano sulla nostra pelle, deriverebbe non tanto e non solo dal costo del servizio effettivo ma piuttosto dalla necessità di garantire i livelli occupazionali.
Quei livelli che da più parti vengono considerati "sovradimensionati", quei livelli costituiti da unità di personale che non saprebbe neanche provvedere ai minimi adempimenti di una azienda.
Non staremmo parlando, quindi, di un livello occupazionale calcolato per perseguire una strategia finalizzata ad ottenere la massimizzazione dei profitti e delle risorse.
Staremmo parlando di un livello occupazionale – e anche questo è stato affermato a gran voce – utile esclusivamente a garantire e soddisfare istanze clientelari e mantenere bacini elettorali. (Meno male, egregio presidente, che siano state fatte solo 39 + 475 = 514 assunzioni, perché senno chissà quanto avremmo dovuto sborsare per mantenere i "livelli occupazionali" – che bella parola! –).
E se così è, è anche superfluo dibattere sulla natura dell'imposta: se è tassa o tariffa. Potremmo facilmente considerare questo esborso alla stregua di quelli oggetto di attenzione da parte della Magistratura. Della Magistratura penale. Di quelli conformi e coerenti con la mentalità siciliana cui Lei ha fatto riferimento all'inizio del Suo discorso.
Mi spiace, egregio presidente, ma ha fatto bene la Dr. De Simone, responsabile di Assoutenti, a controbattere ricordando che anche in Sicilia, nonostante tutto, vige per fortuna, il principio di legalità e che a questo occorre conformarsi ed ispirarsi; ha fatto bene a sottolineare che il senso di lontananza percepito dai cittadini nei confronti dell'ATO, cosa di cui Lei si duole, è dovuto alla mancanza di fiducia nei confronti del sistema politico e di chi gestisce la res publica.
Una tale richiesta avrebbe potuto trovare un diverso consenso qualora l'imposta fosse stata giusta, qualora l'impostazione e l'organizzazione dell'ATO fosse stata giusta.
Con questo non si vuole minimamente sottovalutare l'aspetto sociale del problema ma, egregio presidente, essendo in uno stato di diritto – anche se oggi abbiamo avuto l'ennesima dimostrazione che in Sicilia il diritto è un optional – gli aspetti sociali vanno affrontati e devono essere risolti in maniera appropriata. Non a caso esistono istituzioni diverse: il Ministero della solidarietà sociale e l'Assessorato per le politiche sociali, in Sicilia, servono a questo. L'ATO è cosa ben diversa. Mi permette che glielo ricordi?
Non si possono confondere il meccanismo del libero mercato o i principi di efficienza con il problema del welfare. Non si può e non si deve.
Non lo dico io, c'è ampia letteratura a riguardo!
Ma già! Dimenticavo! Siamo in Sicilia e … tutto è relativo (diciamo così).
Presidente Le riporto i dati pubblicati da "La Sicilia" del 7.10.07 che rappresenta il rapporto tra emigrati e residenti in alcuni comuni della provincia: Valguarnera Caropepe 80,1%, Barrafranca 46,9%, Piazza Armerina 27,3%; Villarosa 101,7%, Pietraperzia 72%. A Villarosa sono di più gli emigrati che i residenti!
Presidente se persisterà nella mentalità siciliana, se tutto il sistema politico locale persisterà in quella mentalità siciliana, fra qualche tempo saremo costretti ad affrontare con numeri ben diversi il problema della disoccupazione, sempre che nel frattempo siano rimasti abitanti in questa provincia.
Ha detto che se avesse organizzato Lei il servizio lo avrebbe fatto in modo diverso. Lo faccia Presidente. Non perda tempo.
Io nel mentre finisco di leggere "La casta" che, per ovvi motivi, non si riesce a leggere che ad un capitolo per volta.
Distinti saluti.
Patrizio Roccaforte
mi preme evidenziare come la Sua posizione emersa sabato 6 ottobre in seno al dibattito, organizzato da Alleanza Nazionale ad Enna, che ha visto partecipare fra gli altri anche il responsabile provinciale di Assoutenti, la Dr. De Simone, sia quantomeno sconvolgente.
Dopo avere esordito con "… non siamo a Trento. Siamo in Sicilia e dobbiamo fare i conti con la realtà siciliana …" ma anche – e forse quindi (?) – "siamo costretti a ragionare con la mentalità siciliana", dopo che in seno al dibattito è emerso chiaramente che l'organico dell'ATO è sovradimensionato, dopo che è emerso altrettanto chiaramente che le assunzioni sono state fatte senza alcun criterio di evidenza pubblica ma solo ed esclusivamente in base a bieche logiche clientelari, dopo che è emerso - è stato detto a chiare lettere - che negli uffici amministrativi dell'ATO ci sono "impiegati che non sanno neanche fare i versamenti all'INPS o all'INAIL" perché si tratta di persone che - poverine – "sono state gran parte della loro vita nelle segreterie dei partiti a rispondere al telefono"; dopo avere ammesso che: "io il servizio lo avrei organizzato in modo diverso" … dopo tutto questo mi ha sorpreso come abbia potuto avere, mi permetta di dire, il coraggio di chiede alla platea "il senso civico" di contribuire per "almeno" 15 milioni di euro.
Attenzione! Mi pare di aver capito che questa cifra, che comunque non sanerebbe i 60 milioni di euro (pari a vecchie £ 116.176.200.000 diconsi centoundicimiliardicentosettantaseimilioniduecentomila) di debiti già contratti e che comunque restano sulla nostra pelle, deriverebbe non tanto e non solo dal costo del servizio effettivo ma piuttosto dalla necessità di garantire i livelli occupazionali.
Quei livelli che da più parti vengono considerati "sovradimensionati", quei livelli costituiti da unità di personale che non saprebbe neanche provvedere ai minimi adempimenti di una azienda.
Non staremmo parlando, quindi, di un livello occupazionale calcolato per perseguire una strategia finalizzata ad ottenere la massimizzazione dei profitti e delle risorse.
Staremmo parlando di un livello occupazionale – e anche questo è stato affermato a gran voce – utile esclusivamente a garantire e soddisfare istanze clientelari e mantenere bacini elettorali. (Meno male, egregio presidente, che siano state fatte solo 39 + 475 = 514 assunzioni, perché senno chissà quanto avremmo dovuto sborsare per mantenere i "livelli occupazionali" – che bella parola! –).
E se così è, è anche superfluo dibattere sulla natura dell'imposta: se è tassa o tariffa. Potremmo facilmente considerare questo esborso alla stregua di quelli oggetto di attenzione da parte della Magistratura. Della Magistratura penale. Di quelli conformi e coerenti con la mentalità siciliana cui Lei ha fatto riferimento all'inizio del Suo discorso.
Mi spiace, egregio presidente, ma ha fatto bene la Dr. De Simone, responsabile di Assoutenti, a controbattere ricordando che anche in Sicilia, nonostante tutto, vige per fortuna, il principio di legalità e che a questo occorre conformarsi ed ispirarsi; ha fatto bene a sottolineare che il senso di lontananza percepito dai cittadini nei confronti dell'ATO, cosa di cui Lei si duole, è dovuto alla mancanza di fiducia nei confronti del sistema politico e di chi gestisce la res publica.
Una tale richiesta avrebbe potuto trovare un diverso consenso qualora l'imposta fosse stata giusta, qualora l'impostazione e l'organizzazione dell'ATO fosse stata giusta.
Con questo non si vuole minimamente sottovalutare l'aspetto sociale del problema ma, egregio presidente, essendo in uno stato di diritto – anche se oggi abbiamo avuto l'ennesima dimostrazione che in Sicilia il diritto è un optional – gli aspetti sociali vanno affrontati e devono essere risolti in maniera appropriata. Non a caso esistono istituzioni diverse: il Ministero della solidarietà sociale e l'Assessorato per le politiche sociali, in Sicilia, servono a questo. L'ATO è cosa ben diversa. Mi permette che glielo ricordi?
Non si possono confondere il meccanismo del libero mercato o i principi di efficienza con il problema del welfare. Non si può e non si deve.
Non lo dico io, c'è ampia letteratura a riguardo!
Ma già! Dimenticavo! Siamo in Sicilia e … tutto è relativo (diciamo così).
Presidente Le riporto i dati pubblicati da "La Sicilia" del 7.10.07 che rappresenta il rapporto tra emigrati e residenti in alcuni comuni della provincia: Valguarnera Caropepe 80,1%, Barrafranca 46,9%, Piazza Armerina 27,3%; Villarosa 101,7%, Pietraperzia 72%. A Villarosa sono di più gli emigrati che i residenti!
Presidente se persisterà nella mentalità siciliana, se tutto il sistema politico locale persisterà in quella mentalità siciliana, fra qualche tempo saremo costretti ad affrontare con numeri ben diversi il problema della disoccupazione, sempre che nel frattempo siano rimasti abitanti in questa provincia.
Ha detto che se avesse organizzato Lei il servizio lo avrebbe fatto in modo diverso. Lo faccia Presidente. Non perda tempo.
Io nel mentre finisco di leggere "La casta" che, per ovvi motivi, non si riesce a leggere che ad un capitolo per volta.
Distinti saluti.
Patrizio Roccaforte